Raoul Dal Molin Ferenzona

Raoul Dal Molin Ferenzona. Le Tre Principesse (dettaglio). Tecnica: Acquaforte e bulino
Le Tre Principesse (dettaglio). Tecnica: Acquaforte e bulino

Biografia

Raoul Dal Molin Ferenzona (Firenze, 1879 – Milano, 1946), nato da una famiglia aristocratica e cresciuto in ambiente culturalmente molto fecondo, perde il padre, scrittore ed ex garibaldino, solo un anno dopo la sua nascita, assassinato per motivi politici.

Dotato di una precoce intelligenza, ma anche di una personalità turbolenta, inizia la sua carriera artistica come scrittore, componendo poesie e novelle a tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo. Al 1899 risale la prima pubblicazione della raccolta di novelle Primulae, che contiene, seppur acerbi, i primi accenni di quella poetica visionaria che caratterizzerà tutta la sua produzione letteraria ed artistica.

Molto giovane, si trasferisce in Sicilia, dopo una brevissima esperienza militare. A Palermo, frequenta, per qualche tempo, lo studio dello scultore Ettore Ximenes (1855-1926), che abbandona poco dopo perché più interessato alla pittura e all’incisione.

Un artista inquieto ed un viaggiatore instancabile

Andato via da Palermo, per avviare la sua formazione pittorica, nel 1901, Raoul Dal Molin Ferenzona si trasferisce a Firenze, dove si lega intimamente al tormentato artista Domenico Baccarini (1882-1907).

Passati pochi mesi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, si trasferisce a Monaco di Baviera, dove il suo linguaggio pittorico e disegnativo viene profondamente permeato dalle tendenze della Secessione e del Simbolismo tedesco e belga, ma anche dalla linea asciutta di Dürer.

Le immagini inquiete e perturbanti di Fernand Khnopff (1858-1921), insieme alla dimensione onirica e visionaria del disegnatore Felicien Rops (1833-1898) influenzano le prime opere del pittore, che esordisce alla Promotrice di Firenze del 1903. Molto evidente è anche la tendenza ad un cromatismo piatto e bidimensionale, in cui prevale l’esigenza della linea, in accordo con il Simbolismo dei Nabis.

Negli stessi anni, inizia ad occuparsi di illustrazione, con la serie di disegni firmati sir Raoul e realizzati per decorare le pagine di un racconto umoristico del fratello Fergan, pubblicato a Firenze. Trasferitosi a Roma nel 1904, frequenta il salotto di casa Prini, l’avanguardia artistica della Capitale e si lega al poeta crepuscolare Sergio Corazzini, che muore di tisi, precocemente come Baccarini, nel 1907.

Partecipa alle Mostre degli Amatori e Cultori di Belle Arti, nella sezione del Bianco e Nero, per diverse edizioni, fino agli ani Venti. Instancabile, si sposta ancora, prima a Parigi, poi in Olanda, a Londra ed infine in Grecia. La sua pittura vibrante ed accesa e le incisioni, tra realtà e sogno, vengono apprezzate da collezionisti e Galleristi, tra cui Sprovieri, che visita il suo studio nel 1909.

Raffinate sensazioni estetiche permeano le illustrazioni letterarie di Raoul Dal Molin Ferenzona, dal linearismo secessionista degli ex libris, fino alle immagini conturbanti di femmes fatales e di fregi decorativi di sapore preraffaellita che si possono ammirare nella Ghirlanda di stelle, raccolta di versi e prosa del 1912, in cui si esprime il fervido vagabondare dell’artista turbolento.

La crisi mistica degli anni Venti: i Misteri Rosacrociani

Continua a viaggiare per tutti gli anni Dieci, spostandosi dall’Austria alla Boemia. Rientrato a Roma nel 1918, vive una crisi religiosa e mistica che lo porta ad entrare nel convento Benedettino di Santa Francesca Romana, dove rimane per alcuni mesi.

Uscito dal monastero, la sua attenzione viene attratta dallo studio dell’alchimia, della cabala, dell’esoterismo e dell’occultismo: nel 1919 pubblica l’ermetico Zodiacale. Opera religiosa e nel 1923 le dodici poesie e altrettante incisioni a punta di diamante dal titolo Misteri Rosacrociani. A ô B (Enchiridion Notturno).

Pur continuando a partecipare alle mostre più importanti, tra Roma e Firenze, Raoul Dal Molin Ferenzona, verso la fine degli anni Venti, inizia a perdersi nell’alcolismo e nei problemi psichici, che si rivelano nelle incisioni sempre più tormentate, confuse e tetre.

Ricoverato a Santa Maria della Pietà a Roma nel 1934, viene dimesso poco dopo, quando inizia a vagabondare per la città. Continua comunque a dedicarsi alla pittura e all’incisione e partecipare a mostre, comprese la personale del 1940 alla Casa degli Artisti di Milano, dove, contratta una violenta polmonite, muore nel 1946, a sessantasette anni.

Raoul Dal Molin Ferenzona: un viaggio immaginifico tra Simbolismo ed esoterismo

Sin dall’illustrazione delle prime novelle di fine Ottocento, Raoul Dal Molin Ferenzona si inserisce senza dubbio nella dimensione del simbolo e in un immaginario onirico ed inquieto. Il suo ininterrotto viaggiare, per entrare in contatto diretto con il Simbolismo, con la Secessione di Monaco e con la poetica dei Preraffaelliti, lo lega indissolubilmente ad un linearismo a metà tra la rielaborazione del disegno rinascimentale e l’estetismo fin de siècle.

Come un poeta maledetto, passa da una città all’altra, in cerca della sua dimensione artistica e spirituale, che in fondo trova tra Firenze e Roma, città in cui si svolge principalmente la sua attività artistica e basi per i suoi continui spostamenti.

Al 1905 risale uno dei suoi autoritratti a pastello, pienamente inserito nel clima torbido e inquieto del Simbolismo nordico, con un segno continuo e nervoso, che si ritrova anche nei numerosi ritratti femminili, siano essi incisioni o oli, in cui linea, colore e parola si uniscono in composizioni arabescate e preziose.

La tensione spirituale e le femmes fatales

Donne intimamente languide e provocanti, ma anche pure e perfette come dame rinascimentali corrispondono all’ideale di femme fatale e a quell’idea di doppio e di universo femminino che ritorna nell’interpretazione alchemica e cabalistica, cui Raoul Dal Molin Ferenzona si appassiona ulteriormente dopo il soggiorno a Praga.

Misticismo e mistero rosacrociano pervadono le opere dell’artista, a partire dall’Oratorio esposto nel 1911 alla Mostra Internazionale di Roma. Nonostante le frequenti crisi psichiche, l’autore continua ad esporre regolarmente alle Mostre d’Arte Toscana tra gli anni Venti e Trenta.

Vi compaiono alcuni dei suoi brani più significativi, tra dipinti ed incisioni: San Giorgio, Crepuscolo sull’Arno, Poema antico, Il giardino interiore, La chiesa, fino a giungere alla sua personale del 1931, con venticinque tra incisioni e disegni.

Magiche evocazioni esoteriche e alchemiche, insieme ad un maledettismo sempre più accentuato si insinuano in ritratti muliebri che continuano a seguire la linea Simbolista ma che si arricchiscono anche di suggestioni sempre più espressioniste, in cui il colore risulta mosso e tormentato, come si nota nel Volto femminile con lacrima del 1931, oggi in collezione privata.

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