Sommario
Biografia
Pietro Torrini (Firenze, 1852 – dopo il 1888), nato da un’umile e numerosa famiglia fiorentina, dimostra be presto una spiccata propensione per il disegno. Negli anni Sessanta si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, per poi frequentare anche la Scuola Libera del Nudo.
Inizialmente si dedica alla pittura di storia, come dimostrano i suoi esordi a Firenze nel 1875. Solo in seguito diventa un abile interprete della pittura di genere. L’accuratezza e la resa dettagliata di piccole e argute scene tratte dalla quotidianità vengono esposte alle Promotrici riscuotendo un considerevole successo.
Torrini, in effetti, conquista molto velocemente il mercato internazionale, suscitando ammirazione soprattutto presso i collezionisti di area anglosassone.
Non sono molte le informazioni sulla sua vita privata. È certo però che fosse molto legato al fratello Emilio Torrini, di poco più giovane di lui e anch’egli pittore. Non si sa di preciso quale sia la data di morte dell’artista, sicuramente è vissuto fino alla fine degli anni Ottanta a Firenze. Secondo altri studi invece, potrebbe essere morto intorno agli anni Dieci del Novecento.
Gli esordi: la pittura di storia
Pietro Torrini esordisce nel 1875 a Firenze, durante la Mostra per il Centenario di Michelangelo. Vi espone un dipinto di storia, Michelangelo scolpisce il Mosè, dimostrando le sue notevoli doti disegnative.
Quest’opera, ancora legata all’ambito accademico, è l’unica di argomento storico di cui abbiamo testimonianza. Sappiamo infatti che ben presto l’artista, spinto dal sicuro riscontro economico, si dedica senza sosta alla realizzazione di piacevoli quadretti di genere.
Pietro Torrini: argute scenette di genere
Temi di facile lettura diventano i protagonisti delle scene di Pietro Torrini. Molto frequenti sono simpatiche scenette in cui gruppi di frati cantano e bevono o in cui intere famiglie ballano e mangiano all’osteria, o in cui anziani assaggiano il vino buono o giocano a carte. In molti quadretti l’azione si svolge in luoghi umili e semplici che vengono riempiti e colorati dall’allegria dei personaggi.
Ne sono esempio diverse scene aneddotiche come Vecchio con fiasco, Vecchia con gallina e Il solletichino, esposti alla Promotrice di Genova del 1887. Ma anche Un bevitore, Il pranzo dei monaci, Il coro dei frati, Il gioco delle carte, Un topo in trappola.
In questi dipinti emerge, come avviene sempre per la pittura di genere, un’accuratissima resa dei dettagli, proprio nella tradizione neofiamminga. Vestiti e utensili domestici, libri, cibi e bottiglie, tipici elementi della natura morta, vengono realizzati a punta di pennello. L’effetto è estremamente piacevole e accattivante.
L’artista Pietro Torrini si fa anche interprete di una serie di soggetti di ricostruzione settecentesca, in cui bellissime dame riccamente ornate leggono o si abbelliscono in sontuosi interni. Specchi, tappeti, arazzi e vasi preziosi riempiono le stanze in dipinti come Il bacio allo specchio, Il rifiuto, In attesa dello scontro, Il nuovo arrivo e I rivali.
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