Riccardo Francalancia

Riccardo Francalancia. Assisi. Tecnica: Olio su tela
Assisi. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Riccardo Francalancia (Assisi, 1886 – Roma, 1965) si avvicina alla pittura relativamente tardi, a trentatré anni. Precedentemente, nel 1910, si laurea in scienze politiche e coloniali a Roma, iniziando poi una rapida carriera nel Credito Italiano.

Nel 1919 avviene il suo primo avvicinamento concreto all’arte, quando, quasi per gioco, realizza una serie di disegni colorati di tema satirico. Notati e acquistati subito da Mario Broglio (1891-1948), questi disegni rappresentano la conversione di Riccardo Francalancia all’arte.

Nel 1922 abbandona il suo lavoro in banca per dedicarsi completamente alla pittura. Sin da subito, si ritrova coinvolto nell’acceso ambiente culturale della capitale, soprattutto presso la Galleria Bragaglia e nella Terza Saletta del Caffè Aragno, dove si diffondono le idee del ritorno all’ordine promosse da Valori Plastici.

Tra Valori Plastici e Novecento

Si lega ben presto non solo ai coniugi Broglio, ma anche ad Armando Spadini (1883-1925), Francesco Trombadori (1886-1961), Carlo Carrà (1881-1966), Alberto Savinio (1891-1952). L’ambiente di Valori Plastici, dunque, accoglie caldamente le prime esperienze di ritorno all’ordine di Riccardo Francalancia, che si coniugano sapientemente ad una post Metafisica caratterizzata da silenzio e gravità quattrocentesca.

Nel 1922, partecipa alla Fiorentina Primaverile proprio all’interno di Valori Plastici, mentre subito dopo si avvicina a Novecento, esponendo con il gruppo nel 1926 a Milano, nel 1927 a Roma, nel 1929 di nuovo a Milano e nel 1930 a Buenos Aires.

Nel corso degli anni Venti e Trenta, tra Sindacali e Quadriennali romane, il linguaggio di Riccardo Francalancia si affina sempre di più, giungendo ad una pittura fortemente ispirata dal paesaggio umbro e soprattutto dalla pittura ordinata e solenne del Trecento e del Quattrocento, che prontamente richiama le sue origini assisiati.

Il successo internazionale

Le opere dell’artista si avvicinano molto anche all’atmosfera naïf di Henri Rousseau (1844-1910), grazie alla stesura piatta del colore acceso e alla creazione di paesaggi ricchi di semplicità compositiva e di rigore plastico e disegnativo, che lo avvicinano anche alla Metafisica di Carrà.

Al 1928 risale la sua prima personale in piazza Rondanini, dove ottiene un enorme successo di critica e di pubblico. Gran parte delle sue opere verranno acquistate dal musicista Alfredo Casella e dallo scultore e amico Arturo Martini (1889-1947).

La purezza e la raffinatezza riempiono le opere di Riccardo Francalancia fino alla sua età più matura. Nel corso degli anni Trenta, pur continuando a partecipare alle più importanti mostre italiane, l’artista comincia a convivere con una malattia nervosa che gli impedisce di dedicarsi alla pittura a tempo pieno.

Le crisi si intervallano all’intensa attività fino agli anni della guerra. Poi, dagli anni Cinquanta, riprende a pieno a dipingere e ad esporre in una serie di personali, tra cui quella presso la Galleria del Camino del 1953 e quella alla Galleria Tartaruga del 1956. Muore a Roma nel 1965, all’età di settantanove anni.

Riccardo Francalancia: i richiami al Quattrocento italiano, in una pittura solenne e magica

Il tardo approccio di Riccardo Francalancia alla pittura lo porta comunque ad un immediato successo, grazie al suo linguaggio profondamente ispirato ai valori di ordine e purezza del Quattrocento umbro e toscano, filtrato attraverso la Metafisica.

Nel 1922, partecipa alla Fiorentina Primaverile con Begonie, Assisi, Lo specchio, Paese, Disegni colorati, Bovi. Si tratta delle sue prime prove pittoriche, che subito lo introducono in una pittura dai valori semplici e chiari, attraversati, però, da una sorta di silenzio magico e metafisico, come si nota soprattutto dal misterioso Specchio.

Il suo indirizzo si fa ancor più certo quando espone con Novecento nel 1926 le tre opere L’acrocoro del pappagallo, La rocca di Assisi e La chiesa di San Francesco in Assisi, dipinti che rivelano l’attenta osservazione di maestri come Giotto e Piero della Francesca.

Al 1928 risale la prima personale di Riccardo Francalancia presso le Stanze del Libro in piazza Rondanini a Roma, dove espone trentatré opere tra paesaggi umbri, nature morte e il dipinto metafisico La stanza dei giochi. Nel 1929, partecipa alla Sindacale del Lazio con Ponte della ferrovia, Molino abbandonato e Natura morta.

Valle del Tescio e Punta di Garigliano compaiono alla I Quadriennale romana del 1931, mentre l’anno successivo presenta ben nove opere alla Sindacale: Stradetta e casa di campagna, Piazza di Gallese, Panorama umbro, Case di paese, Riposo in giostra, Vecchia casa ed ulivi, Natura morta, Montagne ed ulivi e Olmi.

Nel 1932, Riccardo Francalancia partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, presentando i suoi paesaggi silenziosi ed ordinati, La gru – sul Tevere, Ponte Sublicio, Casa sul lago e Spiaggia e cielo – Tirreno.

Tra le opere più significative degli anni Trenta e Quaranta emergono Lago Trasimeno e Natura morta – Alabastro presentate alla Quadriennale del 1935, Porto fluviale a Roma del 1936, La Chiesa Nuova, comparsa alla Quadriennale del 1939 e Piazza san Carlo ai Catinari, della Quadriennale del ’43.
Lo stesso gusto solenne e metafisico continua ad essere presente fino alle ultime espressioni degli anni Cinquanta.

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