Lodovico Tommasi

Lodovico Tommasi. Sotto il Pergolato. Tecnica. Olio su tela, 27 x 36 cm
Sotto il Pergolato. Tecnica. Olio su tela

Biografia

Lodovico Tommasi (Livorno, 1866 – Firenze, 1941) cugino di Adolfo (1851-1933) e fratello di Angiolo (1858-1923), si forma come loro al seguito di Silvestro Lega (1826-1895). L’artista soggiorna spesso a casa Tommasi a Bellariva, che però smette di frequentare dalla metà degli anni Ottanta, quando i genitori vendono la villa.

Nel frattempo, Lodovico si iscrive al Conservatorio di Firenze, addentrandosi nell’attività che per tutta la vita affiancherà alla pittura: la musica. Talentuoso violinista e abile pittore, esordisce alla Promotrice fiorentina del 1884 mostrando la forte impronta naturalistica della sua formazione.

Alla fine degli anni Ottanta per una periodo si trasferisce a Milano per compiere il servizio militare e, al suo ritorno, insieme al fratello inizia a recarsi a Torre del Lago.
Qui frequenta assiduamente Giacomo Puccini e, a differenza del fratello, comincia a separarsi dalla pittura post-macchiaiola per avvicinarsi al Divisionismo. Molto legato a Plinio Nomellini (1866-1943), comincia ad ottenere successo alle più importanti rassegne italiane ed europee.

Con l’intento di riconsegnare il giusto peso alla cultura naturalista toscana, Lodovico Tommasi partecipa alla Secessione Romana del 1913, aderendo al gruppo “Giovane Etruria” insieme a Nomellini.

Fino agli ultimi anni rimarrà legato a questo linguaggio verista, arricchito da una prodigiosa luce di matrice vitalista. Solo negli ultimi tempi sentirà l’esigenza di utilizzare toni scuri e di riconsegnare, soprattutto alle figure, una grande forza volumetrica. Sembra quasi ricondurre la sua pittura al chiaroscuro e al realismo caravaggesco.

Porta avanti le sue due attività di violinista e pittore sino alla morte, sopraggiunta a Firenze nel 1941. Sue tele si conservano alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze e al Museo Civico di Livorno.

Gli esordi nel solco della pittura di Macchia

Proprio come il fratello e il cugino, Lodovico Tommasi si forma inevitabilmente al seguito di Silvestro Lega. Reinterpreta l’intensità leghiana con un delicato tonalismo già arricchito da una profonda ricerca luministica. I soggetti comunque, rimangono quelli della campagna toscana con i loro protagonisti secolari: contadini, lavandaie, cucitrici.

Esordisce nel 1884 a Firenze con uno Studio dal vero, seguito da altri studi e impressioni simili alle altre mostre degli anni Ottanta. Ad esempio, nel 1886 alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno presenta la famosa veduta La Bellariva sull’Arno a Firenze.

Torre del Lago: l’approdo al Divisionismo

Dall’inizio degli anni Novanta, Lodovico Tommasi, insieme al fratello Angiolo comincia a frequentare Torre del Lago. Si avvicina a quel fertile ambiente culturale che gravita attorno alla figura di Puccini e stringe un forte rapporto di amicizia con Plinio Nomellini.

Mentre il fratello non accoglie il Divisionismo, Lodovico vi si accosta molto velocemente, proprio perché già inoltrato verso nuove ricerche cromatiche. Testimoniano questa fase una serie di dipinti come Studio dal vero – ottobre e Inverno, esposti a Firenze nel 1894. Ma anche Ore calde – Lago di Massaciuccoli, del 1896 e soprattutto Notti umane, presentato alla Prima Biennale di Venezia nel 1895.

È proprio in questi anni che Tommasi comincia ad ottenere diversi successi di critica e di pubblico. Partecipa regolarmente alle esposizioni italiane ed europee, cercando soluzioni sempre nuove e mantenendo costantemente viva la sua ricerca luministica.

Lodovico Tommasi: l’adesione alla “Giovane Etruria”

Il colore acceso e la potente luce dei paesaggi italiani diventa assolutamente la protagonista delle sue opere di inizio Novecento. Piano piano, abbandona la ricerca divisionista per approdare ad un vitalismo prorompente che caratterizza anche il suo ritorno al naturalismo.

Aderisce infatti al gruppo Giovane Etruria, con cui espone a Milano nel 1902. Sono di questi anni dipinti come Sul Mugnone, Sull’Arno, Nel bosco, L’addio del sole, Albeggiamento, Il parco, L’ultimo tremito, Chiome al vento e Donna che cuce.

Nel 1905 decora alcune sale dell’Esposizione d’Arte Toscana a Firenze e continua la sua ricerca in campo tonale e luministico. Intende in questo modo, in seno alla Giovane Etruria, far riconoscere la pittura toscana post macchiaiola, non solo come sua mera imitazione e ripetizione, ma come linguaggio avente valore a se stante.

All’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 Lodovico Tommasi presenta Bambini al sole, La vigna, In cera di briciole. Nel 1913 invece partecipa alla Mostra della Secessione Romana con il gruppo Giovane Etruria, esponendo Siesta, Bigherinaie e Vecchio cancello a Fiesole.

Qui il disegno appare sintetico e veloce e i toni variegati e brillanti, come nei dipinti del 1927 Donna di profilo, Cavolo, Donne che cuciono, Ritratto della sorella.
Solo negli anni Trenta si concentrerà di più sulla presenza umana e suoi volumi. Sono esempio di quest’ultima fase, Una bimba, esposta a Firenze nel 1930 e Scena familiare presentata alla Quadriennale di Roma del 1931.

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