Sommario
Biografia
Santo Varni (Genova, 1807 – 1885) inizia il suo apprendistato presso la bottega di un orafo, mentre in seguito passa nella bottega di un intagliatore di legno. Viste le sue spiccate doti di modellatore, nel 1821, si iscrive all’Accademia Ligustica di Genova, dove studia prima sotto la guida di Bartolomeo Carrea (1764-1839) e poi con Giuseppe Gaggini (1791-1867).
Il soggiorno a Firenze
Quest’ultimo scultore, lo introduce ad un classicismo permeato di istanze puriste, ma anche già incline alla considerazione di elementi naturalisti. Nel 1835, Santo Varni si sposta a Firenze per completare la sua formazione al seguito di Lorenzo Bartolini (1777-1850), grazie al quale approda definitivamente alla poetica purista.
Lo studio del Rinascimento a Firenze risulta fondamentale per la produzione dello scultore genovese, che inizia a modellare il marmo seguendo l’esempio solenne e cadenzato degli autori del Quattrocento. In più, Lorenzo Bartolini gli presenta l’artista inglese John Flaxman (1755-1826) e quindi lo apre anche allo scambio internazionale.
Il rientro a Genova e i numerosi incarichi
Ritornato a Genova nel 1838, Santo Varni subentra quasi subito a Giuseppe Gaggini nella cattedra di scultura all’Accademia di Genova. Ma nel frattempo, inizia a ricevere una lunga serie di incarichi ufficiali, che, nel 1842, lo portano ad essere nominato scultore onorario del re Carlo Alberto di Savoia.
Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento, lavora a numerosi monumenti in area ligure, in particolare si occupa del Monumento a Cristoforo Colombo, eretto a Genova. Contemporaneamente, si dedica anche a committenze private, per la realizzazione di ritratti e soprattutto monumenti funebri. Santo Varni, instancabile studioso, è conosciuto anche come raffinato collezionista e in qualità di critico, come testimoniano diversi scritti da lui pubblicati.
Nel 1851, fa la sua comparsa all’Esposizione Internazionale di Londra e nel 1859, 1860 e 1865 partecipa alle Promotrici di Torino e Genova. Muore nella sua città nel 1885, all’età di settantotto anni.
Santo Varni: la scultura purista a Genova
Dopo il soggiorno fiorentino e l’apprendistato presso Lorenzo Bartoloni, Santo Varni si lega indissolubilmente alla poetica purista, tenendo sempre presente l’equilibrio delle forme e la solennità della statuaria del Quattrocento toscano.
A questo punto, oltre che a diventare uno dei punti di riferimento, a Genova, delle nuove istanze puriste, diviene uno degli scultori più ricercati, anche e soprattutto per il suo costante e riflessivo riferimento alla natura.
Rientrato a Genova, si occupa di diverse tombe che gli vengono commissionate nel Cimitero Monumentale di Staglieno. È incaricato poi dell’esecuzione di diversi monumenti celebrativi: oltre a quello di Cristoforo Colombo, realizza quello del Generale Chiodo a La Spezia, ma anche la statua di Emanuele Filiberto per il Palazzo Reale di Torino e la tomba per la Regina Maria Teresa nella basilica di Superga.
Va sottolineato, però, anche il fondamentale impegno di Santo Varni come studioso d’arte e archeologia antica, tanto da essere considerato un vero e proprio erudito. L’aspetto del collezionismo d’arte classica è preponderante nell’elaborazione della sua figura di scultore purista.
Ciò è testimoniato anche dallo scambio epistolare intrattenuto con Pietro Selvatico (1803-1880), architetto padovano e figura fondamentale nella conservazione di monumenti e affreschi del Medioevo e del Rinascimento.
Nel 1859, partecipa alla Mostra di Torino con il Ritratto della Principessa Maria de Solms Bonaparte Wyse, mentre nel 1860 espone a Genova La figlia di Jefte e Ritratto dell’architetto Canina. È di nuovo alla Promotrice genovese nel 1865, con il Ritratto della principessa Clotilde e con il Ritratto della regina di Portogallo.
Nella Galleria Principe Oddone a Nervi sono conservate diverse opere in marmo di Santo Varni, tra cui la Saffo, scultura che mostra l’evidente influenza di Lorenzo Bartolini, soprattutto per quanto riguarda l’equilibrio compositivo, la solidità delle forme, ma anche l’afflato spirituale che pervade l’opera.
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