Ernesto Thayaht

Ernesto Thayaht. La Vittoria dell’Aria. Scultura in alluminio
La Vittoria dell’Aria. Scultura in alluminio

Biografia

Ernesto Thayaht (Firenze, 1893 – Pietrasanta, 1959), nato in una famiglia anglo-svizzera dai forti interessi culturali, cresce a Firenze, in villa Ibbotson, di proprietà del nonno scultore neoclassico statunitense, Hiram Powers (1805-1873).

Vivendo in questo ambiente così fertile dal punto di vista artistico e culturale, il giovane Ernesto Tahyaht si avvicina subito al disegno, alla pittura e alla scultura. Interrompe gli studi classici per compiere un viaggio a Parigi nel 1915, deciso ad ampliare la sua formazione, confrontandosi con l’ambiente internazionale, data anche la vocazione cosmopolita della sua famiglia.

Esordisce poco dopo nello studio Brogi a Firenze, firmando i suoi lavori con il nome “Cheak”, passando poi a Tayat ed infine al palindromo Thayaht, escludendo il suo cognome originario Michahelles.

In queste prime prove grafiche si nota la forte influenza che sull’artista hanno avuto i futuristi fiorentini di “Lacerba”, di cui aveva visitato la mostra presso Gonnelli nel 1914.

Infatti, è il periodo delle composizioni astratte e dinamiche, in cui Ernesto Thayaht dimostra di padroneggiare un segno raffinato e sapiente, lineare e decorativo allo stesso tempo.

Indotto per tre anni ad abbandonare la ricerca artistica a causa di una malattia al fegato che lo costringe a letto, riprende la sua attività nel 1918, quando tiene una personale nel suo studio fiorentino.

Parigi e l’America: le arti applicate

Dopo la sua personale, compie un altro soggiorno, questa volta molto più lungo, a Parigi, dove frequenta l’Académie Ranson e dove inizia a lavorare come designer e stilista per la casa di moda Madeleine Vionnet.

È qui che pensa e progetta la famosa Tuta, un abito semplice, pratico ed essenziale, dalle linee e dal concetto futuristi, che presenta a Firenze nel 1919, colpendo l’opinione pubblica per il dinamismo delle linee e dello stile, adatto alla movimentata vita moderna.

L’anno successivo è negli Stati Uniti per frequentare alcuni corsi ad Harvard, tutti legati allo studio scientifico del colore e alle leggi matematiche applicate all’arte, alla proporzione, al dinamismo. Nel frattempo, si interessa alla filosofia di Bergson, approfondendo il suo concetto di tempo, durata e flusso.

La scultura

Rientrato in Italia, continua a collaborare con la Vionnet nella progettazione di abiti, ma allo stesso tempo, inizia ad interessarsi al design di mobili, oggetti d’arredo, elementi decorativi, che espone alla Mostra d’Arte Decorativa di Monza del 1923 e del 1927.

Artista eclettico e versatile, collabora con il fratello Ruggero detto Ram (1898-1976) nella realizzazione della scenografia e degli abiti dell’Aida di Verdi, diretta da Visconti di Modrone. È in questo periodo che Ernesto Thayaht inizia ad eseguire le prime sculture, con dinamiche, lineari, veloci e fugaci superfici levigate, caratterizzate da un Futurismo personale e sintetico, decorativo e allo stesso tempo solenne.

Alla fine degli anni Venti, conosce Marinetti, che lo incoraggia a coltivare le sue abilità scultoree. Diventerà, non a caso, uno dei maggiori rappresentanti del secondo Futurismo, attraverso la continua sperimentazione che porterà anche all’invenzione di una lega metallica chiamata Thayahtite.

Tra fotografia, uso di nuovi materiali, sperimentazioni tecniche e scelta di temi legati alla spiritualità e all’esoterismo, l’artista espone tra Biennali e Sindacali fino agli anni Quaranta. Nel decennio precedente, in una corrispondenza con Ezra Pound, giunge alla formulazione della tecnica “traiettiva”, per illustrare la terza dimensione sul piano.

L’opera d’arte totale, fatta di pittura, scultura, architettura e arte applicata, è il nucleo fondante della poetica di Ernesto Thayaht, che, poco prima della Seconda guerra mondiale, si rifugia nella sua casa futurista di Pietrasanta, progettata da lui stesso.

Negli ultimi anni, si dedica di nuovo agli studi scientifici e all’astronomia, appassionandosi all’avvistamento degli Ufo. Personalità curiosa e complessa fino alla fine, muore proprio a Pietrasanta nel 1959, a sessantasei anni.

Ernesto Thayaht: la ricerca futurista tra moda, scienza ed innovazione tecnica

La vocazione eclettica e multidisciplinare del lavoro futurista di Ernesto Thayaht è ben riscontrabile sin dalla primissima produzione grafica e pittorica. Il significato tecnico-scientifico di alcune sue declinazioni progettuali si nota sin dalla scoperta del Futurismo fiorentino negli anni Dieci.

Dopo la sua esperienza parigina, si avventura nel mondo della moda e del design, dando vita a pezzi unici ed irripetibili della storia dell’avanguardia italiana.

Fedele alla simmetria dinamica, alla scientificità cromatica e al concetto di durata di Bergson, dal punto di vista scultoreo, Ernesto Tahyaht elabora figure stilizzate e sintetiche, dalle superfici lineari e vertiginose, come si nota da quelle esposte alla Mostra dei Trentatré Artisti futuristi di Milano del 1929.

Tra dipinti, sperimentazioni con specchi, disegni e sculture, presenta trentatré opere, come Vertigine, Orchidee nello specchio, Violinista, Dux, Spiralfiori, Giostra, I quattro elementi, Nuotatori, Il corpo ritorna alla terra, Desiderio e Compensazione di temperamenti.

La scultura lineare La prua d’Italia compare alla Mostra d’Arte Regionale Toscana del 1930, stesso anno in cui partecipa alla sua prima Biennale veneziana con sei opere, tra cui Bautta, Timoniere e Fienaiola.

La dinamica e severa Vittoria dell’aria in alluminio viene esposta dall’artista alla Quadriennale di Roma del 1931. Il motivo del volo è spesso affrontato in questi anni da Ernesto Thayaht, non solo nella pittura e nella scultura ma anche nella moda e nella progettazione, con l’invenzione del carro-vela, mezzo di trasporto a vento sperimentato agli inizi degli anni Trenta.

Alla Biennale del 1932 espone Tuffo e Trittico dell’amicizia, mentre alla Quadriennale romana de 1935 i due complessi aerodinamici e plastici Cantabalilla e I figli della lupa. Al 1939, risale invece il dipinto Aeropittura del grande timoniere, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche.

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