Alessandro Puttinati

Alessandro Puttinati. Paolo e Francesca (dettaglio). Tecnica: Scultura in marmo, 145 x 75 x 200 cm
Paolo e Francesca (dettaglio). Tecnica: Scultura in marmo

Biografia

Alessandro Puttinati (Verona, 1801 – Milano, 1872), figlio di un incisore e cesellatore di medaglie, viene avviato subito al mestiere di scultore. Frequenta l’Accademia di Brera, dove studia per qualche tempo al seguito di Camillo Pacetti (1758-1826).

Poi, suo padre Francesco lo manda a Roma per farlo studiare nell’atelier dello scultore danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844), dove il giovane si avvicina subito allo stile neoclassico del maestro.

Ben presto, Alessandro Puttinati viene chiamato a realizzare numerose statue per complessi più ampi ed edifici pubblici. Allo stile neoclassico degli esordi, pian piano si sostituisce il fervore romantico che lo scultore percepisce in agni ambiente artistico tra Roma e Milano.
Al tempo stesso, sicuramente, riesce a capire la necessità di richiamarsi anche al vero, al gesto naturale e alla realtà degli atteggiamenti umani.

Da Roma a Milano

In effetti, Alessandro Puttinati sarà tra gli autori più acclamati per l’esecuzione di figure realmente passionali. Più volte si è detto che, come il poeta vernacolare milanese Carlo Porta, di cui ha realizzato la statua, è riuscito a trasmettere le emozioni della vita contemporanea.

Il culmine del successo arriva per lo scultore negli anni Venti, quando viene chiamato a realizzare sette statue per il Duomo di Milano. Diversi altri lavori saranno da lui realizzati per numerose chiese milanesi, dai quali si nota il graduale passaggio dalla chiarezza equilibrata del Classicismo al movimento ardente e ascensionale del Romanticismo.

Proprio negli anni Venti lo scultore si trasferisce a Milano, sua città d’adozione. Nella città lombarda ottiene un grandioso successo soprattutto nell’ambiente della borghesia. Realizza infatti una grande quantità di statuette da scrivania che ritraggono i più importanti rappresentanti della storia e della società milanese.

Nel corso degli anni, lavora anche come incisore e medaglista ed è ricordato anche per la sua profonda e duratura amicizia con lo scrittore francese Honoré de Balzac, che soggiorna a Milano alla fine degli anni Trenta.

Partecipa ad alcune Promotrici torinesi e fiorentine, oltre che milanesi, anche se la sua attività scultorea è legata soprattutto a commissioni private e pubbliche più che alle esposizioni italiane. Grande interprete della vita meneghina, Alessandro Puttinati lavora a Milano per il resto della sua carriera e vi muore nel 1872 a settantuno anni.

Alessandro Puttinati: dal Classicismo al Romanticismo a Milano

Una delle prime opere esposte da Alessandro Puttinati è Amore nautico, presentato alla Promotrice di Torino del 1843. Ma negli anni Venti, era già stato chiamato a scolpire sette statue per il Duomo di Milano e nel 1841, aveva eseguito il Sant’Ambrogio e il San Carlo Borromeo per la chiesa di San Simpliciano, sempre a Milano.

Risale invece al 1846 il famoso Masaniello: conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, rappresenta Masaniello che, con sguardo intenso e volitivo, invita il popolo alla rivolta.

La posa, il panneggio e la bellezza dell’equilibrio sono ancora classici, solo che il nudo eroico di Masaniello è coperto da vestiti popolari e da pescatore, un passo verso l’osservazione del vero. Nel 1851 partecipa alla Promotrice torinese con una Madonna col Bambino. Tra gli anni Sessanta e Settanta dà vita alla produzione delle allegorie dei sentimenti umani: nel 1861 espone a Firenze La Mestizia e nel 1862, di nuovo a Torino La malinconia, nel 1872 a Milano L’ammirazione.

Il culmine della passione si rivela nella scultura manzoniana di Paolo e Francesca che rivelano con realtà epidermica il loro essere trasportati dalla bufera infernale, l’una aggrappata all’altro, disperati nel condividere lo stesso destino.

Dello stesso periodo è la statua di Carlo Porta che era posizionata nei Giardini di Porta Venezia a Milano e poi è andata distrutta durante i bombardamenti degli alleati. Nel 1867 realizza il Garibaldi conservato a Luino. Per quanto riguarda, invece, le statuette da scrivania, ci sono pervenute quelle di Honoré de Balzac, suo amico, di Giuseppe Verdi, di Massimo D’Azeglio, tra le altre.

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