Renato Guttuso

Biografia

Renato Guttuso (Bagheria, 1912 – Roma, 1987) è figlio di un agronomo che per passione si dedica all’acquarello. Ben presto, si avvicina alla pittura, recandosi nello studio di Domenico Quattrociocchi (1872-1941), pittore di Bagheria. Per gli studi liceali, si trasferisce a Palermo, negli anni Venti, periodo in cui già comincia a firmare i propri quadri.

Le sue vedute siciliane vengono incoraggiate dal pittore di Corleone Pippo Rizzo (1897-1964), ex futurista che frequenta a Palermo. Renato Guttuso esordisce molto precocemente alla Mostra Sindacale siciliana del 1928, a soli sedici anni. Nel 1930 si diploma al liceo classico e decide di iscriversi a giurisprudenza. Immediata, però, è la sua fuga dagli studi universitari: il ragazzo è intenzionato ormai a dedicarsi solo alla pittura.

Tra Palermo, Roma e Milano

Già nel 1931 prende parte alla I Quadriennale romana con due dipinti. Più che altro, la mostra gli offre l’occasione di compiere un viaggio a Roma e di confrontarsi, ancora giovanissimo, con gli artisti più affermati del tempo. L’anno successivo, è protagonista della mostra del “Gruppo dei pittori siciliani” alla Galleria del Milione a Milano.

È quindi dagli anni Trenta che Renato Guttuso inizia il suo cammino verso quella pittura che di lì a poco lo avrebbe caratterizzato per sempre. Inizia a vivere a Roma, anche se torna frequentemente in Sicilia. Per mantenersi nella Capitale, collabora ad alcuni restauri nella Galleria Borghese, entusiasta dei rapporti che sta costruendo, dal punto di vista artistico.

Si lega, infatti, soprattutto a Mario Mafai (1902-1965) e a Corrado Cagli (1910-1976), importantissimo per la sua prima produzione tonale. All’interno del gruppo del “Quattro di Palermo”, espone ancora alla Galleria del Milione, con un programma che prevede la partecipazione di due pittori e due scultori siciliani.

I “Quattro di Palermo”

Si tratta di Lia Pasqualino Noto (1909-1998), Nino Franchina (1912-1987), Giovanni Barbera (1909-1936) e naturalmente di Guttuso, forza trainante del gruppo. Con questa mostra, i quattro artisti siciliani sono tra i primi, a Milano, a mettere in discussione il ruolo imperante di Novecento, legandosi invece ai movimenti espressionisti romani e milanesi, come la nascente Scuola Romana e i gruppi come Corrente.

È proprio in questo frangente, che il pittore stringe una forte amicizia con Aligi Sassu (1912-2000), inoltrandosi dal tonalismo ad un espressionismo primordiale, molto legato anche al contatto con Scipione (1904-1933) e a Mirko Basaldella (1910-1969) a Roma. Dunque, i Quattro sono una sorta di ponte tra le novità romane e milanesi che pongono finalmente fine al ritorno all’ordine.

Con loro, Renato Guttuso espone ancora nel 1935, presso la Galleria Bragaglia a Roma e nello stesso anno si stabilisce a Milano per il servizio militare. Al 1937 risale l’ultima mostra del Gruppo del Quattro, presso la Galleria La Cometa di Roma.

L’antifascismo e il Fronte Nuovo delle Arti

A questo punto, il linguaggio di Guttuso è sciolto da qualsiasi legame con il regime, anzi è apertamente antifascista, anche sulla scia di Picasso. Terminata l’esperienza con i Quattro di Palermo, si stabilisce definitivamente a Roma, dividendo il suo studio con Giovanni Colacicchi (1900-1992) e Toti Scialoja (1914-1998).

Questo luogo diventa, nel corso degli anni, un centro di ritrovo per artisti ed intellettuali, soprattutto esposti contro il regime. Nel 1940, non a caso, il pittore si iscrive al Partito Comunista, mentre due anni prima aveva tenuto la sua personale romana presso la Galleria La Cometa, presentato da Nino Savarese.

