Giovanni Signorini

Giovanni Signorini. Veduta di un Porto - Olio su Tela, 81,9 x 134,6 cm
Veduta di un Porto. Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Giovanni Signorini (Firenze, 1808 – 1862) frequenta saltuariamente l’Accademia di Firenze, prediligendo soprattutto la copia dall’antico. I suoi modelli principali sono Claude Lorrain e Salvator Rosa e più in generale il paesaggio del Seicento.
In effetti esordisce in Accademia nel 1839, esponendo copie di questi autori eseguite in lunghe sessioni di pittura all’interno della Galleria.

Per tutta la vita continua a dedicarsi all’attività di copista dei paesaggi dei Seicento italiano. Affianca ad essi vedute della città di Firenze e paesaggi d’invenzione, molto legati alla concezione tradizionale e classicista.

Con gli anni, Giovanni Signorini raggiunge un discreto successo soprattutto in ambito fiorentino, ottenendo anche diverse committenze da parte del Granduca Leopoldo II. Tra il 1844 e il 1845 decora alcuni ambienti di villa Demidoff, situata alle porte di Firenze.

Interprete ufficiale di vedute e dipinti che raffigurano le principali feste e manifestazioni fiorentine, viene ricordato dal figlio Telemaco (1835-1901), come il “pittore del Granduca”. Negli anni Cinquanta apre una scuola di pittura in cui si formano i figli, ma anche pittori come Vincenzo Cabianca (1827-1902), giunto da Verona.

Nel 1860 Giovanni Signorini compie un viaggio a Venezia insieme al figlio. Muore a Firenze due anni dopo. Nel 1853 tutte le vedute del pittore facenti parte della collezione dei granduchi erano state esposte nella “Galleria dei quadri moderni” a Palazzo Crocetta.

Giovanni Signorini, vedutista nella Firenze granducale

Copista di opere di Salvator Rosa e Claude Lorrain, Giovanni Signorini si forma proprio sul paesaggio del Seicento. Quinte arboree, una luce tersa e intensa, ma anche una ricca visione d’insieme tipica del Seicento caratterizza le sue vedute.

La composizione del paesaggio realizzata con una successione limpida di piani paralleli è presente in diverse sue opere. Ne sono esempio Paese con mulino e Marina con flutti agitati, vedute esposte nel 1841. Mentre l’anno successivo presenta una serie di vedute di Firenze, tra cui Veduta del Ponte alla Badia.

Il racconto delle feste fiorentine

Dal 1843, Giovanni Signorini inizia ad elaborare una serie di paesaggi che hanno l’intenzione di rappresentare le feste fiorentine. Questa produzione di carattere ufficiale inizia con Fuochi d’artificio dal Ponte alla Carraia, oggi conservato a Palazzo Pitti.

Il dipinto viene acquistato da Leopoldo II che rimane talmente soddisfatto dall’artista che gli commissiona due redazioni dell’Inondazione del Serchio. Al 1844 risale l’opera ispirata alla festa del patrono di Firenze San Giovanni Battista, il Palio dei cocchi in piazza Santa Maria Novella.

La Veduta dell’Arno da Ponte Vecchio del 1846 rappresenta il culmine del riferimento al paesaggio del Seicento, anche se spiccano i nuovi lampioni a gas del Lungarno.
La luce tipica dei paesaggi di Lorrain invade tutto il dipinto e caratterizza anche le vedute realizzate per villa Demidoff.

La corsa dei barberi al Prato, Befana al mercato novo e Berlingaccio in piazza Santa Croce sono altre scene ispirate alle feste fiorentine, risalenti alla fine degli anni Quaranta.

Nel decennio successivo, Giovanni Signorini si dedica prevalentemente a vedute di Firenze dal Monte alle Croci, spesso replicate e destinate al mercato dei turisti, desiderosi di portare a casa un ricordo della città. Una di queste repliche, del 1857, è conservata a Palazzo Pitti.

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