Achille Vertunni

Achille Vertunni. Sulla via Appia. Tecnica: Olio su tela
Sulla via Appia. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Achille Vertunni (Napoli, 1826 – Roma, 1897) nasce da una famiglia nobile napoletana. Si dedica inizialmente agli studi matematici per volere dei genitori, ma mostre una forte propensione per il disegno.
Così viene iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studia paesaggio al seguito di Gabriele Smargiassi (1798-1882), e di Salvatore Fergola (1799-1874) e figura con Giuseppe Bonolis (1800-1851).

Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari antiborbonici e solamente tre anni dopo vince una medaglia d’argento a pari merito con Nicola Palizzi (1820-1870). Sono gli anni in cui Vertunni si divide tra le composizioni paesaggistiche e i dipinti di storia nel rispetto della tradizione morelliana.

Il trasferimento a Roma

Al 1853 risale il suo trasferimento a Roma. Per qualche tempo frequenta ancora la pittura di argomento storico-letterario, per poi abbandonarla definitivamente in favore del paesaggio. Stringe un forte amicizia con Domenico Morelli (1826-1901) e ottiene subito un notevole successo con i suoi suggestivi paesaggi evocativi della campagna romana.

Partecipa intensamente alla vita artistica e culturale della città. A partire dal 1871 Achille Vertunni prende parte assiduamente alle mostre dell’Associazione Artistica Internazionale. Nel 1872 all’interno del Circolo tiene una conferenza sull’importanza del Verismo e sulla sua attualità, intitolata Le aspirazioni dell’arte contemporanea.

Lo studio di via Margutta 53

Il suo studio occupa l’intero primo piano dell’edificio in via Margutta 53, ma non si affida a nessun mercante. Tratta infatti personalmente le sue vendite con i collezionisti, che accoglie nel suo atelier in cui ai suoi paesaggi dell’agro romano affianca opere e oggetti d’arte antica. I suoi lussuosi salotti ospitano infatti vasi di Murano, arazzi, stoffe finemente ricamate, tappeti orientali, porcellane e mobili antichi.

Questi magnifici spazi hanno visto la presenza dei più importanti rappresentati della cultura del tempo, da Mariano Fortuny (1838-1874) a Frederic Leighton (1830-1896) a Richard Wagner a Marco Minghetti. I più facoltosi collezionisti acquistano le opere di Achille Vertunni, facendolo conoscere a livello internazionale.

All’inizio degli anni Settanta risale il suo viaggio in Egitto. Da questa esperienza trae una serie di dipinti di soggetto orientalista di grande effetto e fattura. Le opere in questione sono state in seguito ammirate nel suo atelier dal principe Baldassarre Odescalchi, che rimane affascinato dalla preziosità degli arredi e dalla bellezza delle opere.

Espone nel 1870 a Londra, nel 1873 a Vienna, nel 1876 a Philadelphia e a Chicago e nel 1878 all’Esposizione universale di Parigi. Poco dopo viene insignito della Croce della Legion d’Onore. Dopo il 1883 decide di non inviare più opere alle esposizioni ufficiali, ma continua comunque a dedicarsi al paesaggio romano, con un tocco impressionista.
Muore a Roma nel 1897.

Gli esordi: il paesaggio storico

Achille Vertunni, dopo la formazione alla Scuola di Paesaggio dell’Accademia napoletana, esordisce alla Mostra borbonica del 1851. Vi presenta un Paesaggio di composizione per cui viene premiato insieme a Palizzi. Agli stessi anni risalgono una serie di paesaggi istoriati che hanno come soggetto eventi storici o tratti dalla finzione letteraria.

Ne sono esempio L’incontro di Tasso con Marco Sciarra, Manfredi fuggiasco dopo la presa di San Germano, Santa Margherita da Cortona ritrova il cadavere del suo sposo.
Già in queste composizioni un paesaggio puro, limpido, attento all’impressione dal vero fa da sfondo a scene storiche che ereditano le cose “immaginate e vere all’un tempo” di Domenico Morelli. Il graduale passaggio dal paesaggio storico al paesaggio puro e reale avverrà con il suo trasferimento a Roma.

Achille Vertunni: i suggestivi paesaggi della campagna romana

Giunto a Roma nel 1853, è ancora concentrato sul filone della veduta istoriata. Alla Mostra degli Amatori e Cultori del 1857 espone dipinto di ispirazione letteraria, Pia de’ Tolomei – paesaggio di composizione. Quest’opera gli restituisce un successo di critica e di pubblico diffusissimo, che gli permette piano piano di farsi interprete del paesaggio visto nella sua specificità, non solo come sfondo di scene storiche.

Il passaggio avviene nel 1856, quando realizza La campagna romana, dipinto poi esposto a Firenze nel 1861, insieme a Le paludi pontine. L’agro romano diviene il luogo prediletto da Achille Vertunni per le sue peregrinazioni artistiche.

Le colline, le pianure, le paludi della campagna attorno a Roma vengono impresse, insieme alle rovine del passato, ai tratti di acquedotti, alla luce intensa del sole romano, in paesaggi dall’intensa resa emozionale. Si fa interprete di una pittura ricca di variazioni cromatiche attentissime al dato reale, che attirano numerosi collezionisti stranieri.

Nel 1862 a Torino  Achille Vertunni espone Le paludi Pontine (il sereno dopo la pioggia), mentre l’anno successivo a Napoli presenta Spiaggia romana. Degli anni Settanta sono Castel Sant’Angelo e il Vaticano e alcuni paesaggi di reminiscenza partenopea come Veduta di Baja (Napoli) e Veduta dell’isola di Capri.

Nel 1879 realizza Paesaggio di Maccarese, uno dei luoghi più battuti dall’artista. Si ricordano poi Pineta in maremma, Caccia in palude, Grotte di Nettuno, Veduta del lago di Nemi.

All’Esposizione internazionale di Roma del 1883 presenta Al bosco, Sul lago, Minaccia di temporale Nelle paludi. Soprattutto quest’ultima tela rappresenta un vero e proprio aggiornamento del linguaggio vertunniano a quello europeo. La tecnica si fa più disinvolta e il preciso verismo dei paesaggi precedenti cede il passo ad una certa nota brumosa che sembra aderire al colorire impressionista.

L’Egitto e i Ricordi d’Oriente

Non è da dimenticare una parentesi tematica che Achille Vertunni trae direttamente dal suo viaggio in Egitto all’inizio degli anni Settanta. Ne è scaturita la serie di paesaggi intitolata Ricordi d’Oriente, in cui esprime la sua vena orientalista.

Non si tratta soltanto di vedute, ma anche di paesaggi con figure tipicamente esotici. Ne sono esempio Alle piramidi, La Sfinge, Il Cairo. Le opere, tutte esposte nel suo studio romano, ottengono un successo immediato e vengono ammirate e acquistate dai più influenti collezionisti europei.

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