A questo punto, il realismo violento e crudo, politicamente schierato, diventa la sua cifra caratteristica, con cui si presenta alle Quadriennali e al Premio Bergamo. Durante gli anni della guerra partecipa attivamente alla Resistenza, e il suo realismo carnale si fa ancora più intenso. Questo sfocerà inevitabilmente nella nascita del Fronte Nuovo delle Arti, movimento nato nel dopoguerra e strettamente legato all’antifascismo.

Dopo la guerra, passa un periodo a Parigi, dove si lega profondamente a Picasso, per tutta la vita. Il Fronte si scioglie nel 1950, ma Renato Guttuso non abbandona il suo linguaggio forte, nemmeno nei paesaggi e nei ritratti degli anni Sessanta.

Nel ’68 appoggia la protesta giovanile ed operaia, sempre seguendo una pittura sentita e partecipata politicamente, con cicli e dipinti murali di forte impatto comunicativo. In questi anni, Elio Vittorini scrive la Biografia del pittore, nel ’71 gli viene dedicata un’antologica a Palermo, con i testi in catalogo di Leonardo Sciascia.

Artista ormai celebrato in tutto il mondo, tiene una personale alla Biennale di Venezia nel 1952, a Mosca nel 1961, a Stoccolma nel 1978 e di nuovo a Venezia nel 1982. Settantenne, muore a Roma nel 1987.

Renato Guttuso: dal tonalismo alla chiave espressionista

La precocità artistica di Renato Guttuso si esplicita nella sua partecipazione alla Sindacale siciliana del 1928, a soli sedici anni. Non solo, nel 1931, partecipa alla Quadriennale romana con Mediterraneo e Donne alla fontana.

Dopo le esposizioni con i Quattro di Palermo, si delinea la sua maturità pittorica, fatta di un linguaggio espressivo e violento, dilaniante nella scelta dei colori infuocati e spesso caratterizzato ancora dalla linea acuta e spezzata del Cubismo. Lontano dall’ordine di Novecento, porta avanti l’affermazione di un’arte libera da dettami politici, dichiaratamente antifascista.

Inizialmente, con la conoscenza degli esponenti della Scuola Romana, sembra seguire il tonalismo di Cagli, ma poi elabora un linguaggio vigoroso e prorompente, tutto suo. Ragazza di Bagheria e Ragazza al mare fanno la loro comparsa alla Sindacale fiorentina del 1933. Mentre nel 1934 espone al Milione di Milano insieme ai Quattro, Prigionieri, Violoncellista seduto, Nudino, Giovane in terrazza e Golfo di Palermo.

Alla Terza Quadriennale romana presenta Uomo che dorme e il suo Autoritratto. Ma i dipinti che più segnano questa fase di Renato Guttuso compaiono al Premio Bergamo. Nel 1940 presenta la straziante Fuga dall’Etna, mentre nel 1942 la Crocifissione, energica citazione della Guernica picassiana.

Alla Quadriennale del 1943, in pieno conflitto e prima della sua partecipazione alla Resistenza, presenta Battaglia e cavalli feriti, Donna alla finestra, Interno e donna addormentata, Ritratto di Santangelo e diverse nature morte.

L’intenso realismo del dopoguerra

Un realismo espressivo, commovente e doloroso segna le opere cha vanno dal dopoguerra in poi, spesso narratrici di tappe importanti del nostro Paese. Con il Fronte Nuovo delle Arti il suo verismo carnale viene usato per denunciare le condizioni dei contadini siciliani. Nel 1950, presenta alla Biennale di Venezia Occupazione delle terre incolte in Sicilia, cui seguono opere come Bracciante siciliano.

Dopo aver illustrato la Commedia di Dante, nel 1966, si occupa della sua Autobiografia in forma pittorica, mentre nel 1968 realizza il pannello Il giornale murale: maggio 1968. Al 1972 risale il grande dipinto conservato al MAMbo di Bologna I funerali di Togliatti, una significativa allegoria della storia della sinistra mondiale.

Renato Guttuso realizza la sua ultima, realistica e significativa opera nel 1974: Vucciria, poi donata all’Università di Palermo. Seguono moltissime personali a celebrazione della sua pittura e vita, fino agli anni Ottanta.

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