Vincenzo Marinelli

Vincenzo Marinelli. Piramidi (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Piramidi (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Quotazioni Vincenzo Marinelli

I dipinti ad olio su tela a soggetto orientalista sono stimati tra i 5.000 e i 10.000 euro in linea di massima. I bozzetti sempre con questo soggetto hanno quotazioni tra i 2.000 e i 3.000 euro. E’ una firma apprezzata in area meridionale e all’estero. L’artista è molto raro sul mercato e appare solo sporadicamente. 

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Biografia

Vincenzo Marinelli (San Martino, 1820 – Napoli, 1892) molto giovane si trasferisce dalla Lucania a Napoli per dedicarsi agli studi scientifici. Ben presto, si manifestano le sue doti disegnative e pittoriche, per cui si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Vi studia dal 1837 al 1842 al seguito del pittore accademico Costanzo Angelini (1760-1753).

Il pensionato a Roma

Nel 1843, Marinelli ottiene il pensionato a Roma presso Palazzo Farnese, ambasciata del Regno delle Due Sicilie. Nei cinque anni in cui rimane a Roma, il pittore segue gli insegnamenti di Tommaso Minardi (1787-1871) che lo introduce alla poetica purista.

Durante questo pensionato, si specializza nella pittura di storia, trattata con eleganza e raffinatezza cromatica e disegnativa, in un ritorno ai valori della pittura italiana antica. Al suo rientro a Napoli, ottiene una medaglia d’oro alla Biennale Borbonica proprio grazie ad un dipinto di argomento dantesco.

Il contatto con l’Oriente

Risalgono agli anni Cinquanta i primi contatti di Vincenzo Marinelli con l’Oriente. Si stabilisce prima in Grecia, dove lavora per l’imperatore ottomano Ottone I, per cui realizza una serie di dipinti strettamente rispondenti al romanticismo filelleno. Ma non manca di decorare anche chiese cristiane come quella di Rethymno a Creta.

Successivamente si sposta in Egitto, dove lavora come pittore di corte del khedivè Said Pascià. Quest’ultimo, uomo di grande spessore culturale, lo porta con sé in diversi viaggi tra l’Africa e il Medio Oriente, ampliando gli orizzonti del pittore. Uno dei viaggi più importanti per Marinelli è quello in Sudan fra il 1856 e il 1857.

Schizzi, impressioni e disegni su taccuini vengono eseguiti da Vincenzo Marinelli, come ricordi di viaggio e come arricchimento personale. La sua pittura acquisisce inevitabilmente quegli accenti orientalisti tanto di moda all’epoca, tanto che i dipinti ad olio tratti dalle impressioni della Palestina, dell’Egitto e della Turchia vengono proprio acquistati dallo stesso Said Pascià.

Il tratto pittorico di Vincenzo Marinelli da preciso e purista quale era all’inizio della sua carriera, si fa più sciolto e libero. La tavolozza è calda, aggraziata e soprattutto variegata, elemento necessari alla narrazione di momenti quotidiani e di tradizioni orientali. La pennellata ricca di luce descrive personaggi con turbante o odalische danzanti, ma anche cammelli e carovane nel deserto.

Il rientro a Napoli

Vincenzo Marinelli ritorna a Napoli all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento. La successiva tappa in Egitto, su invito del khedivè, sarà solamente nel 1869, in occasione dell’inaugurazione del Canale di Suez.

A Napoli, ottiene un successo enorme: riesce a coniugare le emozioni e il cromatismo acquisiti in Oriente con il verismo napoletano. La sua pittura di storia, infatti, come quella di Domenico Morelli (1823-1901) si sviluppa sulla base della libera osservazione del vero.

Non è un caso che, nel 1881, Marinelli prenderà il posto di Morelli nella cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Muore a Napoli nel 1892, continuando fino alla fine ad insegnare e dipingere.

Vincenzo Marinelli: gli esordi come pittore di storia

Le prime testimonianze del lavoro di Vincenzo Marinelli sopraggiungono dai cataloghi del Museo Borbonico. Sin dal 1839 il giovane pittore, ancora studente, partecipa ai saggi accademici e alle mostre borboniche con disegni e copie dall’antico. Nel 1839 presenta il disegno tratto da Rubens Giuditta tronca il capo di Oloferne e Antinoo.

Al 1845, quando è a Roma, risalgono i saggi di pensionato Tre angeli e Mosè sul Sinai dopo aver ricevuto dall’Altissimo le tavole del decalogo, contempla la divina sapienza che in esse si racchiude. Si tratta di dipinti squisitamente puristi, in cui Vincenzo Marinelli dimostra di aver acquisito, come pittore di storia, la lezione di Tommaso Minardi.

Rientrato a Napoli, nel 1848, presenta alla Biennale Borbonica una Francesca da Rimini che gli procura la medaglia d’oro e lo fa apprezzare dalla critica e dal pubblico.

La pittura orientalista

Negli anni Cinquanta, quando Vincenzo Marinelli si trova in Grecia, realizza ancora una serie di soggetti romantici, di indirizzo letterario, mitologico o biblico. In particolare, per Ottone I esegue Il Parnaso e I grandi poeti dell’antichità, ma anche la grande tela Commemorazione del Risorgimento ellenico.

Una volta raggiunto l’Egitto e lavorando per Said Pascià, Vincenzo Marinelli si concede pienamente alla pittura orientalista. Attraverso schizzi e disegni realizza impressioni brillanti e caratterizzate da una scioltezza interpretativa di grande respiro. Alcuni risultati di queste prove vengono esposti a Napoli nel 1859.

Ne sono esempio Ricreazione di una famiglia Beduina. Ricordo dell’alto Egitto e Famiglia di beduini nomadi in viaggio. All’Esposizione di Firenze del 1861 compare il suggestivo Reminiscenze d’Egitto e Famiglia di Beduini nomadi in riposo. A Napoli, nel 1862 presenta Odalisca e nel 1863 La ripudiata – Ricordi di Oriente.

Questi dipinti orientalisti permettono a Vincenzo Marinelli di ottenere il favore della critica e del pubblico non solo in Italia, ma anche in Francia, dove il mercato accoglie immediatamente le opere del pittore. Nel 1862 il principe Umberto acquista Il ballo dell’Ape nell’harem, oggi nella collezione del Museo di Capodimonte.

Tra Napoli e l’Egitto

Negli anni Sessanta e Settanta, Vincenzo Marinelli affianca di nuovo alla pittura orientalista soggetti della storia napoletana. Nel 1896 alla Promotrice di Napoli presenta Ferrante Carafa che porta per la città Masaniello tratto dalla prigione di Castel Capuano, insieme a Un pellegrinaggio alla Mecca e a La preghiera del pellegrino nel deserto.

Esotismo e storia partenopea si fondono in una pittura calda e versatile, accattivante e cromaticamente affascinante. Il dipinto dedicato a Ferrante Carafa e Masaniello viene presentato ancora a parma nel 1870, facendo ottenere a Marinelli la medaglia d’oro e l’acquisto del re.

La curiosa opera L’Egitto antico e gli egiziani moderni compare a Napoli nel 1872, mentre la famosa tela Cesare Mormile, Patriziato e Popolo contro gli errori e l’Inquisizione del 1547 in Napoli viene esposta nel 1873.

Non sono poi da dimenticare i dipinti esposti nel corso degli anni Settanta e Ottanta, tutti ricordi dei viaggi orientali. Ne sono esempio Torre di Babel Nasr (Ricordo del Cairo), Mosche adel Sultano Hassan (studio dal vero), Un corteggio nuziale nel gran Cairo.

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