Pompeo Batoni

Pompeo Batoni. Ritratto di William Coke, Primo Conte di Leicester (dettagtlio). Tecnica: Olio su tela
Ritratto di William Coke, Primo Conte di Leicester (dettagtlio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Pompeo Batoni (Lucca, 1708 – Roma, 1787) figlio di un artigiano orafo, inizia a studiare disegno e decorazione nella bottega del padre. A diciannove anni, spinto dal suo insegnante di pittura lucchese, si trasferisce a Roma per compiere la sua formazione artistica. Qui ha come maestri Sebastiano Conca (1680-1764), Agostino Masucci (1691- 1758) e l’Imperiali (1679-1740).

Roma e i primi committenti stranieri

Ma Roma gli offre infinite possibilità: si reca da solo in Vaticano per studiare Raffaello e Michelangelo, nelle chiese osserva Domenichino e Maratta e trae disegni dalle sculture antiche per i primi committenti stranieri.

La prima attività di Pompeo Batoni si indirizza quindi tutta ai ricchi collezionisti inglesi, non solo affascinati dalle sue copie dall’antico, ma anche interessati alle sue raffinate figure inserite nei paesaggi di pittori come Pieter Van Bloemen (1657-1720).

Inizialmente dunque, vive grazie a piccoli lavori di questo genere, fino a quando, negli anni Trenta, realizza la prima pala d’altare per la chiesa di San Gregorio al Celio. Il pittore comincia, con quest’opera, ad affermarsi come una delle personalità artistiche più influenti del papato di Benedetto XIV.

Tra l’influenza di Maratta e la sua personale visione del classicismo, lontano dai rigidi precetti di Winckelmann, Pompeo Batoni occupa un posto privilegiato nella rappresentazione di soggetti religiosi, mitologici e allegorici. Studia da vicino la cultura letteraria e figurativa greca e latina, giungendo con una personale concezione, senza seguire dettami precisi, al Neoclassicismo.

Tra ritratti e dipinti storici e mitologici

È evidente che i committenti stranieri siano attratti principalmente dalla capacità di Pompeo Batoni di elaborare raffinati, profondi ed energici ritratti contemporanei. Ma sotto la facciata del guadagno grazie all’attività di ritrattista, si nasconde una grandissima passione antiquaria. Lo studio dell’antico è alla base dei dipinti storici, religiosi e mitologici del pittore.

Tiene conto tanto della statuaria antica quanto dei maestri italiani che tanto aveva osservato e studiato a Roma negli anni della formazione giovanile. Annibale Carracci, Guido Reni, Raffaello ritornano frequentemente in qualche dettaglio iconografico e stilistico dell’opera di Batoni.
Si afferma, così, tra i maggiori pittori di storia nella Roma della metà del Settecento, continuando a ricevere importantissime committenze.

Il legame con il melodramma

Pompeo Batoni è appassionato d’opera con un intenso legame con il melodramma. Sappiamo dei sui abbonamenti ai palchi del Teatro Argentina, del Teatro d’Alibert e del Valle. Per il pittore non è soltanto importante lo studio dell’antico, ma ad esso vanno aggiunti lo studio della natura, una mimesis tutta classicista e lorrainiana e, soprattutto, la resa verosimile delle emozioni, all’interno di una rappresentazione storica o mitologica che sia.

Grazie all’estrema conoscenza filologica delle fonti antiche, Pompeo Batoni può permettersi di scegliere episodi poco conosciuti o inventati, attraverso due caratteristiche fondamentali della sua poetica: l’invenzione e la novità.

Dare vita alle emozioni umane è una delle prerogative del pittore lucchese che per i soggetti mitologici o di storia impiega anche moltissimi anni, sfidando la pazienza di committenti come Caterina II di Russia o Federico II di Prussia.

