Mario Puccini

Mario Puccini. Pesche mature. Tecnica: Olio su tavola
Pesche mature. Tecnica: Olio su tavola, 41 x 52 cm

Biografia

Mario Puccini (Livorno, 1869 – Firenze, 1920) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze dal 1884, incoraggiato dal suo maestro e profondo amico Giovanni Fattori (1825-1908). Ben presto, diviene uno dei maggiori esponenti della pittura post macchiaiola, sull’esempio non solo di Fattori, ma anche delle composizioni pure e solenni di Silvestro Lega (1826-1895).

Nel 1890 si diploma e dal 1892 inizia a frequentare la Scuola Libera del Nudo. Purtroppo, contemporaneamente vive una brutta delusione amorosa che lo conduce ad una dura crisi depressiva.

Viene ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Siena e per qualche tempo la sua attività pittorica subisce un arresto. Per gran parte del primo Novecento, si hanno poche notizie sulla vita e sulla pittura di Mario Puccini, perché molto probabilmente ritorna a Livorno per aiutare il padre nella conduzione della trattoria di famiglia.

È certo, però, che in questi anni non smette di dipingere: realizza piccole tavole ispirate dal paesaggio livornese e, nel frattempo, per mantenersi, esegue anche insegne di negozi su commissione. Lavora anche come disegnatore per le ricamatrici e come merciaio ambulante.

Dalla depressione alla rinascita

Il movimento continuo permette a Mario Puccini di osservare la vitalità della realtà che lo circonda e soprattutto di dipingere il paesaggio che tutti i giorni lo accompagna nei suoi spostamenti. Alla prima fase aderente alla pittura di macchia, si sostituisce un cromatismo acceso e a tratti violento, di matrice espressionista.

Ripresosi completamente, nel 1908 inizia a frequentare il Caffè Bardi di Livorno, in cui realizza anche diversi pannelli decorativi. Qui, conosce i suoi principali collezionisti, Angelo De Farro e Romolo Monti, che gli forniscono una sorta di rendita mensile, con la quale riesce a mantenersi finalmente con dignità.

Tra il 1911 e il 1912, passa un periodo in Francia, raggiungendo il fratello che lì vive facendo il cantante. Cambia il suo cognome il Pochein, per farsi conoscere dal pubblico francese che sembra apprezzare molto i suoi ritratti e paesaggi di grande respiro. In effetti, il soggiorno a Digne fa ritornare la sua pittura ai toni luminosi e sereni degli inizi, donando grande freschezza alle sue composizioni paesaggistiche.

È in questo senso che Mario Puccini si può considerare uno dei più grandi continuatori novecenteschi della poetica macchiaiola. Nel 1914 si sposta in Maremma esclusivamente per dedicarsi alla pittura dal vero, unendo sempre la macchia alle moderne tendenze europee. Purtroppo, colpito dalla tubercolosi, muore a Firenze nel 1920, a soli cinquantuno anni.

Mario Puccini: tra poetica post macchiaiola ed espressionismo

Nonostante Mario Puccini sia morto molto giovane ed abbia subito una profonda crisi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo, la sua produzione di studi dal vero risulta vasta. Esordisce a Firenze, ancora studente, nel 1887, con uno Studio di testa. Espone poi ancora nel 1888 e nel 1889, per poi fermarsi a causa del ricovero presso l’ospedale psichiatrico.

Nel 1901 risulta tra i partecipanti alla Mostra di Livorno con Paese del Gabbro, in cui si rivelano già le accensioni cromatiche espressioniste sperimentate dopo l’uscita dall’ospedale. A questo periodo appartengono anche alcune tavole come La valle del Serchio.

Al soggiorno francese appartengono dipinti quali Campagna a Digne e Mercato di montoni. La sua attività espositiva in Italia ricomincia nel 1912, quando prende parte alla Promotrice genovese con Pescatori di Pozzuoli. Al 1915, invece, risale la sua partecipazione alla III Secessione romana, dove presenta il dipinto Scaricatori.

Fino al 1920, la sua produzione unisce paesaggi a nature morte di grande intensità cromatica. Il collezionista Sforni si appassiona avidamente ai dipinti di di Mario Puccini, che spesso lavora su commissione dal suo amato borgo dei Cappuccini a Livorno.

Ma dopo il 1915 non partecipa più a nessuna mostra. Importantissima però, sarà la rassegna postuma organizzata alla Biennale di Venezia del 1922. In essa compaiono più di trenta dipinti che riassumono la breve ma intensa attività di Mario Puccini: dai titoli si può dedurre la sicura base nei modi macchiaioli, ma anche le prove più legate all’espressionismo europeo.

Ne sono esempio Libeccio – Antignano, Pagliai in Maremma, Oliveta con contadinella e bufali, Strada al sole, Il passo delle bufale – Maremma, Buoi all’aratro, Viottola fra gli ulivi, Case coloniche presso Orbetello, Effetto di pioggia e I funaioli.

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