Arturo Tosi

Arturo Tosi. Natura morta. Tecnica: Olio su compensato, 40 x 50 cm
Natura morta. Tecnica: Olio su compensato

Biografia

Arturo Tosi (Busto Arsizio, 1871 –  Milano, 1956) nasce da una famiglia agiata della provincia lombarda e si addentra molto presto nel mondo dell’arte. Frequenta inizialmente lo studio dell’italo svizzero Adolfo Feragutti Visconti (1850-1924), che lo introduce ai modi della pittura scapigliata.
Nel 1889, entra nella Scuola Libera del Nudo a Brera, facendosi subito notare da Vittore Grubicy de Dragon (1851-1920).

Da questo momento in poi tra i due si istaura un rapporto quasi paterno che porta Grubicy ad aprire gli orizzonti artistici di Tosi alla Scapigliatura lombarda. Quest’azione era stata in parte già svolta da Feragutti Visconti, che aveva permesso al ragazzo di sviluppare un linguaggio libero dai precetti accademici.
Ma l’intento di Grubicy è quello di avvicinare Tosi ad artisti come Tranquillo Cremona (1837-1878), Daniele Ranzoni (1843-1889) ed Emilio Gola (1851-1923).

Sarà evidente la traccia dei loro linguaggi nel fertilissimo periodo compreso tra gli anni Novanta e gli inizi del Novecento, definito dallo stesso Tosi “periodo alcolico”.
La libertà espressiva, il personale contributo alla Scapigliatura, intramezzata da valori impressionisti e l’uso di una pennellata violenta e di un cromatismo aggressivo contrassegnano questa fase.

L’importanza di Margherita Sarfatti

Arturo Tosi non viene attratto né dal Divisionismo, né dalle Avanguardie, anzi, con l’arrivo degli anni Dieci approda ad un personalissimo stile che lo allontana dalle correnti coeve. Più che altro comincia a sentirsi molto vicino alla poetica di Paul Cézanne e questo è ben visibile dalle particolari nature morte e dai disegni.

Espone dal 1909 al 1956 alla Biennale di Venezia e nel 1924 viene scelto da Margherita Sarfatti per far parte del comitato direttivo del gruppo Novecento.
Comincia ad esporre con loro sia in Italia che all’estero, registrando numerosi successi, soprattutto grazie ai suoi paesaggi realizzati a partire dal 1911.

Nel 1929 entra nella commissione per gli acquisti della Galleria d’Arte Moderna di Venezia. Due anni dopo vince il Premio Crespi per l’opera complessiva alla I Quadriennale romana. Sempre nel 1931 riceve il Gran Premio della pittura a Parigi, grazie all’intervento di Sarfatti.
Giunto al suo ottantesimo compleanno, il Comune di Milano lo festeggia con una grande antologica a lui dedicata nella Galleria Civica. Muore proprio a Milano solamente cinque anni dopo.

Il periodo “alcolico”

Improntato sulle esperienze estetiche e stilistiche dei rappresentanti della Scapigliatura lombarda, Arturo Tosi si presenta per la prima volta al pubblico nel 1891. Espone a Brera Testa del padre, una delle iniziali prove in cui l’artista dimostra di essere molto incline al linguaggio impressionista. Questo viene personalizzato però da una violenta espressione cromatica, molto più forte della base disegnativa.

Alla Permanente milanese del 1892 espone Testa di fanciulla, mentre nel 1906, all’Esposizione Internazionale di Milano per l’apertura del Valico del Sempione, presenta il Ritratto della moglie. Come accennato, queste prime prove attirano l’attenzione di Grubicy de Dragon che diventa il più grande amico e ammiratore di Arturo Tosi.

Lo lascia avvicinare alla Scapigliatura, incitandolo a renderla sua: ne nasce così una pittura particolarissima, tutta caratterizzata da forti e impetuose accensioni cromatiche. La pennellata è veloce, graffiante, presente e viva e il colore viene steso con grande libertà.

Tra nature morte, paesaggi e opere grafiche

Dal 1909 partecipa ininterrottamente alle Biennali Veneziane, mostrando costantemente gli sviluppi cronologici del suo linguaggio. Vi presenta Novembre, poi nel 1910 Mattino d’ottobre e Mattino di novembre,  nel 1912 Il canto del grillo e Angolo di pace. Sono gli anni in cui assimila il segno e il tormento di Cézanne e piace molto alla critica e al pubblico.

Arturo Tosi. Uno stile più pacato

Nel 1922, quando espone il trittico La terra riceve la medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione. Sempre nello stesso anno, espone Poesia di verde alla mostra Fiorentina Primaverile, insieme Mezza figura e ad una serie di studi di paesaggi. È in questa occasione che viene riconosciuto a tal punto da ottenere una personale alla Galleria Pesaro di Milano nel 1823.

Vi espone centoundici opere tra studi, dipinti e disegni tra cui una serie di nature morte come Il vaso di peltro, Funghi, Tulipani, Mazzo di fiori. Tra i paesaggi, suggestive visioni dal cromatismo vivace, vi sono Cielo velato, Il dosso di San Lorenzo, Golfo di Ospedaletti, Campagna autunnale, Ottobre a Rovetta.

Sono gli anni in cui Arturo Tosi si fa interprete di una natura più controllata e pacata di quella degli anni precedenti. Paesaggi e nature morte riflettono il suo approdo ad uno stile del tutto personale e fuori da ogni convenzione, che piace a molti.

Nel 1924 a Bruxelles lo nota Margherita Sarfatti, grazie ad un paio di paesaggi dedicati alla Val Seriana. Da questo momento in poi, si lega a lei continuando ad esporre a Venezia e alle principali rassegne italiane.

Alla Quadriennale di Roma nel 1831 invia ventinove opere, tra cui Pesche e pera, L’aratura, Ulivi a Zoagli, Albano laziale, Fiori in vaso verde. Espone poi alla seconda e alla terza Quadriennale romana, ma partecipa anche alle mostre del Sindacato regionale Fascista.

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