Sommario
Biografia
Francesco Raffaele Santoro (Mongrassano, 1844 – Roma, 1927), figlio di Giovanni Battista, si forma inizialmente in Calabria sotto l’ala del padre. In un secondo momento, si trasferisce a Napoli per studiare insieme al cugino Rubens Santoro (1859-1942). Nel 1863 si trasferisce prima in Scozia e poi in Inghilterra per portare a compimento la sua formazione.
Il 1885 è l’anno in cui si stabilisce a Roma, per approfondire gli studi paesaggistici, realizzando una serie di vedute della campagna romana. Queste erano destinate ad illustrare cartoline per i turisti e i collezionisti tedeschi in Italia.
Proprio per questa sua prima attività di paesaggista, si sposta frequentemente in Umbria, in particolare a Spoleto, vicino alle Fonti del Clitunno.
Partecipa a moltissime esposizioni italiane, dal 1863, anno in cui esordisce a Napoli, fino al primo decennio del Novecento. Francesco Raffaele Santoro espone paesaggi e scorci suggestivi del Lazio e dell’Umbria, ma anche e soprattutto soggetti di genere e di costume tradizionale e folklorico.
L’autore si serve abitualmente del mezzo fotografico per meglio catturare l’oggettività della realtà, da poter poi restituire nei suoi oli e acquarelli. Paesaggi e scene di genere del mondo anglosassone e del centro-sud italiano fanno parte del suo repertorio, in parte offuscato dal più celebre cugino Rubens.
La grande perizia tecnica è stata comunque apprezzata a livello critico e di mercato, in occasione delle numerose mostre a cui ha partecipato. Dopo una lunga carriera, Francesco Raffaele Santoro muore a Roma ad 83 anni, nel 1927.
Francesco Raffaele Santoro: scorci e scene di costume popolare
L’esordio dell’artista, nel solco della pittura di genere di matrice napoletana, avviene nel 1863. Alla Promotrice di Napoli espone La lettura, un soggetto molto piacevole che però ancora non mostra la maturità del linguaggio di Francesco Raffaele Santoro.
Alla Promotrice di Torino del 1876 presenta una serie di tre Marine, tutte legate alle sue origini calabresi, ma mediate dalla luce del paesaggio napoletano.
All’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli del 1877 presenta Il lutto in Fuscaldo. Mentre a quella di Torino del 1880 espone tre dipinti di genere: Momento d’ozio, Assorte ad altri affetti e Il medico dell’anima. Già in questi anni comincia ad ottenere i primi consensi dal pubblico e dalla critica, anche se si trova in Inghilterra, luogo che tornerà spesso nei suoi paesaggi.
Pur non essendo ancora rientrato a Roma, nel 1883 Francesco Raffaele Santoro partecipa all’Esposizione Nazionale di Belle Arti, esponendo Pescariello e compagnia bella, Il pane quotidiano e Non so’ cchiù bonu!.
Paesaggi napoletani, umbri e romani
Il paesaggio e i costumi popolari del sud e del centro Italia ritornano in molte tele di Francesco Raffaele Santoro, soprattutto al momento del suo ritorno a Roma.
Ne sono esempio i dipinti presentati nel 1887 a Genova: Costume di Frosinone, Palazzo Donn’Anna – Posillipo, Il Vesuvio da Posillipo, La cerinaia. Tutte opere queste, ancora memori degli insegnamenti cromatici e luministici acquisiti a Napoli negli anni Sessanta.
Il suo soggiorno inglese emerge da opere come degli anni Ottanta e Novanta, ma soprattutto suoi frequenti spostamenti in Umbria vivono nei paesaggi degli ultimi anni. Nel 1890 a Torino espone Al Foro romano e Porta di San Francesco a Narni, mentre Mi baci (costume della campagna romana) e Ricordo di Narni compaiono nel 1892, sempre a Torino.
L’anno successivo alla Mostra Nazionale di Belle Arti di Roma espone Costume romano, A Spoleto, Fermata protetta. Ancora nel 1909 partecipa all’esposizione di Rimini con Torre di Lucrezia Borgia, comparendo per l’ultima volta in una mostra.
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