Stefan Aleksander Bakałowicz

Stefan Aleksander Bakałowicz. Lo Scriba (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Lo Scriba (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Stefan Aleksander Bakałowicz (Varsavia, 1857 – Roma, 1947), artista polacco, figlio del pittore di genere Władysław Bakałowicz (1833-1904), viene avviato al mestiere dal padre, per poi proseguire con un apprendistato presso il paesaggista e pittore di storia di Varsavia Wojciech Gerson (1831-1901).

In seguito, si trasferisce a San Pietroburgo per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Qui perfeziona il suo indirizzo tardo romantico, facendosi interprete di una pittura tecnicamente impeccabile. Nel 1882, ottiene una borsa di studio per perfezionarsi al di fuori dell’Impero. Compie prima un soggiorno a Parigi, per poi giungere all’Egitto e alla Libia ed infine approdare a Roma.

Roma

Eccezion fatta per qualche sporadico soggiorno a Varsavia, San Pietroburgo e l’Egitto Stefan Aleksander Bakałowicz rimane in Italia per tutta la vita. La Città Eterna rappresenta a tutti gli effetti il punto di svolta per la carriera del pittore polacco. Inizialmente, frequenta la cerchia di pittori polacchi a Roma, ed in particolare Henryk Hektor Siemiradzki (1843-1902), con cui condivide l’interesse per l’antico.

Infatti, pur essendo specializzato nel genere storico e celebrativo di stampo accademico, a Roma, è conosciuto soprattutto per la sua produzione legata alla rievocazione antica e alla pittura orientalista.

L’importanza dell’Egitto e di Pompei

Avendo soggiornato in Egitto anche nel 1903, i luoghi di cui esegue schizzi ed impressioni durante il viaggio sono le ambientazioni predilette dal pittore, rese attraverso una filologica e precisa ricostruzione scenografica e di costume.

Accanto alla pittura orientalista, quella neopompeiana detiene un importante ruolo nella produzione di Stefan Aleksander Bakałowicz. Durante i primi anni del Novecento, si reca frequentemente a visitare gli scavi di Pompei, per studiare le ambientazioni e gli affreschi da riprodurre nelle sue tele di ricostruzione antica.

Da questi studi scaturiscono raffinate scene neopompeiane, in cui una generosa luminosità pone attenzione ai minuziosi e filologici dettagli delle architetture, dei costumi, degli oggetti come vasi antichi, piccole statue, fontane, ventagli, coppe, marmi ed edicole.

Grazie a questa produzione, contraddistinta da un descrittivismo quasi lenticolare, il pittore russo acquista un immediato e notevole successo nel mercato europeo, che arriva al suo culmine verso i primi del Novecento e che, piano piano, declina a ridosso della Prima guerra mondiale.

In effetti, la sua pittura viene definita ormai antiquata e ripetitiva dall’Accademia di San Pietroburgo che, dopo il 1914, rifiuta di organizzare la sua personale. Peraltro, il pittore aveva l’abitudine di vendere ai suoi collezionisti dipinti di ricostruzione pompeiana molto simili tra loro, a parte qualche piccola variante. Muore a Roma nel 1947 a novant’anni.

Nonostante si sappia poco delle sue vicende biografiche, è sicuro che abbia sposato una donna romana, Giuseppina Aloisi, e che abbia vissuto con lei in via del Babuino. Diverse opere dell’autore sono esposte al Museo di Stato Russo di San Pietroburgo.

Stefan Aleksander Bakałowicz: la pittura orientalista e neopompeiana

La prima fase prettamente accademica, in cui Stefan Aleksander Bakałowicz si dedica alla pittura di storia in Russia, è contraddistinta da alcune opere particolarmente significative della sua giovinezza.

Tra di esse spicca la grandiosa tela con la Battaglia di Grunwald, eseguita insieme al pittore Jan Matejko (1838-1893) che rappresenta un importante avvenimento della storia polacca del Quattrocento: la battaglia contro l’esercito teutonico.

Giunto in Italia, il pittore, come accennato, cambia le prospettive della sua pittura, dedicandosi quasi esclusivamente a temi orientalisti e di ricostruzione neopompeiana. La sua pittura è costituita da un cromatismo luminoso e raffinato, fatto di pennellate accurate e di piccoli dettagli filologici. 

Dettagli che si notano nei suoi primi dipinti romani degli anni Novanta e del primissimo Novecento, conservati in diversi musei di San Pietroburgo e Mosca, tra cui Gladiatori prima di apparire nell’arena e Lo scriba del faraone.

In particolare, quest’ultimo dipinto dimostra una profonda conoscenza da parte di Stefan Aleksander Bakałowicz della cultura e dell’antichità egizia, perché ritrae uno scriba seduto con le gambe incrociate, proprio come diverse statuette di scribi risalenti al 2000 a.C.

Tra le opere neopompeiane più significative si segnalano: Nutrendo le colombe, All’affresco, Discobolo, Catullo che legge i suoi poemi agli amici, scena nell’antica Roma, Ode. A delicate e leggere scene amorose e di vita quotidiana fanno da sfondo affreschi pompeiani, che riproducono alla perfezione i quattro stili, così come le tele orientaliste trasmettono a pieno l’atmosfera esotica e calda del deserto.

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