Rinaldo Rinaldi

Rinaldo Rinaldi. Allegoria della Scultura (dettaglio). Scultura in marmo, 1853
Allegoria della Scultura (dettaglio). Scultura in marmo, 1853

Biografia

Rinaldo Rinaldi (Padova, 1793 – Roma, 1873), figlio di un intagliatore ed intarsiatore, si sposta da Padova a Venezia per frequentarne l’Accademia di Belle Arti. Notato dal direttore Leopoldo Cicognara e dallo stesso Napoleone, nel 1811 viene inviato a Roma per perfezionarsi alla Scuola di Antonio Canova (1757-1822) e per entrare all’Accademia di San Luca.

Roma: tra Canova e Tadolini

Giunto a Roma, Rinaldo Rinaldi si inserisce immediatamente nel fervente ambiente culturale neoclassico, che si raccoglie attorno alla figura di Canova. Quindi, entra nel famoso studio di Adamo Tadolini (1788-1868) in via del Babuino.

Con lui condivide la scelta della dimensione monumentale per opere destinate a chiese ed edifici pubblici, ma anche la gestione di piccoli gruppi e soggetti mitologici che rispettano a pieno le istanze di armonica e levigata bellezza propugnate dal neoclassicismo canoviano.

Non è un caso, infatti, che Canova, nel 1822, abbia scelto Tadolini ed il suo allievo Rinaldo Rinaldi per terminare le opere lasciate incompiute nel suo studio romano, in previsione della sua vicina morte.

Il momento più proficuo e produttivo della carriera dello scultore padovano si concentra proprio tra gli anni Venti e Trenta, quando gli vengono commissionati diversi monumenti per chiese romane, medaglioni commemorativi e ritratti, in cui spicca la vena realistica che spesso riesce anche a sovrastare l’obbiettivo tipicamente neoclassico del puro equilibrio compositivo.

L’eredità canoviana: dagli anni Trenta agli anni Sessanta

Rinaldo Rinaldi dimostra di aver pienamente accolto le istanze di sereno e pacato verismo propugnate da Canova, in un accordo elegante e armonioso con l’idealizzazione formale delle masse e delle narrazioni mitologiche. Occupando lo studio del maestro di Possagno dopo la sua morte, collabora anche alla realizzazione del suo monumento funebre per la chiesa dei Frari a Venezia.

Tra gli anni Trenta e Cinquanta si occupa di numerose sculture per chiese romane, come San Luigi dei Francesi, San Marcello al Corso e Santa Maria in Trastevere.

Nel 1839 viene accolto nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon e poco dopo è nominato Accademico di merito a San Luca e all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Continuando a lavorare assiduamente fino agli anni Sessanta, prende parte anche Promotrice di Torino del 1854 e all’Esposizione di Firenze del 1861.

Attenendosi sempre ad un equilibrato e limpido neoclassicismo, non cederà mai alle istanze romantiche. Muore a Roma nel 1873, a ottant’anni.

Rinaldo Rinaldi: la scultura neoclassica

Tra le prime opere certe eseguite da Rinaldo Rinaldi dopo il suo trasferimento a Roma, vi è Monumento al Cardinale Bottini per la chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi. Segue poi il Monumento al Monsignor Zen per San Carlo ai Catinari, in cui sfoggia uno spontaneo intento verista nell’esecuzione del ritratto del monsignore.

Dopo la morte di Canova, come accennato, partecipa alla realizzazione del monumento dei Frari di Venezia, occupandosi del Leone veneto e del Genio della scultura, soggetto tipicamente classicista che richiama direttamente alcune composizioni di Canova, tra cui il Monumento a Maria Cristina d’Austria.

Al 1831, risale il Monumento ad Ercole Consalvi, segretario del papa Pio VII, in San Marcello al Corso. Opera spiccatamente canoviana, viene seguita dal Monumento al Cardinale Bertazzoli in Santa Maria Sopra Minerva.

Tra ritratti e soggetti mitologici

Dopo queste opere commemorative, Rinaldo Rinaldi si dedica anche ad alcuni bassorilievi di argomento mitologico, come quello con Cerere che impartisce a Trittolemo l’insegnamento dell’agricoltura, realizzata per il timpano della Villa Ferrajoli ad Albano. Il suo Adone ed il Busto di Tiziano, risalenti a questi anni, sono conservati nel vestibolo dell’Accademia di Venezia.

Al periodo della maturità appartengono alcuni ritratti, tra cui quello di Carlo Finelli eseguito nel 1853 e facente parte del mausoleo dello scultore in San Bernardo alle Terme. L’anno successivo, prende parte alla Promotrice di Torino con il Ritratto di Vincenzo Gioberti, mentre alla Mostra di Firenze del 1861 espone una Fortuna in bronzo e il gruppo in marmo Metabo con la figlia Camilla.

All’anno successivo risale il completamento del bassorilievo con Il trasporto della Casa di Loreto per la facciata di San Salvatore in Lauro. Tra le ultime imprese di Rinaldo Rinaldi vi è il Monumento funebre di Rosa Bottai del 1870, per il quadriportico del Verano, che porta avanti ancora strenuamente le istanze neoclassiche.

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