Prospero Piatti

Prospero Piatti. I Giochi Erei. Tecnica: Olio su tela, 66 x 105 cm
I Giochi Erei. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Prospero Piatti (Ferrara, 1840 – Roma, 1902) nasce da un’agiata famiglia ferrarese che nel 1847 si trasferisce a Roma. Viste le sue innate doti artistiche, suo padre lo affida all’insegnamento del disegno da parte di Alessandro Mantovani (1814-1892), pittore ferrarese trapiantato a Roma.

L’apprendistato presso lo studio di questo decoratore definisce la prima esperienza artistica di Prospero Piatti, che lo affianca nel restauro delle Logge di Raffaello in Vaticano, all’inizio degli anni Sessanta. Si tratta di un momento fondamentale per la formazione del giovane pittore, che entra così in contatto con la pittura antica, in particolare con la purezza e il formalismo di Raffaello.

L’importanza dell’apprendistato romano

Nel corso dei lavori in Vaticano, Prospero Piatti fa la conoscenza dello scultore Pietro Galli (1804-1877), che sta restaurando gli stucchi delle Logge. Quest’ultimo lo indirizza verso la scuola purista Tommaso Minardi (1787-871) e di Friedrich Overbeck (1789-1869), di cui è allievo nel suo studio romano per un anno.

Il giovane inizia dunque la sua carriera nel solco degli ultimi esiti delle istanze dei puristi e dei nazareni a Roma. I suoi riferimenti sono i pittori cosiddetti “primitivi”, Giotto e Beato Angelico, ma anche i maestri del Quattrocento fino al Raffaello della Disputa del Sacramento. Tuttavia rimane profondamente influenzato anche e soprattutto dal Raffaello delle Stanze Vaticane.

Le composizioni del pittore ferrarese rimandano dunque a quella precisione statica e formale della tradizione classicista italiana, in cui le figure risultano posate ed equilibrate, così come il cromatismo naturale e plastico, che si unisce alla morbidezza del modellato.

I numerosi incarichi

Sempre Galli gli procura, nel 1865, l’incarico per gli affreschi della cappella del coro del Monastero di San Paolo fuori le mura. Questa decorazione è la prima di una lunga serie, di cui Prospero Piatti si occupa fino alla fine degli anni Ottanta, affrescando chiese e palazzi romani, con il suo stile sempre legato al Purismo, ma che si concede anche a qualche pulsione verista che dimostra il suo costante aggiornamento sulla pittura a lui coeva.

Contemporaneamente, si dedica alla pittura da cavalletto, dedicata soprattutto a soggetti storici e a ricostruzioni in costume dell’epoca romana, nell’ambito della moda neopompeiana che presenta soprattutto alle mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma e che si coniuga in parte con il revival paleocristiano e tardoantico voluto da papa Pio IX.

Negli ultimi anni, Prospero Piatti si occupa soprattutto di decorazioni in ambito romano e ferrarese, ma anche di ritratti ufficiali. Nel 1899 partecipa con notevole successo al Salon di Parigi, cui espone di nuovo nel 1901, vendendo entrambe le volte i quadri presentati ad un collezionista cileno. Ciononostante, muore a Roma l’anno successivo quasi in povertà, nel suo studio in via Panico, a sessantadue anni.

Prospero Piatti: tra gli ultimi esiti del Purismo e la pittura Prospero Piatti

Tra le prime opere commissionate a Prospero Piatti compare la decorazione della cappella del coro in San Paolo fuori le mura, in cui realizza le Storie di Gregorio VII. Poco dopo, invece, decora la volta della cappella del Sacro Cuore di S. Maria sopra Minerva.

A questo punto, inizia a delinearsi la figura del pittore papale, non solo impegnato nella decorazione pittorica di ambienti e chiese, ma anche nell’esecuzione di arazzi, stendardi e apparati effimeri per feste e celebrazioni.

Contemporaneamente, però, si impegna anche nella committenza laica: tra i primi incarichi che decide di accettare, compare quello della decorazione della sala da ballo, con i Fasti della famiglia, in Palazzo Grazioli in via del Plebiscito.

Una tecnica impeccabile

Nel corso degli anni Settanta, invece, Prospero Piatti è impegnato nella decorazione pittorica della cripta della basilica dei Santi Apostoli a Roma. Si tratta di un lavoro estremamente importante che vede il rispetto di un preciso programma di revival paleocristiano voluto da papa Pio IX, in corrispondenza dello studio delle iconografie presenti nelle catacombe romane.

Contemporaneamente, il pittore ferrarese inizia a praticare la pittura da cavalletto, concentrandosi proprio su temi di ricostruzione storica romana, pompeiana e paleocristiana. Ne sono esempio le opere La vedova del martire e Sinite parvulos venire ad me, che mostrano una tecnica impeccabile e un’attenzione al cromatismo e ad un disegno ancora di memoria classicista.

Tra le sue opere decorative di maggiore importanza, compare quella del villino Hüffer a via Nazionale, dove esegue l’Allegoria della fortuna per il soffitto di una delle sale.  Poco dopo, affronta alcuni incarichi nella zona del teramano, in cui si occupa della decorazione della Chiesa dell’Addolorata in Mosciano Sant’Angelo e della Chiesa delle Grazie proprio a Teramo.

Il dì delle Ceneri, uno dei dipinti più importanti di Prospero Piatti, compare alla Mostra degli Amatori e Cultori di Roma del 1892. È dello stesso periodo una cospicua serie di dipinti di genere neopompeiano, tra cui Interni pompeiani, che mostra una spiccata passione per la ricostruzione filologica degli ambienti e dei costumi, ma anche una fantasiosa vena narrativa, che lo avvicina alle opere di simile soggetto di Roberto Bompiani (1821-1908)

Con I funerali di Giulio Cesare partecipa e ottiene il primo premio al Salon parigino del 1899, mentre a quello del 1901 invia Catone alla festa dei Floralia a Roma, ottenendo un grande successo, poco prima di morire.

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