Sommario
Biografia
Salvatore Postiglione (Napoli, 1861 – 1906) è figlio del pittore Luigi Postiglione (1812-1881), quindi viene subito indirizzato allo studio dell’arte.
Si iscrive al Real Istituto di Belle Arti dove insegna anche lo zio Raffaele Postiglione (1818-1897), pittore di storia. In Accademia si forma sotto la guida di Stanislao Lista (1824-1908), Domenico Morelli (1826-1901), Gioacchino Toma (1836-1891) e Filippo Palizzi (1818-1899).
All’inizio degli anni Ottanta la morte del padre lo costringe ad uscire dall’Accademia perché non può più mantenersi gli studi. Comincia quindi a realizzare opere che vadano d’accordo con le richieste del mercato, per tentare di vivere senza problemi economici.
Appena ottenuti i primi guadagni e riconoscimenti, Salvatore Postiglione inizia a dedicarsi ad una pittura più degna degli studi effettuati e dell’ambiente artistico in cui è cresciuto.
La prima produzione è di carattere storico-romantico, data l’influenza inziale del padre e dello zio. Poi decide di dedicarsi anche alla ritrattistica e soprattutto alle ricerche sul vero, in seno agli sviluppi portati avanti dai rappresentanti realisti della Scuola napoletana.
Con pittori come il fratello Luca Postiglione (1876-1936), Vincenzo Irolli (1860-2949), Vincenzo Caprile (1856-1936), Gaetano Esposito (1858-1911) e altri, decora la Birreria Gambrinus, nel 1889-90.
Insieme a loro, ma anche a Filippo Palizzi e Saverio Altamura (1822-1897), nel 1890 Salvatore Postiglione entra a far parte del Circolo Artistico Politecnico di Napoli. Undici anni dopo viene nominato direttore della Scuola di Pittura di Modena, posto che mantiene fino al 1904.
Purtroppo poco tempo dopo viene colpito da una paralisi che lo costringe ad abbandonare l’insegnamento e a tornare a Napoli, dove muore nel 1906.
Pittura di storia: gli esordi
L’esordio pubblico di Salvatore Postiglione risale al 1880, quando partecipa al concorso del Ministero della Pubblica Istruzione. Vi presenta una testa di donna, vincendo un premio di duemila lire. Poco prima si era fatto conoscere con il ritratto del suo insegante Stanislao Lista. Ben presto però si dedica ad una raffinata produzione di carattere storico-romantico, nel solco dello zio Raffaele.
Partecipa infatti alla Promotrice napoletana del 1881 e del 1882 con una serie di dipinti legati alla memoria dantesca. Quel giorno più non vi leggemmo avanti ad esempio, è un dipinto tratto dal racconto di Francesca nel canto V dell’Inferno, come Francesca da Rimini.
Nel 1883 all’Esposizione di Roma indaga invece un tema storico e letterario insieme. In Arnaldo da Brescia dinanzi ad Adriano IV tratta un episodio della vita del religioso, presente anche nella tragedia settecentesca di Giovanni Battista Niccolini.
Il culmine della fase storica viene raggiunto da Salvatore Postiglione nel 1888 quando realizza Adelaide di Savoia e Pier Damiani. Dipinto questo assolutamente apprezzato da Domenico Morelli che lo acquista per poi donarlo alla Galleria Nazionale di Roma.
Ritratti e Verismo di Salvatore Postiglione
Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Novecento Salvatore Postiglione comincia anche a dedicarsi all’attività di ritrattista. Con il Ritratto di un giovane paggio, del 1890 ottiene un premio di quattromila lire concesso dal Municipio di Napoli per la miglior opera.
Da questo momento in poi realizzerà una serie di ritratti come quello del Conte Della Valle e della Contessa Della Valle del 1906.
Compie una piccola incursione nella tecnica dell’affresco, mettendosi alla prova in un salone del Palazzo della Borsa di Napoli. Dopo aver affrescato anche il Castello Miramare a Trieste e nel Duomo di Nola, comincia ad interessarsi alla pittura verista.
La tradizione del verismo napoletano partiva dalla Scuola di Posillipo, passava per il calligrafismo dei Palizzi ed arrivava alla Scuola di Resina negli anni Settanta.
In seguito alla presenza di Mariano Fortuny (1838-1874) a Napoli, le tavolozze dei pittori della Scuola napoletana si arricchiscono di toni chiari e luminosi. Le tele si riempiono di ritratti e paesaggi dominati dalla luce partenopea e da una pennellata virtuosa e movimentata.
Ad ereditare le istanze portate da Fortuny sono soprattutto l’abruzzese Francesco Paolo Michetti (1851-1929), il romano Antonio Mancini (1852-1930) e il campano Eduardo Dalbono (1841-1915). Questo linguaggio arriva anche ad una serie di artisti, citati precedentemente, con cui Salvatore Postiglione si dedica alla decorazione della Birreria Gambrinus.
Ebbene, anche Salvatore Postiglione si addentra in una fase pittorica in cui si affianca soprattutto ai modi stilistici di Vincenzo Irolli. Si fa interprete di una pittura gioiosa e ispirata alla vitalità popolare napoletana. Salvatore permea soprattutto i ritratti di questa particolare cifra stilistica, coinvolgendo anche il fratello minore Luca.
I tratti simbolisti dell’ultima produzione
Nella sua ultima fase pittorica Postiglione risente dell’influenza del generale clima preraffaellita che si diffonde prevalentemente a Roma attorno alla figura di Nino Costa (1826-1903). A Napoli i temi e i tratti stilistici simbolisti si propagano grazie alla permanenza in città di Gabriele D’Annunzio dal 1891 al 1893.
La sua poetica si diffonde prevalentemente nell’ambiente del Circolo Artistico Politecnico di cui Salvatore Postiglione entra a far parte proprio nel 1890. È in dipinti come Amica del lago, Armonia bianca, Lungo la via che emerge prevalentemente quest’aura simbolica e preraffaellita.
Dopo la morte dell’artista nel 1906, vengono presentati alla Mostra di Venezia del 1910 due suoi dipinti dell’ultima fase: Interno e Cuore contento.
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