Carlo Wostry

Carlo Wostry. Ritratto di Giovane Donna (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela
Ritratto di Giovane Donna (dettaglio). Tecnica: Olio su Tela

Biografia

Carlo Wostry (Trieste 1865 – 1943) nasce da un uomo di origini irlandesi e da una nobile veneziana. Si iscrive all’Accademia di Vienna e la frequenta dal 1882 al 1885, avvicinandosi soprattutto al genere del ritratto.
In seguito si trasferisce all’Accademia di Monaco di Baviera, ampliando la sua formazione e approfondendo soprattutto l’uso del colore che diventa più brillante e sciolto.

Esordisce a Trieste nel 1887 con una committenza ecclesiastica, ma subito dopo, purtroppo, è costretto a stare a riposo per una malattia all’occhio sinistro. Una volta guarito, decide di intraprendere una serie di viaggi.

I viaggi e la continua curiosità e ricerca artistica

Carlo Wostry parte prima per Barcellona, poi si sposta in Ungheria fermandosi tre anni a Budapest, soggiorna quindi in Russia ed infine nel 1895 si stabilisce per sette anni a Parigi. Pittore irrequieto e mai soddisfatto, finalmente qui trova la sua dimensione.

Si specializza in diverse tematiche, da quella sacra a quella di ricostruzione settecentesca, ma tocca anche la pittura allegorica, il ritratto, le scene di genere. È un artista eclettico, curioso, collezionista di arte e di oggetti antichi e contemporanei. Nel 1902 torna a Trieste e partecipa attivamente all’ambiente artistico della città. Abbandona gradualmente lo stile parigino per dedicarsi nuovamente allo studio del disegno.

Carlo Wostry realizza caricature e vignette satiriche che rivolge anche alle più note personalità di Trieste. Partecipa in questi anni alle più importanti mostre italiane ed europee: alle Biennali di Venezia, alle esposizioni di Vienna, Praga e Berlino.

Nel 1910 diventa insegnante di disegno alla Scuola Industriale di Trieste. Il dopoguerra porta una ventata di novità per l’artista che, oltre a occuparsi di diverse committenze ecclesiastiche triestine, si trasferisce in America.

Anche qui Carlo Wostry si dedica ad una serie di cicli pittorici per numerose chiese di New York, Pasadena, Hollywood e Los Angeles. Ottiene un grande successo che gli permette di passare gli ultimi anni nella sua Trieste.

Non smette affatto di dipingere, anzi, rimane attivo fino alla fine dei suoi giorni, sempre caratterizzato dalla stessa sua intensa alacrità, e dalla vivace curiosità giovanile. Muore a Trieste nel 1943.

Carlo Wostry, un artista eclettico

Wostry esordisce a Trieste nel 1887, quando realizza la Via Crucis per la chiesa di Santa Maria Maggiore. Si tratta di quattordici quadri con figure a grandezza naturale. La sua agilità nel disegno, composto da un tratto sicuro e ad accurato si nota già da questa prima prova ed evidenzia lo studio approfondito degli anni precedenti.

Durante l’Accademia viennese infatti, approfondisce soprattutto il ritratto e il disegno, ricevendo l’influenza di Franz Von Lenbach. Ciò si nota in particolare nell’elaborazione del famoso Ritratto del Barone P. Sartorio, di quello del Barone Currò e di quello di Adele Fontana Cugi.

Negli anni dell’Accademia di Monaco invece, Carlo Wostry si dedica allo studio del colore che assume una luminosità e una disinvoltura tali, da avvicinarlo al fare impressionista di Max Liebermann. Risale a questo periodo iniziale Lacrime, conservato presso la Galleria Nazionale di Roma.

Una scenetta di genere in cui una triste fanciulla che piange sta cercando consolazione grazie alla compagnia di una capretta. La delicatezza della tematica e del modo di affrontarla riconduce anche a Nonno, un sorridente anziano che sta facendo il bagnetto al nipotino.
Il quadretto familiare, il sentimento di pienezza che suscita grazie alla sua semplicità, caratterizza tutte le scene di genere del pittore.

Il suo costante miglioramento, la sua inesauribile curiosità e l’irrequieto desiderio di giungere a nuove conquiste artistiche lo portano ad essere un artista attivo su vari fronti. È un eccellente colorista, un veloce disegnatore, abilissimo nella composizione.

Il periodo parigino

Dopo i numerosi spostamenti dalla Spagna all’Europa dell’Est, Carlo Wostry si stabilisce a Parigi dal 1895 al 1902. Trova diversi spunti sia nell’impressionismo e nel post-impressionismo, soprattutto dal punto di vista cromatico, ma anche nella pittura francese del Settecento.

Unisce dunque i temi di genere e di ricostruzione settecentesca alla trattazione del colore postimpressionista. Il riferimento va subito alla leggera e frivola Scena boschereccia, tela conservata al Museo Revoltella di Trieste.

A Parigi Carlo Wostry affianca i dipinti di genere a movimentate composizioni che riflettono la velocità e il dinamismo della vita moderna. Il colore si fa innovativo e sempre più aggiornato alle istanze francesi in dipinti come Boulevard e Au pésage d’Auteuil, pubblicati da “Le Figaro Illustré” che elogia ampiamente il pittore.

A Parigi ottiene talmente tanto successo che nel 1899 riceve la medaglia d’oro al Salon. Esegue anche il Martirio di San Giusto per la Cattedrale di Trieste nel 1900, che sembra allontanarsi gradualmente dai modi parigini per ritornare alla sua pittura sincera e al suo disegno agile.

Trieste: il disegno, la caricatura, il nudo

La genialità multiforme dell’artista si riconosce anche dalla continua voglia di approfondire e studiare. Tornato a Trieste, Carlo Wostry ritorna alle origini: il disegno. Attraverso la caricatura e la satira coglie i tratti difettosi dell’uomo, i suoi nei, catturando nel vortice satiresco diverse personalità triestine.

Nel 1919 ne espone una serie alla mostra di caricature a Bologna, vincendo la medaglia d’oro. Sono gli anni in cui si dedica anche a composizioni allegoriche come Per la croce.

Il nudo è l’altro genere che gli permette di sperimentare ancora il suo eccellente tratto disegnativo, usando poi la litografia, la xilografia e l’acquaforte. La tecnica sicura si fa notare in nudi morbidi e dalle posizioni ardite, quasi barocche, di La pianella, L’illusione, Alle fonti del Clitunno.

A matita, a penna, a pastello Carlo Wostry elabora poi una serie di trenta disegni dedicati a Trieste. Ritrae la sua città in vari momenti della vita quotidiana e in diversi punti topografici resi con grandissima abilità, precisione e vivacità.
Gli anni sono quelli che vanno dal 1830 al 1850, nel periodo di maggiore brillantezza di Trieste.

Gli ultimi anni sono quasi interamente dedicati alla pittura sacra, per diverse chiese triestine e americane. Fino alla fine l’artista sperimenta comunque soggetti allegorici, di genere, ritratti. Si avventura addirittura nella scultura, nell’intaglio di mobili e nell’oreficeria.

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