Uberto Bonetti

"Aerovista di Torino (Fiat Lingotto)" è uno dei tanti esempi di Aeroviste di città di Uberto Bonetti. Ciclo commissionatogli negli anni Trenta dal regime, per decorare le sedi diplomatiche italiane nelle colonie. Immagine presa da Artribune - articolo sulla mostra di Bonetti presso la Galleria Pirra di Torino del 2018.

Biografia

Uberto Bonetti (Viareggio 1909 – 1993) intraprende gli studi artistici quando è a Lucca nel 1922, frequentando l’Accademia di Belle Arti grazie ad una borsa di studio ricevuta per intercessione di Lorenzo Viani (1882-1936), suo insegnante.

L’artista ha un rapporto quasi viscerale con la sua città natale. Nel 1926 partecipa al suo primo concorso per il Manifesto per il Carnevale di Viareggio. Vince quell’edizione Lucio Venna (1897-1974), ma da qui in poi inizierà una lunga collaborazione tra Uberto Bonetti e la sua città. 

Nel 1929 è tra i membri decoratori del “Ballo degli Immortali” che ha luogo al Kursaal di Viareggio. In questa occasione entra in contatto con diversi personaggi celebri come Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), Luigi Pirandello (1867-1936), Primo Conti (1900-1988) e altre figure del mondo della politica e cultura. Molti di loro vengono immortalati in alcune vignette satiriche che realizza per i giornali con cui collabora come “La lettura” e “Il Corriere della Sera”. L’artista è infatti anche un abile caricaturista.

Decide poi di iscriversi alla facoltà di Architettura di Firenze e dopo aver ottenuto l’ammissione sia all’Accademia di Bologna che a quella di Carrara, sceglie quest’ultima per motivi soprattutto economici e logistici, essendo molto più facilmente raggiungibile. Dopo la scomparsa del padre ora infatti è suo compito prendersi cura della famiglia. 

Lo studio delle maschere della commedia dell’arte e la nascita del Burlamacco

Altro ambito in cui lavora è quello della moda, dal 1928 inizia a studiare le maschere della commedia dell’arte, ricerche che conducono alla creazione nel 1930 del Burlamacco, la maschera ufficiale e mascotte del Carnevale di Viareggio. La creazione di Uberto Bonetti appare nel manifesto del 1931 e grazie al suo immediato successo diviene presto il simbolo del Carnevale di Viareggio.

L’artista prende ispirazione da diverse maschere italiane che convergono nella figura del Burlamacco: il cappello di Rugantino, il costume a scacchi di Arlecchino, il mantello del dottor Balanzone e la gorgiera di Capitan Fracassa. La figura viene ovviamente sintetizzata e modernizzata, il costume per esempio è in stile futurista con i rombi biancorossi.

Continua la sua ricerca nell’ambito della moda e dei costumi e stringe amicizia con l’artista poliedrico Thayaht (1893-1959). Nel 1934 inizia a lavorare negli stabilimenti cinematografici di Pisorno a Tirrenia, la prima città del cinema prima della costruzione di Cinecittà; e dal 1939 può firmare i suoi lavori come architetto di scena. Nello stesso anno è attestata la sua presenza alla mostra del Sindacato fascista di Firenze con Otto disegni.

Le Aeroviste

Dal 1928 si interessa anche di aviazione, sperimenta infatti l’ebbrezza del volo e ciò lo avvicina al secondo futurismo e all’Aeropittura. Negli anni Trenta il Regime fascista gli commissiona una serie di opere conosciute come Aeroviste di Italia, che hanno lo scopo propagandistico di mostrare la bellezza e varietà della penisola italiana, ma anche gli interventi architettonici promossi dal Governo, soprattutto le città di nuova fondazione come Littoria (Latina), Sabaudia, Umbertide, Guidonia, Aprilia, la nuova Nuoro e molte altre.

Accanto alle città d’arte, tappe imprescindibili di un tour virtuale italiano, si trovano anche città alla moda per l’epoca, località di villeggiatura e divertimento come Montecatini, Taormina o Sestriere. E poi vi sono le zone industriali, simbolo della forza e del progresso del Paese, come le Aeroviste di Torino e Fiat Mirafiori; Pontedera e la Piaggio; o Piombino e le acciaierie. Queste tavole, nel progetto originario, dovevano diventare dei teleri da essere poi esposti a decoro delle sedi diplomatiche del Governo italiano nelle colonie.

I lavori sono in parte frutto di voli personali che Uberto Bonetti realizza, ma anche scorci che l’artista prende da alcune cartoline di guide dell’epoca. Il pittore è solito produrre degli schizzi in volo che poi esegue in un secondo momento in maniera definitiva, oppure visiona delle fotografie aeree che poi traspone nei suoi lavori. 

Il dinamismo cromatico di Uberto Bonetti

Le sue Aeroviste sono caratterizzate da una cromia brillante e decisa, e spesso il senso di dinamismo è affidato proprio ai colori che si enfatizzano a vicenda. Utilizza infatti dei colori complementari come il rosso e il verde, il giallo e il blu o il viola e l’arancione che accostati si accendono, ma li mescola ad una nota cromatica più neutra che affievolisce l’effetto troppo aggressivo delle colorazioni scelte.

Il fascino delle tradizioni e dei costumi

Nel 1934 intraprende anche un lungo viaggio verso il nord Italia, in particolare in Trentino Alto-Adige, un luogo che si conosce poco e lo affascina molto. Sosta soprattutto a Merano, Trento e Bolzano per completare il suo ciclo delle Aeroviste.

Realizza moltissimi studi, schizzi e gouaches. Rimane affascinato anche dai costumi e dalle tradizioni locali, ciò che accadde anche in un viaggio in Sardegna intrapreso con Thayaht nel quale osserva gli abiti e i costumi tradizionali sardi per trarre modelli per atelier e case di moda, all’insegna di un nuovo stile italiano.

Continua a lavorare molto al Carnevale di Viareggio, come architetto, scenografo o decoratore. Poi nel 1942 prende la decisione di partire per l’Albania con l’intento di effettuare una serie di sopralluoghi volti alla realizzazione del film Skenderberg – L’aquila di Albania e anche in questo caso sfrutta l’occasione per studiare le tradizioni e gli abiti albanesi. 

Gli ultimi anni: tra cinema, insegnamento e pittura

Torna da questa esperienza però molto affaticato, la guerra cambia tutto in lui. Si schiera contro il Regime e diviene un elemento di collegamento per dei gruppi di partigiani lungo la linea gotica, tanto che durante il rastrellamento sull’Appenino tosco-emiliano viene catturato e portato in un campo di concentramento vicino Lucca. 

La maggior parte della sua produzione viene distrutta a causa di un bombardamento alleato che colpisce il suo studio. Dopo la guerra Uberto Bonetti è molto debilitato sia fisicamente che psicologicamente e non si riprende mai del tutto.

Continua a lavorare soprattutto per la sua città natale, per il Carnevale e per il Premio Letterario Viareggio, e nel campo cinematografico dove lavora fino agli anni Sessanta. Poi abbandona il cinema per l’insegnamento: ottiene una cattedra all’Istituto d’Arte di Lucca, poi a Pietrasanta e infine a Faenza.

Negli anni Settanta torna ed esporre, soprattutto acquerelli, nelle città di Milano, Firenze, Pisa e nella sua Viareggio, ed è proprio qui che scompare nel 1993.

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