Ilya Repin

Ilya Repin. Giovinezza, 1903. Tecnica: Olio su Tela
Giovinezza, 1903. Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Ilya Repin (Čuguev, 1844 – Repino, 1930) nato nell’attuale Ucraina, è uno dei maggiori rappresentati dell’arte russa a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Figlio di un ufficiale dell’esercito, dimostra sin da piccolo spiccate doti disegnative. Inizia a studiare presso un noto pittore di icone russe, per poi trasferirsi a San Pietroburgo, dove studia presso l’Accademia Imperiale di Belle Arti.

Inizialmente, si specializza nella pittura di storia di stampo accademico, ma in seguito al conseguimento di una borsa di studio, riesce ad aggiornarsi al verismo, visitando e studiando presso le più importanti città europee. Prima soggiorna a Vienna, poi, tra il 1873 e il 1876, tra la Francia e l’Italia, dove tornerà anche in seguito.

A Parigi, entra in contatto con gli impressionisti, facendo subito suo l’utilizzo di una tavolozza luminosa e variegata che lo porta oltre la composizione accademica, per approdare ad un realismo fatto di impressioni subitanee e attente alle variazioni di luce e di atmosfera.

Ben presto, Ilya Repin abbandona le tematiche storiche per prediligere scene tratte dalla quotidianità che immortalano lavoratori di varia specie come contadini e pescatori, ma soprattutto si dedica anche al ritratto, con straordinaria capacità interpretativa.

Gli Ambulanti

Nel 1878, il pittore russo si unisce al gruppo di artisti denominati gli Ambulanti o Itineranti (Peredvižniki), riunitisi con l’intento di superare le istanze accademiche dando vita ad una serie di mostre itineranti che avevano lo scopo di mostrare un’arte aperta agli aggiornamenti europei e che potesse portare uno sviluppo in senso romantico e nazionale, operando non solo nelle città, ma anche nei piccoli centri.

Ilya Repin aderisce ai valori di questo movimento itinerante, facendosi interprete di una pittura che riesce a svelare il mondo popolare con tutte le sue virtù e l’identità folklorica, lavorativa e culturale di una nazione fino ad ora troppo identificata con il suo governo.

I suoi temi prediletti, dunque, sono quelli tratti dalla storia e dalla quotidianità popolare russa, trattati con una tavolozza molto luminosa e con una grande libertà compositiva, comunque sostenuta da un disegno e da una tecnica coloristica impeccabile.

Come ritrattista, ottiene un enorme successo, occupandosi di grandi personaggi della cultura russa come Tolstoj e Musorgskij, ma anche di gente del popolo, adottando sempre soluzioni cromatiche vibranti e variegate.

Nel frattempo, mentre si occupa anche di grandi incarichi pittorici pubblici, l’artista insegna all’Accademia di San Pietroburgo dal 1893 al 1907. Nello stesso anno è in Italia per esporre alla Biennale di Venezia, mentre nel 1911, tiene una personale all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911.

Con la rivoluzione russa del 1917, la città in cui risiede, Kuokkala, viene annessa alla Finlandia, quindi farà ritorno a San Pietroburgo per una sola volta, nel 1926. Passerà il resto della sua vecchiaia nella cittadina finlandese, che cambierà il suo nome in Repino, proprio in onore di Ilya Repin che vi ha vissuto per moltissimi anni e dove muore nel 1930, a ottantasei anni.

Ilya Repin: dall’accademismo al verismo storico di impronta romantica

Dopo la formazione accademica, Ilya Repin, negli anni Settanta dell’Ottocento, vince una borsa di studio grazie al magnifico dipinto La resurrezione della figlia di Giairo. Così, compie un viaggio itinerante nelle maggiori capitali artistiche europee.

A questo punto, il suo linguaggio si aggiorna, facendo diventare la sua pennellata più sciolta e vibrante e il suo stile fortemente fantasioso, come si nota da opere degli anni Settanta quali Ivan il Terribile e suo figlio Ivan il 16 novembre 1581 e da alcuni ritratti come Ebreo in preghiera o Sofia Alekseevna Romanova.

La sua pittura rimane comunque solida e limpida, con una fortissima attenzione allo studio della luce e, in particolare, resta legata alla tradizione culturale russa, soprattutto nella scelta dei temi. Non è un caso che uno dei dipinti principali di Ilya Repin sia un episodio di storia nazionale I cosacchi dello Zaporož’e scrivono una lettera al sultano Mehmet IV di Turchia, acquistato dallo zar Alessandro III.

Gli elementi filologici, espressi soprattutto nell’esattezza delle vesti seicentesche e nella riproduzione di dettagli degli atteggiamenti e delle vesti dei cosacchi sono uniti ad una pittura dal cromatismo brillante e sontuoso.

Una tavolozza luminosa e un racconto fresco del folklore russo

Agli anni Ottanta e Novanta risalgono numerosi dipinti dedicati al folklore russo, come Festa e Processione di Pasqua, del 1883, mentre è del 1889 la potente ed emozionante tela San Nicola di Mira salva tre innocenti dalla morte.

Il realismo del pittore russo si unisce ad una dimensione onirica ed idilliaca in alcuni brani come Sadko nel regno subacqueo che hanno molto a che fare con i dipinti coevi di Francesco Paolo Michetti (1851-1929) in Italia, dedicati al folklore abruzzese. Repin si fa interprete della stessa luminosità e della stessa pienezza cromatica di Michetti.

Nel 1907, partecipa alla Biennale di Venezia con Ritratto del violoncellista a Wierzbilovicz e Ritratto di Tolstoj, mentre nel 1911 a Roma, ha una sala personale presso l’Esposizione Internazionale.

Tra le sessantadue opere presentate compaiono Ritratto del figlio dell’artista, Ritratto della scrittrice Sewerovna, In vagone, Ritratto dell’operaio, Ritratto dello scultore Troubetzkoy, All’opera, Giovinezza e una lunghissima lista di ritratti dall’intenso rilievo psicologico.

Con l’inizio del nuovo secolo, la pennellata di Ilya Repin si fa più mossa e corposa, come si nota in Dimostrazione del 17 ottobre 1905 o in Ritratto di un poeta futurista russo, del 1916, che presenta assonanze con il Divisionismo.

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