Attilio Torresini

Attilio Torresini. Giovinetta romana. Scultura in marmo
Giovinetta romana. Scultura in marmo

Biografia

Attilio Torresini (Venezia, 1884 – Roma, 1961) viene introdotto alla scultura dal padre, marmista. Dopo i primi anni passati nella Scuola d’Arte Decorativa ai Carmini, continua a studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove entra nel 1913.

L’anno seguente, si trasferisce a Roma: prende uno studio in Villa Strohl-Fern, dove inizia a lavorare alle prime sculture in bronzo. Dopo l’interruzione dovuta alla Prime guerra mondiale, Attilio Torresini continua a lavorare nel suo studio romano ed esordisce ufficialmente alla Fiorentina Primaverile del 1922.

Già a quest’epoca lo stile dello scultore è caratterizzato dalla rielaborazione di stilemi arcaici, che si manifestano nella scelta di un formalismo duro ed immobile, in cui la tipica ieraticità silenziosa si riscontra soprattutto nei nudi femminili e maschili.

Un primitivismo intenso e severo, a tratti unito a concessioni più armoniose e delicate, ispirate alla scultura classica, colpisce Margherita Sarfatti, che invita Attilio Torresini a partecipare alle Mostre di Novecento nel 1926 e nel 1929.

L’attività espositiva

Il successo giunge immediato e porta lo scultore a partecipare alle principali rassegne italiane, come la Biennale di Venezia, la Quadriennale romana, e le Mostre Sindacali del Lazio. Pur lavorando nelle fila stilistiche del ritorno all’ordine, lo scultore presenta un linguaggio profondamente personale ed indipendente da qualsiasi reminiscenza decorativa liberty, ma anche da ogni intento celebrativo e retorico tipico dell’arte romana tra le due guerre.

Piuttosto, è necessario evidenziare come Attilio Torresini abbia fornito un sostrato esemplare per la nascita di quelle caratteristiche di primitivismo essenziale e puro, quasi misterico, della Scuola Romana degli anni Trenta.

Attivo fino agli anni Cinquanta, nel 1943, tiene una personale alla Quadriennale di Roma. Muore nel 1961, a Roma, a settantasette anni. Nel 1965, sempre alla Quadriennale, viene allestita postuma una retrospettiva che comprende i suoi lavori più importanti degli ultimi anni.

Attilio Torresini: una scultura dalle modulazioni arcaizzanti e liriche

Dopo il trasferimento a Roma, Attilio Torresini, nel suo studio di Villa Strohl-Fern, realizza le prime sculture in bronzo, tra cui il Nudo femminile del 1914. Dopo la guerra, l’attività dell’artista riprende a partire dalla Fiorentina Primaverile del 1922, in cui espone Arianna dormiente.

Nel 1926, prende parte, per la prima volta, alla Biennale di Venezia, con Penelope. Questi primi nudi femminili dalla intensa vocazione arcaica, presentano però, anche la scelta di una linea armoniosa e raffinata, che conferisce alle figure una dimensione lirica.

Nello stesso anno, Margherita Sarfatti invita Attilio Torresini ad esporre alla I mostra di Novecento La dormiente e Testa muliebre, mentre alla Biennale del 1928 si presenta con Nini e Donna giacente. L’anno successivo, partecipa alla I Mostra Sindacale del Lazio, con cinque opere: Invocazione, Dolorosa, Fanciulla dormiente, Fanciulla che ride e Donna giacente, sculture che presenta una vocazione ancora a metà tra la cultura primitivista e quella classicista.

Figure tornite e dai volumi pieni

Negli anni Trenta, quelle che prima apparivano come figure tornite e dai volumi pieni e armonici, diventano ora più dure e asciutte, pervase da una spiritualità intensa e primitivista, come si nota dalle opere sposte alla I Quadriennale di Roma del 1931: Nudo, Dopo il bagno, Mendica, Ritratto di signora e Testa di bambina.

Altre sei opere compaiono alla Biennale di Venezia dell’anno successivo, Donna seduta, Antonello, In figlio del prof. Antonucci, Fanciulla – figura in piedi, Tetsa di donna e Ritratto di Vittorio Morpurgo.

Sempre più orientato verso un linguaggio arcaizzante ed austero, ma non per questo meno poetico, Attilio Torresini affianca l’uso della terracotta a quello del bronzo e del marmo, in opere come Giovinetto seduto, che presenta alla Quadriennale romana del 1935, insieme alla Mezza figura in marmo.

Nuda, Testa di donna, Testa di uomo e Prof. Vittorio Puccinelli vengono esposti alla Sindacale del Lazio del 1936, Nudo e Pensierosa a quella del 1938. L’anno successivo è alla Quadriennale con Riposo e una Testa in terracotta, mentre nel 1943 ha una sala personale in cui presenta nove opere, tra cui Nudo, Ritratto, Donna seduta, Torso e Statuina.

Da segnalare sono poi alcune figure più significative della produzione dello scultore: Susanna, Teresa Laudisa, Giovinetta romana e Bagnante.

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