Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento

Ingres e Hayez. Francesco Hayez. Ritratto di Teresa Manzoni - Jean-Auguste-Dominique Ingres. Ritratto di Madame Gonse
A sinistra, Francesco Hayez, Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri, 1847-1849, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera. A destra, Jean-Auguste-Dominique Ingres, Ritratto di Madame Gonse, 1852, olio su tela, Montauban, Musée Ingres

Pinacoteca di Brera, Milano

Fino al 20 gennaio 2019

I “Dialoghi” della Pinacoteca di Brera

James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera dal luglio 2015, sin dall’anno successivo al suo insediamento ha istituito la formula espositiva del “Dialogo”.
Una “non-mostra” come l’ha definita il direttore stesso, perché ormai troppo spesso le mostre blockbuster hanno attirato tanta gente nei musei, lasciandoli poi però improvvisamente vuoti. E con le collezioni permanenti esageratamente sottovalutate.

E allora, perché non dare vita ad un concetto di mostra ristretta, concentrata in due, tre, massimo quattro opere che dialoghino tra di loro? Un modo questo, per ridare valore alla collezione permanente, mettendo a confronto pochi capolavori, anche con opere provenienti da collezioni private.

Dietro, un grande studio di stimolanti raffronti in grado di coinvolgere lo spettatore non solo dal punto di vista estetico, ma anche storico. Il primo dialogo, del 2016, fu incentrato su i due più famosi Sposalizi della Vergine, quello del maestro Perugino e dell’allievo Raffaello.

Dal 4 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019, dopo due anni, va in scena il settimo dialogo, quello Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento.

Il VII dialogo attorno ad Ingres ed Hayez

Al centro di questo settimo dialogo vi è la rappresentazione della donna a metà Ottocento, all’interno di un bel confronto tra quattro opere. La prima è Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri di Francesco Hayez (1791-1882), appartenente alla collezione della Pinacoteca, pendant di quello del marito Alessandro Manzoni. 

Le altre tre opere provengono da collezioni esterne. Sono il Ritratto di Madame Gonse di Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), appartenente al Musèe Ingres di Montauban, il Ritratto di Selene Taccioli Ruga di Francesco Hayez e il Ritratto di Anna Maria Virginia Buoni Bartolini di Lorenzo Bartolini (1777-1850).

Queste ultime due opere provengono da collezioni private e insieme alle altre, hanno permesso di realizzare un meraviglioso, seppur breve, percorso nella ritrattistica femminile della metà dell’Ottocento.
Quattro diverse rappresentazioni che comunque hanno in comune una raffigurazione della donna forte e moderna.

Tre artisti a confronto

Ingres e Bartolini sono uniti da una profonda amicizia iniziata negli anni dell’apprendistato parigino dello scultore toscano. Continuata poi con la condivisione dello studio fiorentino in via delle Belle Donne, ha permesso scambi e suggestioni reciproche.

Non è un caso che l’afflato classico e raffinato delle sculture bartoliniane abbia la stessa opalescenza e aura delle figure di Ingres. Allo stesso modo, Hayez e Ingres, pur avendo vent’anni di differenza, si posizionano allo stesso modo riguardo l’adesione a schemi stilistici passati.

Hayez è sì un artista romantico in tutto e per tutto, caratterizzato da un trasporto per l’argomento storico-patriottico senza precedenti in Italia. Ma del resto, è nei ritratti che il pittore riesce a far trasparire tutte le sue doti cromatiche ereditate dal colorismo veneto. E Ingres, invece sembra puntare tutto sul disegno, base della sua pittura neoclassica.

Ma il punto di contatto con il pre-Romanticismo è la vera forza espressiva dell’artista di Montauban. Basta porre l’attenzione su una delle sue opere più riuscite, Il sogno di Ossian, ricco di trasparenze fantasmatiche, preludio di quel romanticismo nordico già ai primi accenni. L’opera doveva andare ad ornare la camera da letto di Napoleone al Quirinale, poi divenuta da ovale a rettangolare nel corso degli anni e di diverse modifiche.

Proprio la figura di Napoleone lega Ingres a Bartolini, come accennato, amici sin dalla formazione. Prendendo in esame il busto di Anna Maria Virginia Buoni del 1835, i curatori Isabella Marelli, Fernando Mazzocca e Cao Sisi hanno affiancato una scultura a tre dipinti.

Forse proprio perché tutti e quattro accomunati dalla stessa intensissima introspezione psicologica e da una sensibilità unica alla luce. Le quattro donne rappresentate, tutte con sguardi volitivi e posizioni dure, forti, lontane dal frivolo ritratto settecentesco, sono le protagoniste di questo settimo dialogo braidense.

In fondo, anche se tutti e tre gli artisti hanno offerto la loro mano a rappresentazioni e gruppi storici e di grande valore patetico e celebrativo, si sono espressi al meglio nella ritrattistica, in particolare in quella femminile.

Il volto della donna nell’Ottocento

Ingres, dal disegno perfetto accompagnato da un colore modulato sapientemente, ha saputo cogliere sempre lo sguardo guizzante dei personaggi ritratti.

Da quello di Madame Moitessier a quello presentato a Brera di Madame Gonse del 1852. Pose morbide e graduali passaggi tonali caratterizzano invece i ritratti di Hayez, in particolare quello bellissimo presentato in mostra di Selene Taccioli Ruga, dello stesso anno del precedente.

La veste bianchissima contrasta in modo raffinato con la raccolta chioma nera e il mantello scuro poggiato sullo schienale della poltrona. In un curioso gioco di trasparenze il petto sembra muoversi al suo respiro, proprio come quello del busto di Bartolini del 1835.

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