Juana Romani

Juana Romani. Pensierosa. Tecnica: Olio su tela
Pensierosa. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Juana Romani (Velletri, 1867 – Suresnes, 1923) nasce con il nome di Carolina Carlesimo. Insieme alla famiglia, nel 1877, a dieci anni, si trasferisce a Parigi. Vivendo nel quartiere latino, nel corso degli anni Ottanta inizia a posare come modella per i pittori delle Accademie Colarossi e Julian, ma anche negli atelier privati di Montparnasse.

Ancora molto giovane, Juana Romani conosce le opere di Jean-Jacques Henner (1829-1905) e fa di tutto per entrare come modella nel suo studio. Ci riesce nel 1883, quando il suo amico modello Angelo Arpino la introduce nell’atelier dell’artista, che la accoglie come modella per i suoi dipinti e ritratti di matrice orientalista.

Catturando ogni dettaglio possibile e osservando attentamente il lavoro dei maestri per cui posa, tra una pausa e l’altra durante le lunghe sessioni di pittura, la ragazza inizia a produrre i suoi primi disegni e i suoi primi ritratti.

La vita parigina: da modella a pittrice

All’inizio degli anni Novanta, l’affascinante e seducente Juana Romani, incoraggiata forse dallo stesso Henner e dal maestro Ferdinand Roybet (1840-1920), decide di smettere di lavorare come modella e diventa pittrice lei stessa.

Realizza solamente ritratti muliebri, quasi esclusivamente impostati su uno sfondo scuro da cui emergono seducenti donne circondate da una perturbante aria di decadenza. Vive nella Parigi della Belle époque, che riporta con pennellata virtuosistica nelle sue tele in cui compaiono donne della vita moderna ma anche le eroine e le protagoniste della storia e della letteratura, Salomè, Giuditta, Angelica, Erodiade, per citarne alcune.

Sembra ritrarsi continuamente nei suoi dipinti in cui il colore accattivante trionfa indiscusso, guardando non solo ai suoi maestri francesi, ma soprattutto al Seicento italiano. Il linguaggio di Juana Romani, così al passo con i tempi, le permette di esporre con grande successo ai Salons parigini dal 1888 al 1904, ma anche alle Esposizioni Universali del 1889 e del 1900 e alla Biennale di Venezia del 1901.

Tra il successo e i problemi mentali

Il successo della pittrice è incessante, soprattutto dopo il Salon del 1894, in cui riceve una vera e propria consacrazione da parte della critica francese, che ama i tessuti sontuosi che avvolgono le donne di Juana, così come gli sguardi languidi e i chiari riferimenti alla pittura di Velázquez e Tiziano.

Mercanti e collezionisti francesi, spagnoli e sudamericani, forse anche attirati dal suo nome, cominciano a comprare le opere di Juana Romani. Quando, però, partecipa alla Biennale di Venezia, la critica italiana non rimane colpita dalla sua opera, evento che comincia a creare i primi disturbi mentali dell’artista.

Dopo aver provato a riallacciare i contatti con la sua Velletri per l’organizzazione di una sua mostra ed aver ricevuto risposta negativa, la pittrice cade nel completo sconforto e in una crisi nervosa molto grave.

Nel 1905, il suo disturbo mentale si acuisce ancor di più a causa della morte di Henner, suo maestro e artista a cui è rimasta profondamente legata. Nel 1906 il suo amico Roybet, dopo una violenta crisi, la conduce in un manicomio vicino Parigi, dove rimarrà fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1923, quando ha solo cinquantasei anni.

Juana Romani: il fascino seducente dei ritratti muliebri nella Parigi della Belle Époque

Dopo l’esperienza come modella nei più importanti atelier parigini, Juana Romani inizia la sua avventura pittorica, caratterizzata da una velocissima ascesa ma anche da un rapido declino dovuto, purtroppo, alle sue condizioni mentali.

La tavolozza seducente, tutta concentrata su tonalità scure e madreperlacee, e il disegno impeccabile costituiscono la chiave delle sue figure femminili, tratte dalla contemporaneità, dalla storia, o da favolistici e perturbanti mondi letterari.

La sensibilità cromatica e compositiva di Juana Romani si nota dal suo primo dipinto apparso al Salon di Parigi del 1888, Gitane. Il potere femminile della seduzione ipnotica è presente in tutte le tele della pittrice, che costruisce ritratti che emergono dal fondo immancabilmente nero e risaltano per il colore opalino dell’incarnato e per quello charmant delle vesti dalle decorazioni floreali e bizantineggianti.

Il valore “eroico” della femme fatale

Al Salon del 1890 presenta l’Erodiade, mentre a quello del 1891 Giuditta e Maddalena, tutte donne fatali che rappresentano il nucleo principale della poetica di Juana Romani, così come Bianca Capello del 1892 e Pensierosa del 1894.

Quest’ultimo dipinto consegna alla pittrice un successo incredibile, dovuto non tanto alla scelta del soggetto, questa volta non precisamente legato ad una personalità conosciuta, quanto alla definizione di un cromatismo sontuoso che richiama quello seicentesco di Velázquez, soprattutto nella rappresentazione mimetica ed illusionistica delle stoffe, delle vesti e dell’incarnato.

Pensierosa è seguito poi dalla Primavera del 1895 e dalla sensualissima Fior d’Alpe del 1896, che presenta una donna succinta in tutta la sua potenza decadente e bohémienne. Dopo la Giovanna d’Arco, la Salomè e la Mina da Fiesole, eroine della storia e della letteratura, approda alla Biennale di Venezia del 1901 con Angelica, che però non le garantisce il successo sperato.

Profondamente legata alla sua città natale (e per questo non accetterà mai di diventare cittadina francese), cerca un contatto con l’ambiente artistico di Velletri, che intitolerà a lei la Scuola d’Arte locale.

Ma la forza plastica delle sue figure, l’accattivante tavolozza, la perfezione nella resa della carne e la costante abilità nel riprodurre tanto i tessuti quanto gli stati d’animo delle donne rappresentate non basteranno a sciogliere il suo dissidio interiore, che l’ha portata all’abbandono della pittura nel 1904, anno in cui partecipa al suo ultimo Salon con la Desdemona.

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