Gavino Tilocca

Gavino Tilocca. Aurora. Scultura in bronzo
Aurora. Scultura in bronzo

Biografia

Gavino Tilocca (Sassari, 1911 – 1999), figlio di un marmista sassarese, si avvicina alla scultura sin dalla tenera età, incoraggiato costantemente dai genitori e dall’apprendistato nella bottega paterna.

Date le sue ottime doti scultoree, sviluppate anche nel corso della frequentazione dell’Istituto tecnico di Sassari, nel 1930, Gavino Tilocca viene inviato a Carrara, per studiare presso l’Accademia di Belle Arti.

Qui, ha come insegnante e mentore Arturo Dazzi (1881-1966), che lo introduce alla trattazione classica ed equilibrata delle forme, che si risolve nell’utilizzo del marmo e del bronzo e nel concepimento di figure compatte e dal plasticismo pieno e lineare.

Nel 1933, esordisce alla Mostra Interprovinciale sarda di Sassari e nello stesso anno si diploma, dando avvio ad una carriera ricca di riconoscimenti e caratterizzata da una regolare attività espositiva, soprattutto nella sua terra.

L’attività artistica in Sardegna

Nel corso degli anni Trenta, rientrato in Sardegna, vive tra Cagliari, Sassari ed Iglesias, dove insegna disegno al Liceo Artistico locale. Fino allo scoppio della guerra, lo scultore dà vita ad una serie di opere lavorate con estrema finezza e sicurezza: passa dalla compattezza plastica delle masse di alcune figure femminili levigate ed equilibrate, alla scabrosità delle superfici delle sculture realizzate in creta.

Tra opere decorative e ritratti si svolge tutta l’attività scultorea di Gavino Tilocca, che interrompe brevemente durante la Seconda guerra mondiale. Tra mostre personali e numerose esposizioni tra Sassari, Cagliari, Roma e Venezia, lo scultore, nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, sviluppa un linguaggio molto vicino a quello di Marino Marini (1901-1980).

A partire dal 1955, inoltre, l’artista si distingue per la produzione ceramica: una lunga serie di bassorilievi, di suppellettili e di elementi d’arredo vengono realizzati da Gavino Tilocca sviluppando una rielaborazione intensa e specifica della scultura arcaica sarda.

La riscoperta di alcuni valori primitivisti, la ruvidità della materia, il plasticismo solenne e ieratico caratterizzano, forse con un po’ di ritardo rispetto allo stile novecentista, la produzione dell’artista per tutti gli anni Sessanta e Settanta.

A questo punto, diventa uno dei maggiori rappresentati della scultura sarda del secondo Novecento. Dagli anni Sessanta in poi, si occupa dell’insegnamento e del laboratorio di Ceramica presso l’Istituto d’Arte di Sassari, ruolo che lo assorbe quasi completamente per molti anni, fino al 1976.

Lavora assiduamente fino agli anni Ottanta, ritornando alla terracotta, al bronzo, alla creta, tralasciando, negli ultimi anni, la ceramica. Dopo una importante personale a Sassari nel 1997, muore nella stessa città due anni dopo, all’età di ottantotto anni.

Gavino Tilocca: la scultura novecentista in Sardegna

L’attività espositiva di Gavino Tilocca inizia alla fine degli anni Trenta, al suo rientro in Sardegna dopo la formazione carrarese. Nel 1937 espone la Testa di giovinetta alla Mostra Sindacale Fascista di Napoli e anche a tre rassegne sarde, che segnano l’inizio della sua regolare attività espositiva nella sua regione.

Nel 1939 prende parte alla Quadriennale di Roma con un’altra Testa di giovinetta e con Testa di bimba, sculture in bronzo che mostrano la straordinaria solennità e primitivismo delle figure, raffinate e silenziose, in cui le masse si chiudono su loro stesse creando volumi pieni ed espressivi, immersi e allo stesso tempo distaccati dallo spazio circostante.

Ritratto di adolescente compare alla Biennale veneziana del 1940, poi riproposto da Gavino Tilocca, insieme al Ritratto di giovinetta, alla Sindacale Fascista di Milano del 1941. Nel frattempo, lo scultore realizza diverse opere pubbliche in area sarda, tra cui il bassorilievo in creta con i Dieci Comandamenti per il Tribunale di Sassari e la statua di Santa Barbara per la parrocchiale di Carbonia.

Tra le opere più importanti del dopoguerra vi sono alcune terrecotte preziosissime, in cui le figure, caratterizzate da un forte primitivismo, spiccano per la loro compattezza volumetrica e per un geometrismo ricco e sintetico: Donna in costume con brocca e cesto, Donna sarda, Daniela e Guerriero sardo su cinghiale, molto vicino alle enigmatiche opere di Marini.

Tra le ceramiche, vi sono Cavalcata sarda e il bassorilievo per il Centro Antitubercolare di Tempio, da cui emerge una forte vena folklorica che evidenzia la tradizione delle processioni sarde e per le antiche festività ancora celebrate.

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