Pio Semeghini

Pio Semeghini. Paesaggio. Tecnica: Olio su tela
Paesaggio. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Pio Semeghini (Quistello, 1878 – Verona, 1964) nato da un’umile famiglia della provincia mantovana, in giovinezza si mantiene con i lavori più umili, dal garzone di bottega all’attore ambulante. Sin da adolescente, si unisce agli ambienti anarchici, per cui, negli anni Novanta, è costretto a rifugiarsi in Svizzera.

Rientrato in Italia nel 1898, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Modena e poi a quella di Firenze, ma dura poco in entrambe le istituzioni perché si manifesta subito insofferente all’ambiente accademico e alla didattica di stampo classico.

Dopo un primo soggiorno a Ginevra nel 1900, si trasferisce a Parigi fino al 1914, dove frequenta l’ambiente dell’avanguardia, entrando in contatto con artisti come Modigliani (1884-1920), Medardo Rosso (1858-1928), Ardengo Soffici (1879-1964) e Gino Rossi (1884-1947) che lo introduce alla figura di Nino Barbantini e all’ambiente secessionista di Ca’ Pesaro a Venezia e Burano.

Insieme, nel 1910, compiono un viaggio nella Bretagna cara a Gauguin. Qui, Pio Semeghini sperimenta una pittura che unisce sensazioni impressioniste a quelle simboliste dei Nabis, che continua a portare avanti anche dopo il suo ritorno in Italia, adoperando una tavolozza chiarissima.

La “Scuola di Burano”

A partire dal 1914, Pio Semeghini si stabilisce sull’isola di Burano, insieme a Gino Rossi, luogo che accompagnerà la sua crescita artistica, nell’adesione alla Scuola o Gruppo di Burano, costituito da Rossi, Umberto Moggioli (1886-1919), Luigi Scopinich (1886-1957) e Tullio Garbari (1891-1931).

Espone per la prima volta alla Fondazione Bevilacqua La Masa nel 1919 e poi ripetutamente nel corso degli anni Venti, quando inizia a partecipare anche alla Biennale di Venezia. Durante tutta la sua produzione artistica, Pio Semeghini continua a praticare una pittura intrisa di valori impressionisti ed espressionisti, attraverso l’uso di un cromatismo tenue e di una pennellata sintetica e chiarissima, con andamento quasi sempre obliquo.

Per tutti gli anni Venti, Trenta e Quaranta viene ispirato dai paesaggi e dalle figure che appartengono al mondo della Laguna veneziana e all’isola di Burano. Durante la guerra, decide di trasferirsi a Verona, dove rimane per tutta la vita, continuando a dipingere e ad esporre, fino alla grande antologica del 1956. Muore a Verona nel 1964, ad ottantasei anni.

Pio Semeghini: una pittura tenue e rarefatta

Dopo l’esperienza francese, con il rientro in Italia, Pio Semeghini inizia la sua carriera artistica nel contesto del gruppo di Burano e della Secessione di Ca’ Pesaro. La sua pittura, lontana da qualsiasi corrente coeva, è una narrazione lenta e delicata della quotidianità lagunare, attraverso paesaggi, ritratti e scene caratterizzati da un cromatismo diafano e da una linea di contorno quasi assente.

Nel 1921, partecipa alla Prima Mostra Regionale d’Arte di Treviso con sei opere: Canale veneziano, Pieve di Cadore, Alto Cadore, San Marco – Venezia, Testa e L’aratura, Bretagna. Nello stesso anno, partecipa alla rassegna Arte Italiana Contemporanea alla Galleria Pesaro di Milano con Culagna (Appennino Reggiano), Impressioni per ritratto e Squero veneziano.

Ben nove opere di Pio Semeghini compaiono alla Fiorentina Primaverile del 1922, tra cui una serie di raffinati disegni a sanguigna, Casa di Burano, Ponte veneziano, La Giudecca – Venezia e due Ritratti, tratteggiati con estrema sensibilità alla luce.

La sua attività espositiva

La sua attività espositiva, nel corso degli anni Venti e Trenta, si fa sempre più serrata, nel generale apprezzamento da parte della critica. Il suo avvicinamento al gruppo Novecento gli permette di esporre al suo interno nella mostra milanese del 1929. Ma nel frattempo, si spinge anche all’estero: nel 1924, prende parte alla Mostra Art Italien au Cercle Artistique de Bruxelles Les Zattere – Venise, Marché au poisson – Burano, En lisant, Vieux pecheur.

Al 1926 risale la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia con Il salvadanaio, Paesaggio veneziano e La pupa. In questi anni, le volumetrie si appiattiscono sempre di più, così come il colore si fa ancor più tenue e le pennellate maggiormente rarefatte, a definire composizioni ariose, intime ed espressive, come avviene nella Signora dal melagrano e in Autunno a Burano, presentati alla Biennale di Venezia del 1928.

La Quadriennale

Nel 1931, prende parte alla I Quadriennale di Roma con Gigetta, Signora in giallo, Orto buranello, Bragozzo e La Giudecca e vi ritorna nel 1939 con una personale in cui espone più di venti opere. tra di esse, si segnalano Ines, Melagrani, Autunno in Brianza, Parrocchia di don Abbondio, Buranella, La mela, Matilde, Gigia dalle mele, Dalla mia finestra e San Giorgio – Venezia.

Nello stesso anno, Pio Semeghini partecipa al Premio Bergamo con il delicatissimo dipinto dedicato a Chioggia, accompagnato da un altrettanto tenue paesaggio intitolato Laguna veneta. L’anno successivo vi ritorna con le Piccole amiche, doppio ritratto dalla pennellata impalpabile e chiarissima. Sulla stessa linea si mantengono i dipinti degli anni Quaranta: ne abbiamo un esempio nei numerosi e poetici ritratti su tavola, tra cui La merlettaia, Fanciulla dal fiore, Lettura e Fanciulle col galletto.

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