Amos Rex Museum, dove il passato incontra il futuro

Amos Rex Museum, Helsinki - TeamLab. Vortex of Light Particles
TeamLab. Vortex of Light Particles

Amos Rex Museum, Helsinki

Apertura: 30 agosto 2018

Ancora poche ora all’apertura di Amos Rex, il nuovo museo di Helsinki. Sarebbe limitante definirlo un museo di arte contemporanea, dato che accedendo al sito, la prima frase che si legge è “Amos Rex is an art museum where the past, the present and the future meet”.

L’idea originaria era quella di costruire un nuovo Guggenheim, fratello minore di quello di New York. Ma decaduta questa primitiva intenzione, si è deciso di dare vita ad un museo nuovo, dinamico, attentissimo alle nuove tecnologie.

La nuova costruzione

Già nella forma, l’edificio è strabiliante. Affidata la ricerca e la progettazione allo studio finlandese di architettura JKMM, il complesso si dipana sotto terra per 2200 mq. Esternamente, è stato inglobato nella nuova costruzione l’edificio degli anni Trenta Lasipalatsi.
Accanto ad esso, il visitatore camminerà tra enormi dune bianche che terminano con aperture che somigliano incredibilmente a ventose di tentacoli.

Artefice di questo cambiamento è Kai Kartio, direttore del precedente più importante museo di Helsinki, l’Amos Anderson. Al centro della nuova creazione vi sono spazi liquidi e mutevoli a seconda della mostra che ospitano. Sono infatti in grado di accogliere esposizioni di natura tradizionale, con dipinti appesi alle pareti, fino a programmi interattivi di natura completamente diversa.

Oggi, i soggetti dei “vecchi” dipinti sono in grado di saltare fuori dalla tela e invadere lo spazio che ci circonda. Il paesaggio diventa aumentato perché non più statico e assoluto, ma immersivo e “sensibile”. In una sorta di evoluzione dei panorami e dei diorami di metà Ottocento, il paesaggio è entrato nella nostra sfera sensoriale.

Studio Azzurro, Christa Sommerer e Laurent Mignonneau, Miguel Chevalier sono stati i pionieri di questo nuovo, avanguardistico linguaggio. Da anni, l’Ars Electronica Center di Linz ha Deep space, la sala interamente dedicata alle installazioni interattive di larga scala.

Oggi, TeamLab è il collettivo che al meglio rappresenta le più avanzate ricerche nel campo del paesaggio interattivo. Sarà proprio questo gruppo giapponese ad inaugurare l’apertura dell’Amos Rex, con una mostra che durerà fino al gennaio 2019.

TeamLab all’Amos Rex

We believe that the digital domain can expand the capacities of art, and that digital art can create new relationships between people”. Così recita questa sorta di mantra che si incontra nella pagina web ufficiale del collettivo giapponese.

Scienza, natura e arte si uniscono in una serie di commistioni e scambi, sin dal 2001, grazie al lavoro di ingegneri, artisti, designer. Di stanza a Tokyo, TeamLab crede nell’abolizione delle barriere sensibili tra arte e spazio umano.

L’opera cambia a seconda della presenza e dell’azione dello spettatore, innescando una virtuosa idea secondo cui il visitatore diventa parte dell’opera stessa.
L’arte digitale, sin dalla sua nascita, sin da quando si gestiva tramite joystick e visori – come tra l’altro avviene ancora oggi con la realtà virtuale – ha permesso questa intensa relazione. Le barriere cadono, con un semplice tocco nascono fiori, con piccoli passi il pavimento sotto di noi muta.

È la magia dell’arte interattiva che darà inizio alle esposizioni di Amos Rex. Con l’imponente opera Massless il visitatore è completamente immerso in un ambiente fluido e interattivo. Al di sotto di un soffitto curvilineo saremo accolti nel Vortex of light particles.

Si tratta di particelle digitali di acqua che si muovono a seconda dei movimenti della piazza sovrastante e delle persone all’interno dell’installazione stessa. Un’opera che vive in stretta simbiosi con “chi vi è dentro”. Come del resto, l’altra installazione Graffiti Nature, in cui grazie al nostro intervento touch, daremo vita ad un universo naturale in continua evoluzione.

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