Alberto Zardo

Alberto Zardo. Canto XXXIV, Apparizione di Lucifero. Tecnica: olio su carta, illustrazione della Divina Commedia
Canto XXXIV, Apparizione di Lucifero. Tecnica: olio su carta, illustrazione della Divina Commedia

Biografia

Alberto Zardo (Padova, 1876 – Firenze, 1959) da giovane si trasferisce dal Veneto in Toscana. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è allievo di Raffaello Sorbi (1844-1931), pittore di genere. Per un certo periodo, frequenta anche i corsi di scultura avendo come maestro Augusto Rivalta.

Zardo, a differenza di Sorbi, si specializza in diversi generi, dal ritratto al paesaggio, alla figura, ottenendo un discreto successo.
I paesaggi del primo periodo risultano legati al simbolismo, mentre in seguito si fanno più aderenti al realismo. I suoi dipinti sono denotati da un cromatismo acceso e da una pennellata corposa e larga.

All’inizio del Novecento Alberto Zardo inizia la sua attività nel campo dell’illustrazione e nel 1901 vince il primo premio del concorso Alinari per la Divina Commedia. Negli ultimi anni compie anche diverse incursioni nella pittura sacra.

Il 1909 è un anno decisivo per l’artista: partecipa all’Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera, al Salon di Parigi e all’Internazionale di Bruxelles. Nel 1918 viene nominato socio residente dell’Accademia Fiorentina. Continua la sua attività artistica fino agli anni Cinquanta del Novecento. Muore a Firenze, sua città adottiva, nel 1959.

Paesaggi e figure nel segno del simbolismo pascoliano

Dopo la formazione accademica a Firenze, Alberto Zardo esordisce alla Mostra della Promotrice della città nel 1896. All’esposizione dell’anno successivo presenta Autunno, mentre a quella del 1899 Magri pascoli. Alla Promotrice di Genova dello stesso anno espone Mattino di dicembre e a quella del 1900 Mestizia.

Questa prima produzione è tutta legata ad una matrice simbolista non perturbante o nordica, ma intima e personale.
Alberto Zardo sembra ricalcare la poetica pascoliana fatta di un simbolismo evocativo ed evasivo, tramite i luoghi della quotidianità, della semplicità domestica o familiare.

Il senso del paesaggio zardiano è precisamente legato a questo tipo di simbolismo: pascoli montani, marine, file di cipressi immortalati durante una pioggia, tutti soggetti che racchiudono un’evocazione simbolica estremamente personale.

Anche le figure, spesso assorte nei loro pensieri, delicate presenze impalpabili, rispondono a queste caratteristiche. Basta far riferimento ad opere come La convalescente del 1902, ora conservata a Lima, Riverberi esposta a Milano nel 1906, Idillio del 1905, Fantasia medioevale, Sole di luglio del 1907.

Spesso emerge anche la forte volontà dell’artista di esprimere la tranquillità o il mistero delle ore notturne e serali. Molti sono i titoli che riportano questa consuetudine: Notte d’inverno del 1905, Plenilunio del 1907, presentata poi all’Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera nel 1909, Case cadorine al chiaro di luna, acquistato dalla Regina Margherita. E ancora Sull’imbrunire, tela presentata alla Esposizione Internazionale di Bruxelles del 1909.

Paesaggi veristi

Contemporaneamente in Alberto Zardo comincia anche a svilupparsi un certo interesse per il paesaggio naturalista, per le variazioni della luce durante la giornata, per gli studi di nuvole.

Molto probabilmente viene influenzato dal realismo toscano della metà dell’Ottocento, senza però abbandonare mai la sua personale interpretazione intimista. Ne sono dimostrazione diversi bozzetti di paesaggi tratti dal vero nella campagna toscana, ma anche oli come La strada dei campi o Viale dei colli esposti a Firenze nel 1903.

Gli studi di nuvole Passano le nuvole del 1907 e Nuvole del 1908 sono impressioni dal vero. Ma anche le tele realiste come Terreni inondati, Bagnanti del 1930 o Canale a Venezia del 1931 evidenziano questa volontà di adesione alla realtà.

L’illustrazione della Divina Commedia

Nel 1900 viene indetto il concorso Alinari per una nuova edizione illustrata della Commedia dantesca. Il bando prevedeva che gli artisti partecipanti avrebbero dovuto inviare almeno due illustrazioni che poi sarebbero state esposte in una mostra finale con giuria.

Alberto Zardo, che gareggia con autori quali Armando Spadini (1883-1925), Duilio Cambellotti (1876-1970) e Galileo Chini (1873-1956) e Adolfo De Carolis (1874-1928), vince il primo premio. La giuria lo sceglierà per la sua sicurezza della forma e il suo facile adattamento alla riproduzione fotomeccanica.

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