Teodoro Matteini

Teodoro Matteini. Ritratto della Contessa Quarenghi (Dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Ritratto della Contessa Quarenghi (Dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Teodoro Matteini (Pistoia, 1754 – Venezia, 1831) nasce a Pistoia, ma si forma a Roma, grazie alla protezione dell’abate Forteguerri. Allievo di Pompeo Batoni (1708-1787) e Domenico Corvi (1721-1803), acquisisce subito una spiccata sensibilità verso il genere del ritratto, che gestisce con una sapiente modulazione disegnativa e cromatica attenta al vero e ad un profondo interesse per l’introspezione ed il carattere umano.

Da questo punto di vista, Teodoro Matteini si avvicina alla ritrattistica di Angelica Kauffmann (1741-1807), presente a Roma negli anni Ottanta e in contatto con Pompeo Batoni. Come lei, però, non si occupa soltanto di ritratti, ma si avvicina anche alla pittura di storia, soprattutto nel momento in cui, notato dal Granduca di Toscana Ferdinando II, viene chiamato a lavorare a Firenze nella prima metà degli anni Novanta del Settecento.

Il trasferimento a Venezia: la cattedra di pittura in Accademia

Dopo i primi lavori romani, dunque, il pittore pistoiese lavora per diversi committenti privati soprattutto al nord: si trasferisce prima a Milano, poi a Bergamo ed in seguito a Venezia, dove, nel 1807, ottiene la cattedra di pittura in Accademia.

L’attività didattica di Teodoro Matteini risulta estremamente fondamentale per tutta la generazione successiva di pittori veneti che costituiranno un nuovo nucleo romantico, soprattutto nell’ambito del ritratto, genere in cui il pittore spicca sempre di più, anche a livello internazionale.

Tra i suoi allievi, emergono Giovanni Demin (1768-1859), Francesco Hayez (1791-1882), Ludovico Lipparini (1800-1856) e Michelangelo Grigoletti (1808-1859). I suoi ritratti dal tono sentimentale, che richiamano anche lo stile di Elisabeth Vigée Le Brun (1755-1842) oltre che quello di Kauffmann, data la sua scelta di fondali naturali in cui inserisce i personaggi rappresentati, sono denotati da una semplicità elegante e raffinata.

Il gusto inglese della rappresentazione si riscontra anche nel tono elegiaco ed arcadico di alcune composizioni, che si uniscono alla celebrazione dell’antico, che mai diviene imitazione snaturata.

In effetti, pur essendo uno dei maggiori ed ultimi rappresentanti del Neoclassicismo a Venezia, ciò non si nota tanto dai ritratti, ma soprattutto dall’opera grafica e dalla traduzione incisoria, che comprende numerose compie dall’antico di carattere erudito. Si dedica al ritratto e all’insegnamento fino alla sua morte, sopraggiunta a Venezia nel 1831, a settantasette anni.

Teodoro Matteini: il ritratto dal tono arcadico e sentimentale di gusto inglese

Alla metà degli anni Ottanta del Settecento risale il primo importante incarico di Teodoro Matteini che, nel suo apprendistato romano, si occupa di due tele a soggetto sacro per la chiesa di San Lorenzo in Lucina. A Roma, realizza anche i primi ritratti commissionati dall’aristocrazia locale e La predicazione di San Bernardino per il Duomo di Perugia.

Rientrato in Toscana nel 1754, per il Granduca Ferdinando III esegue la bella tela con Angelica e Medoro di chiara impostazione classica. I suoi anni milanesi, invece, sono accompagnati da una serie di disegni dedicati alla copia del Cenacolo di Leonardo, poi tradotti in incisioni da Raffaello Morghen (1758-1833). Mentre a Bergamo si occupa degli affreschi di alcune sale dei palazzi Piazzoni, Mainoni e Cavalli.

I primi contatti con Venezia risalgono proprio ai confusi anni successivi al Trattato di Campoformio e quindi alla dominazione austriaca. L’impegno di Teodoro Matteini come ritrattista si rivela subito in alcune opere di chiaro gusto sentimentale ed europeo, commissionate dalla nobiltà veneziana ed europea, come Giovinetta con la lettera e Giovane signora con foglio di musica.

Sempre alla fine del Settecento si data una delle opere più riuscite del pittore, i Due fratelli in giardino, che presenta un’atmosfera elegiaca e naturale che accoglie i due protagonisti rappresentati in pose leggermente rigide, che però, si ammorbidiscono nelle opere successive e decisamente meno acerbe, come il Ritratto del conte Ludovico Widmann, dove riscopre il gusto inglese dell’atteggiamento stanco e pensieroso di un aristocratico tra i suoi animali e nella sua campagna.

Ancora, sono da segnalare l’Allegoria nuziale e l’Allegoria della pace che trionfa sulla terra, due opere molto significative di Teodoro Matteini che si inseriscono nel filone del ritratto simbolico e che presentano una più accentuata memoria dell’antico.

Questa, però, non lo spinge comunque a rinunciare a quella notazione di grazia naturale che si configura come una sorta di neoclassica teoria degli affetti di leggiadro indirizzo sentimentale.

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