Michele Rapisardi

Michele Rapisardi. Bozzetto per I Vespri Siciliani. Tecnica: Olio su tela, 19,5 x 30 cm
Bozzetto per I Vespri Siciliani. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Michele Rapisardi (Catania, 1822 – Firenze, 1886) viene avviato alla pittura dal padre Giuseppe, pittore di pale d’altare e di ritratti, conosciuto soprattutto in area catanese. Ottenuta una borsa di studio dal Decuriato di Catania, Michele Rapisardi parte per Roma nel 1843.
Qui, inizia a frequentare l’Accademia di San Luca, ma anche lo studio del classicista Natale Carta (1800-1888).

Il periodo romano risulta fondamentale per la formazione del pittore catanese, soprattutto per lo stretto contatto con le opere dei maestri rinascimentali: si reca tutti i giorni presso le Stanze di Raffaello per effettuarne numerose copie e studi. Nel frattempo, entra anche in contatto con i Puristi romani, rapporto che poi proseguirà a Firenze con Luigi Mussini (1813-1888).

Si trasferisce nella città toscana nel 1847, prolungando il pensionato. Già nel periodo romano, Michele Rapisardi aveva iniziato a realizzare dipinti di soggetto mitologico, mentre a Firenze si indirizza subito verso la pittura di storia.

Esordisce alla Promotrice fiorentina del 1848 con un dipinto di orientamento patriottico, per poi proseguire per gran parte della sua carriera con analoghi soggetti, spesso riferiti alla storia medievale. Non è un caso, dunque, che Telemaco Signorini (1835-1901) lo abbia soprannominato “pittore di romanticismo feudale”.

Il definitivo trasferimento a Firenze

Alla fine del Pensionato, Michele Rapisardi rientra per un breve periodo a Catania, dove realizza alcuni ritratti. Poi compie un viaggio di studio nell’Italia settentrionale, avvicinandosi in particolare ai maestri del Rinascimento veneto, come Tiziano o Veronese, di cui studia approfonditamente il colore.

Alla fine del viaggio, nel 1854 si stabilisce nella sua amata Firenze, dove frequenta con piacere e assiduità il Caffè Michelangelo. Saprà, a questo punto, trarre spunto dalla ricerca cromatica verista, senza mai però addentrarsi nelle tematiche e nella poetica macchiaiola, eccezion fatta per alcuni studi di paesaggio realizzati nella maturità.

Sostanzialmente, Michele Rapisardi rimane un pittore legato al romanticismo di matrice storica e letteraria, anche se non rimane impermeabile, come accennato, alle novità veriste portate avanti da suoi amici macchiaioli.

Il fondamentale viaggio a Parigi

Per sottolineare il suo legame con la tradizione romantica, è bene capire l’importanza che per Michele Rapisardi ha avuto il soggiorno parigino del 1860.
Alle Promotrici fiorentine continua ad esporre soggetti storici soprattutto medievali, ma il contatto con il pittore pompier francese Auguste Gendron (1818-1881) lo introduce ad una pittura dal valore estetico preponderante.

Immagini oniriche e conturbanti, fatte di sensuali nudi di donne in racconti fantastici o in evocazioni sognanti costituiscono il repertorio di Gendron, che tra l’altro aveva soggiornato a Firenze per lungo tempo negli anni Quaranta. La sua pittura di narrazioni mitologiche ed atmosfere magiche, enfaticamente accademica, influenza il pittore siciliano sia dal punto di vista cromatico che tematico.

Dagli anni Sessanta, dunque, ci perviene una ricerca che unisce l’estetica evanescente e sensuale di Gendron al verismo, lasciando piano piano indietro il romanticismo storico.

La maturità artistica di Michele Rapisardi corrisponde alla realizzazione di studi di paesaggio, di scene di vita borghese, di costumi catanesi, ma anche e soprattutto di accattivanti dipinti muliebri, sia di carattere storico/letterario che contemporaneo.

La sua pittura si fa elegante e sciolta, ricca di puntuali accensioni luministiche. Espone con regolarità tra Firenze e Genova fino all’inizio degli anni Ottanta e si dedica anche ad alcuni soggetti sacri per diverse chiese catanesi. Muore a Firenze nel 1886.

Michele Rapisardi: la produzione storico romantica

L’esordio di Michele Rapisardi come pittore di storia avviene alla Promotrice fiorentina del 1848, con Iddio lo vuole e Federico II d’Aragona all’assedio di Messina. Nel 1849 presenta invece alcuni dipinti come Dante esule e Rebecca – dal dono il primo palpito.
Nel corso del tempo, il suo Purismo cede ad una ricerca cromatica più fresca e nuova, sicuramente dovuta alla frequentazione del Caffè Michelangelo.

Il suo, dunque, è uno storicismo morelliano che coniuga l’impronta romantica al cromatismo verista, come si nota dagli studi di luce effettuati nei diversi cartoni preparatori di dipinti come Una romanza di Berchet, presentato alla Promotrice genovese del 1854.

Nel 1857 a Firenze espone I fuochi fatui, L’infelice (costume siciliano), L’edera e Scena veneziana, tutti dipinti che rivelano numerosi contatti con la pittura francese, in particolare di Gendron, nel cui studio parigino sarà solo da qui a tre anni.

All’inizio degli anni Sessanta, Michele Rapisardi espone al Concorso Ricasoli uno dei suoi più famosi soggetti romantici, Federico Barbarossa sconfitto dalla Lega Lombarda.

Al 1861 risalgono invece Ofelia e Margherita, i primi dipinti in cui le uniche protagoniste sono due donne, in tutta la loro energia evocativa. Questo passaggio indica il soggiorno del pittore presso Gendron a Parigi, e l’indirizzo nuovo della sua ricerca.

L’ultimo dipinto esplicitamente storico romantico di Michele Rapisardi è sicuramente l’incompiuto I Vespri siciliani, del 1864, dove sono chiari gli attenti studi luministici, ma anche la ricerca delle disposizioni dell’animo umano.

Il “pittore delle belle donne”

La maturità artistica del pittore catanese si riassume nel quasi completo abbandono dei soggetti storici e nella scelta di scene di vita contemporanea, costumi tradizionali, piccoli paesaggi dal vero e soprattutto dipinti muliebri.

La carica sensuale e l’elegante pennellata sono i due elementi che caratterizzano i dipinti che vanno dalla metà degli anni Sessanta in poi. Una pittura dal significato evanescente, ma dal forte indirizzo sentimentale, che colpisce il mercato del tempo.

Ofelia pazza risale alla Promotrice di Firenze del 1865, L’entusiasmo dell’amore a quella del 1866, Cola di Rienzo pensa a far risorgere Roma (ultima reminiscenza romantica), a quella del 1867. Bagnanti e Sposa clandestina compaiono alla Promotrice del 1869, ormai chiari nel loro indirizzo accattivante e sensuale.

Interessanti soggetti muliebri che uniscono Gendron (si vedano Le ondine degli anni Quaranta) al verismo, come Le velate (Capriccio), presentato a Genova nel 1869, compaiono per tutti gli anni Settanta.

Ne sono validi esempi Un pentimento, Bagnante, Odalisca, Fanciulla americana, Egiziana moderna, Costume siculo, Due donne in un bosco, in cui le donne presentano sguardi languidi, pose lascive, corpi perfetti, inseriti in una spesso lussuriosa e misteriosa penombra.

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