Arnaldo Pomodoro

Biografia

Arnaldo Pomodoro (Marciano di Romagna, 1926), fratello maggiore dell’artista Giò Pomodoro (1930-2002), è uno degli scultori più conosciuti della seconda metà del Novecento. Dopo gli studi da geometra, comincia subito a dedicarsi alla scultura e all’orificeria, realizzando le prime opere a partire dagli anni Cinquanta.

A questo primo periodo risalgono i primi contatti con l’ambiente legato all’Informale milanese e, in particolare a Lucio Fontana (1899-1968). Dopo le prime esperienze nel campo della cesellatura di medaglie e piccoli oggetti dalle forme appuntite, realizza i primi altorilievi, caratterizzati da una sorta di scrittura incisa nella materia solida.

Verso gli anni Sessanta, Arnaldo Pomodoro inizia ad applicare questo immaginario “scritto” non più su altorilievi, ma su forme geometriche, come sfere, parallelepipedi, piramidi, dischi, colonne, quasi sempre in bronzo e dal guscio esterno perfettamente definito.

Queste sculture appaiono come interrotte, lacerate, sgretolate in alcuni punti che spezzano la perfetta rotondità delle superfici bronzee. Da questi nuclei di rottura emergono altre forme appuntite, simboliche, geometriche o disordinate e sgretolate che esplodono facendo fuoriuscire un universo nascosto e misterioso, altrimenti mai rivelato.

Il successo mondiale

Dagli anni Sessanta in poi, Arnaldo Pomodoro è protagonista di una lunghissima stagione produttiva e soprattutto di una serie di committenze che provengono da tutto il mondo. Le forme geometriche esternamente levigate ed incorrotte, improvvisamente si vedono squarciate dal caos e dai meccanismi che vi sono al loro interno, in una contrapposizione fissata nell’eternità tra apollineo e dionisiaco.

Al 1966, risale il primo incarico importante: la grande sfera per l’Expo di Montreal, oggi ancora posizionata a Roma davanti alla facciata della Farnesina. Si tratta della prima scultura di grandi dimensioni e soprattutto dell’inizio del carattere pubblico e monumentale delle opere di Arnaldo Pomodoro.

Oggi, le sue sfere, piramidi, coni, archi, colonne e dischi si trovano nelle piazze più importanti di tutto il mondo, da Milano, a Los Angeles a Dublino, al Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, a New York, davanti alle Nazioni Unite, a Parigi nella sede dell’Unesco.

Oltre alle opere pubbliche, lo scultore ne esegue diverse di dimensioni minori che hanno fatto il giro delle più importanti esposizioni italiane e mondiali. Contemporaneamente, tra gli anni Settanta e Ottanta, si è occupato di scenografia, creando anche le cosiddette “macchine spettacolari” per diversi spettacoli teatrali, tra cui la Semiramide di Rossini andata in scena all’Opera di Roma nel 1982 e la recentissima Orestea al Teatro greco di Siracusa nel 2014.

Da segnalare è anche l’attività che Arnaldo Pomodoro ha svolto come insegnante, in diverse università statunitensi: dalla Stanford University alla Berkeley, in California. Nel 1992 il Trinity College di Dublino gli ha conferito la laurea ad honorem in lettere e nel 2001 l’Università di Ancona quella in Ingegneria edile. Attualmente vive a Milano, dove ha ancora un grande studio-officina.

Arnaldo Pomodoro: tra perfezioni e crepe

La dimensione geometrica e perfetta delle opere di Arnaldo Pomodoro racchiude un mondo nascosto, fatto di crepe ed imperfezioni che si svela attraverso lacerazioni della materia. Lo spazialismo della ricerca è evidente proprio da questi strappi superficiali che svelano spazi altri, universi paralleli e complessi che si contrappongono alla perfezione degli involucri.

Sfere, parallelepipedi, colonne, coni e piramidi, ma anche archi e altre forme geometriche ci accolgono con la loro superficiale compiutezza ed assolutezza, per poi introdurci ad una sensazione di fragilità e di ingranaggi delicatissimi che fuoriescono da spaccature e squarci.

Una sorta di libera sacralità si sprigiona da queste forme, così come si nota dalle famose Sfere, la più famosa delle quali si trova di fronte alle Nazioni Unite a New York. Sfera con sfera è un’enorme scultura bronzea che mostra in tutto e per tutto il gioco del doppio che sempre permane nelle opere di Arnaldo Pomodoro.

La forma sferica perfetta e lucidata a specchio è contrapposta all’interno, visibile attraverso una serie di fratture che rivelano ruvidità e ruote dentate, ombre e luci, meccanismi complessi, dunque metafora della vita umana, apparentemente perfetta ma carica di asperità.

I dischi

Lo stesso significato assumono le numerose opere realizzate nel corso degli anni: le diverse varianti dei Dischi negli anni Sessanta, il Cippo, Papyrus, Giroscopio, la Lancia di luce a Terni, gli Obelischi carichi di simbologie e arricchiti da un alfabeto personalissimo di incisioni, tracce, impronte e frammenti sparsi.

Tra le opere più affascinanti, vi è l’Ingresso al labirinto, un’installazione praticabile di 170 mq iniziata nel 1995 e conclusa nel 2011. Si tratta di un vero e proprio labirinto situato a Milano, nell’ex Riva Calzoni, le cui pareti offrono una visione approfondita e ambientale di tutta l’opera di Arnaldo Pomodoro.

Come nelle sculture, il labirinto è ricco di cesure e crepe che mettono in luce un mondo nascosto e misterioso, carico di tracce inedite che si scoprono passo dopo passo, approdando in vani che ospitano alcune opere, come dischi o sfere e che lo spettatore è invitato ad esplorare quasi al buio e con le torce in mano.

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