La sua ricerca si basa sull’inconsueto, sull’adattamento della fonte originale con la sua capacità di invenzione dell’episodio non necessariamente storico, ma frutto della sua fantasia. I committenti, nonostante le lunghe attese, rimangono sempre altamente soddisfatti, appagati dall’approccio erudito ed innovativo di Pompeo Batoni.

Il pathos, la composizione ricercata e spesso difficile caratterizzano l’apice della pittura di Pompeo Batoni. L’attività di ritrattista per gli stranieri, soprattutto inglesi, è quella che lo sostenta di più e che lo fa conoscere ancora oggi al grande pubblico.

Soltanto Anton Raphael Mengs (1728-1779), amico di Batoni, riesce a gareggiare con lui nella reinterpretazione del classico all’interno del ritratto moderno. In ogni caso, il pittore raggiunge uno straordinario successo, durato fino alla morte, sopraggiunta a Roma nel 1787.

Pompeo Batoni: tra fonti classiche e verosimiglianza

Pompeo Batoni, quando giunge a Roma si occupa soprattutto di copiare le statue antiche per i collezionisti stranieri. Disegni di grande valore che subito sottolineano lo studio attento e filologico che Batoni fa sulla cultura classica greca e romana. Si fa conoscere dal grande pubblico quando, nel 1733 realizza la pala della Madonna con il Bambino, santi e beati per San Gregorio al Celio.

Tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Settecento, Pompeo Batoni si afferma come uno dei più richiesti pittori di storia a Roma. I suoi riferimenti sono le fonti letterarie classiche, ma anche Pietro da Cortona, Poussin, Lorrain. I committenti, estremamente fiduciosi della cultura erudita del pittore, spesso, gli affidano la scelta dei soggetti da rappresentare.

Nel 1744 esegue la storia di Stratonice ed Antioco, scegliendo un momento particolarissimo della vicenda e soprattutto volendo sottolineare l’impatto emotivo nel volto dei protagonisti.

È una pittura degli affetti basata sulla lettura di Valerio Massimo e degli exempla virtutis antichi. È qui che il melodramma acquista un ruolo fondamentale: Pompeo Batoni unisce la fonte storica alla resa emotiva e quindi alla ricerca dell’episodio fantastico.

Altrettanto importanti sono i dipinti Ercola al bivio tra la Virtù e la Voluttà, Achille alla corte di Licomede, Chirone restituisce Achille a Teti, realizzato per Caterina II di Russia. Per Federico II di Prussia realizza Alessandro e la famiglia di Dario, ultimato in dodici anni, dal 1763 al 1775.

Ma viene amato dall’imperatore, tanto da commissionare a Pompeo Batoni uno dei suoi più famosi pendant, composto dal Coriolano e da La continenza di Scipione. La grande tematica degli affetti compare poi nel pendant della collezione Brinsley Ford di Londra con Enea abbandona Didone e Teti consola Achille per la perdita di Briseide.

I ritratti

Pompeo Batoni è un raffinato pittore di storia, ma la lunga elaborazione dei grandi dipinti come quelli appena citati è accompagnata dalle veloci esecuzioni dei ritratti per i collezionisti soprattutto inglesi. Il pittore è autore di un genere ben preciso, da lui magistralmente interpretato, quello del “ritratto montato”.

Tenendo sempre presente i modelli classici, Pompeo Batoni fa del personaggio ritratto un exemplum simile a quelli della letteratura antica, trasportato nel contesto moderno. I gloriosi profili a figura intera di nobili inglesi sono spesso affiancati da un tendaggio, da un cane, da una statua antica, simbolo della passione antiquaria dell’autore.

Sullo sfondo, appaiono a volte rovine antiche, a gloria dell’effigiato, ritratto in posa energica e volitiva. Sono esempio di questa invenzione scenica i ritratti di JohnLord Brudenell poi Marchese di Morthermer (1758), del Colonnello William Gordon (1776), di Charles John Crowle (1761), di John Straples (1773), di Sir Humphrey Morice (1762).

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