Publio Morbiducci

Publio Morbiducci. Medaglia del CONI. Bronzo
Medaglia del CONI. Bronzo

Quotazioni Publio Morbiducci

Le quotazioni delle sculture in bronzo sono tra i 1.500 e i 2.500 euro, per i gessi le stime vanno dai 500 ai 2000 euro. I disegni dal carattere novecentesco hanno prezzi tra i 500 e i 1.500 euro. La presenza sul mercato di opere più impegnative può fare superare facilmente il prezzo di 3.400 euro che è il record di aggiudicazione raggiunto nel 2008.

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Biografia

Publio Morbiducci (Roma, 1889 -1963) nasce da un’umile famiglia romana. Nel 1900, è costretto a interrompere gli studi e, a causa delle difficoltà economiche, inizia a lavorare come garzone da un costruttore di carrozze.

A partire dai primi anni del Novecento, inizia a studiare pittura da autodidatta, per poi entrare nello studio di un pittore di arazzi. Dopodiché, ormai deciso ad intraprendere la carriera artistica, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha come insegnante Duilio Cambellotti (1876-1969).

Diplomatosi nel 1910, passa poi alla Scuola del Museo Artistico Industriale dove studia l’arte della medaglia e dove riesce a diplomarsi nel 1915, grazie all’ottenimento di una borsa di studio.

Un artista a tutto tondo

Ben presto, Publio Morbiducci diventa un artista a tutto tondo: è pittore, ma anche abilissimo medaglista, scultore e xilografo. È proprio nel 1915 che avviene il suo esordio presso la Secessione romana, stesso anno in cui si iscrive al Partito Socialista.

Nel corso degli anni Venti, lo scultore lavora soprattutto a medaglie commemorative, cui riesce a conferire valore plastico e dignità di vere opere d’arte, ma è impegnato anche nell’esecuzione di numerosi monumenti ai caduti.

Ritorna ad esporre nel 1924 a New York, dove, con una presentazione in catalogo di Ugo Ojetti, espone le sue medaglie presso l’American Numismatic Society. Dopo la realizzazione di diversi monumenti, nel 1931 ottiene l’incarico ufficiale da parte di Mussolini di eseguire il Monumento al bersagliere di Roma, statua che lo rende famoso.

Tra monumenti pubblici ed esposizioni

Nonostante sia conosciuto soprattutto per la produzione statuaria, Publio Morbiducci dimostra la sua abilità scultorea anche nelle opere bronzee di piccole dimensioni, da cui emerge tutta la sua perizia tecnica nella lavorazione delle superfici sbalzate, maturata grazie all’attività di medaglista.

Dal pinto di vista stilistico non si può ignorare l’influenza decorativa liberty ereditata da Duilio Cambellotti, unita sapientemente ad un naturalismo originale e ricco di riferimenti alla scultura ellenica ed ellenistica.

Eleganza, stilizzazione e maestosità monumentale si uniscono nella poetica dell’artista, dando vita a sculture che non cadono mai nella più ovvia retorica, perché sempre caratterizzate da un’impronta personale e raffinata.

Negli anni Trenta, partecipa alle Quadriennali romane, alle Sindacali fasciste e alla Biennale di Venezia. La sua attività, dopo la guerra, si protrae fino agli anni Cinquanta. Muore a Roma nel 1963, a settantaquattro anni.

Publio Morbiducci: il Ritorno all’ordine tra medaglie, monumenti e piccole sculture

La stilizzazione sintetica e decorativa è una delle cifre caratteristiche del linguaggio di Publio Morbiducci. Sin dalle opere presentate alla Secessione del 1915, le due maschere di grande impatto Il pittore S. Silva e Mio fratello Augusto, si nota una eccellente abilità nella giustapposizione equilibrata di pieni e vuoti, che lo caratterizzerà per tutta la sua produzione.

Dopo aver portato a termine il Monumento al Duca d’Aosta a Torino, iniziato da Eugenio Baroni (1880-1935), realizza quello ai Caduti di Benevento nel 1926 e quello al Marinaio nel 1929, stesso anno in cui partecipa alla prima Mostra Sindacale del Lazio con la piccola scultura Il nido e in cui esegue le porte bronzee della Casa della Casa Madre dei Mutilati a Roma.

Disegni di figura

Alla I Quadriennale romana del 1931 espone alcuni disegni di figura, caratterizzati da un elegante sfumato, e un Medagliere. Allo stesso anno risale l’esecuzione del Bersagliere di Porta Pia, scultura contraddistinta da solidità e da sintetismo, con un plasticismo di matrice architettonica.

Madonna e Il re compaiono alla Sindacale del 1932, anno in cui partecipa alla Biennale di Venezia con ben dieci sculture che rappresentano la sua elegante produzione di piccole dimensioni, che presenta un gusto spiccatamente neoattico e stilizzato: Minatore, Silvano, Cavallo, Fecondità, Ritratto, Diana, Ercole e l’Idra, Sancto Secundo, Vittoria e Brundusium.

Nel 1938 realizza un Discobolo in riposo per il Foro Italico, mentre l’anno successivo, con il Vincitore in bronzo partecipa alla Quadriennale romana. Per la Mostra italiana a New York del 1940, realizza una Statua dell’Italia.

Tra le ultime esposizioni vi è la Sindacale del 1942, in cui presenta il bassorilievo in bronzo Battaglia, la medaglia con un Ritratto e un altro Ritratto in bronzo. Alla sua ultima Quadriennale del 1943 espone, invece, i suoi raffinati Cavalli, insieme ad un Davide.

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