Sommario
Biografia
Francesco Zerilli (Palermo, 1797-1837) affronta i primi passi nel mondo dell’arte apprendendo i rudimenti del disegno da Francesco Ognibene. Si forma poi al seguito del pittore accademico palermitano Giuseppe Patania (1780-1852), con un alunnato di durata triennale.
Ben presto si allontana dal maestro, specializzato in ritratti e affreschi di soggetto mitologico, per dedicarsi al paesaggio. Il suo esordio pubblico risale al 1819, nel solco della veduta panoramica di Jakob Philipp Hackert (1737-1807). Il pittore tedesco aveva lungamente frequentato l’Italia per il tradizionale Grand Tour e, in particolare, era passato per la Sicilia nel 1771.
Prestigiose committenze
Aveva lasciato traccia del suo vedutismo nordico, influenzando alcuni paesaggisti meridionali, tra cui proprio Francesco Zerilli. Ben presto l’artista diventa uno dei pochi interpreti di questo genere nella Sicilia della prima metà dell’Ottocento.
É richiestissimo a livello internazionale: riceve prestigiose committenze dal prussiano conte Hemming e da Maria Luigia d’Asburgo, duchessa di Parma, tra gli altri. Non sono moltissime le informazioni sulla biografia e sulla produzione artistica di Francesco Zerilli. Gran parte di esse provengono dal suo primo biografo, il pittore palermitano Agostino Gallo.
Scrive di lui «fu valoroso paesista, ed il solo fra noi, che dipingesse a tempera. Tutte le vedute da lui bellamente ritratte formano subbietto di ammirazione per gli stranieri, e di gloria non peritura pe’ i siciliani.
Egli chiuse la sua carriera ancor giovane, ed in sul verde delle speranze». In effetti, Francesco Zerilli ha un notevole successo con le sue vedute dall’alto di una Palermo luminosa e ferma nella sua atemporale bellezza.
Da Gallo veniamo anche a sapere però che la carriera dell’artista ha breve durata. Muore di colera a soli quarant’anni, lasciando in sospeso il limpido racconto di Palermo attraverso le sue vedute.
Francesco Zerilli. Luminose vedute di Palermo
Come accennato, Zerilli si ispira soprattutto al vedutismo di matrice hackertiana. Si fa interprete di vedute a tempera ampie e aperte, luminosissime e terse. Molto probabilmente il vedutismo nordico è filtrato dalle esperienze pittoriche dei siciliani Pietro Martorana (1705-1759) e Alessandro D’Anna (1746-1810), autori entrambi di ideali luminose vedute di Palermo dall’alto.
In effetti, anche Francesco Zerilli predilige alcuni punti in particolare per la realizzazione di maestose vedute della città: la ritrae da Boccadifalco, dal monte Pellegrino, dal Borgo Marinaro di Santa Lucia.
I suoi paesaggi risultano precisissimi dal punto di vista topografico e dettagliatissimi nei particolari. È per questo che è stato più volte ipotizzato l’utilizzo, da parte dell’artista, di una camera oscura.
Nelle vedute emerge anche il segno delle novità arrivate da Napoli e dalla Scuola di Posillipo, anche se la pittura di Francesco Zerilli rimane ancora legata ad un’idea piuttosto arcaica di paesaggio.
Non è un caso che Palermo venga ritratta come una città pressoché perfetta, addirittura ideale nella sua perenne brillantezza e tranquillità.
Il successo presso collezionisti esteri
Il golfo è limpidissimo, i campi sono sempre arati, gli animali e i contadini visti da lontano, sereni nel loro lavoro quotidiano. Questa perfetta armonia decreta il successo presso i collezionisti esteri di passaggio a Palermo per motivi militari e politici. Per questo, i dipinti di Francesco Zerilli sono quasi tutti di piccole dimensioni, facili da trasportare, come agevoli souvenir di viaggio.
I paesaggi ideali più noti dell’artista si trovano quasi tutti in collezioni private. Ne abbiamo diversi esempi in Veduta di Palermo da Badia, Veduta di Palermo dalle colline e tempio della Concordia a Girgenti. Invece presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Palermo è conservata Villa Belmonte.
In tutte queste rappresentazioni, la città siciliana e le zone limitrofe assumono una dimensione di trasognato e mite splendore. Ogni cosa è al suo posto, ogni luogo viene ripreso nella sua interezza, senza tagli arditi e senza stravaganze. Tutto è magicamente funzionante, proprio nel rispetto della tradizionale veduta ideale.
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