James Tissot al Museo d’Orsay

James Tissot. James Tissot. Ballo a Bordo, 1874 ca, Tecnica: Olio su tela
Ballo a Bordo, 1874 ca, Tecnica: Olio su tela, 84,1 x 129,5 cm. Londra, Tate Collection

Parigi, Musée d’Orsay

Fino a luglio 2020

Jacques Joseph Tissot, poi detto James (Nantes, 1836 – Chenecey-Buillon, 1902) si forma all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi e sarà attivo sia in Francia che in Inghilterra. È un artista fondamentale della seconda metà dell’Ottocento francese, ambiguo e affascinante allo stesso tempo.

Il Museo d’Orsay gli ha dedicato la più importante retrospettiva dopo quella al Petit Palais del 1985, purtroppo oggi sospesa a causa dell’emergenza sanitaria.

Alla fine degli anni Cinquanta del XIX secolo, James Tissot inizia a dipingere a Parigi, dopo essersi trasferito da Nantes. La sua pittura è sin da subito nutrita dalla passione per il giapponismo e dalla completa immersione negli ambienti artistici più alla moda.

Non entra a far parte del movimento impressionista, ma sembra rappresentare alla perfezione il Pittore della vita moderna di cui parla Baudelaire nei suoi Scritti sull’arte. Con la costituzione della Comune di Parigi, nel 1871 decide di trasferirsi a Londra, sua città d’adozione.

Qui conosce Kathleen Newton, di cui si innamora. Come una musa ispiratrice, è presente in molteplici opere di James Tissot, non solo quelle dedicate alla mondanità moderna, ma anche in soggetti di matrice allegorica, simbolica e religiosa.

Sono numerose, infatti, le illustrazioni della Bibbia che il pittore francese realizza alla fine dell’Ottocento, dopo il suo rientro in Francia e un quasi completo abbandono della pittura che lo aveva reso famoso fino a quel momento.

James Tissot, l’ambiguità moderna

Unendo la tradizione figurativa continentale e parigina con quella britannica, il pittore riesce alla perfezione a rappresentare i vizi e i passatempi della società Vittoriana, tenendo sempre come fondamentale modello la pittura dei Preraffaelliti.

A Londra, poi, viene accolto in particolare dall’amico Thomas Gibson Bowles, direttore della rivista Vanity Fair, con cui aveva già avuto rapporti per l’invio di alcune caricature. Nella capitale inglese, inoltre, poteva ritrovare i suoi amici artisti, tra cui Giuseppe De Nittis (1846-1884) e James Whistler (1834-1903).

Narratore ed interprete à la mode, James Tissot non si abbandona però ad un linguaggio consueto e ripetitivo, anzi, esso ci appare ricco di soluzioni curiose ed innovative, soprattutto per quanto riguarda la scelta dei soggetti e il taglio moderno e contingente che dona alle sue immagini.

Non si focalizza soltanto sulla pittura, ma anche sulla stampa, sullo smalto cloisonné, sulla fotografia, adattandosi, alle novità tecnologiche e al repentino cambiamento dei tempi a cavallo tra Ottocento e Novecento.

La solitudine e la folla

L’abilità e la peculiarità di Tissot stanno soprattutto nel suo carattere di interprete ambivalente. È stato infatti spesso sottolineato come i suoi dipinti briosi e cangianti nascondano, in realtà, un senso di inquietudine e di solitudine all’interno del moderno caos.

Molti suoi personaggi potrebbero essere assimilati all’Uomo della folla di Edgar Allan Poe: sono immersi nella compagine sociale, non possono vivere senza di essa, anzi si drogano della folla, ma allo stesso tempo vivono un senso di insondabile solitudine.

Elemento questo, ancora più comprovato da un incredibile senso dell’accumulo, se vogliamo di horror vacui che si ritrova in molte scene di Tissot, forse ereditate dall’attenzione al dettaglio della pittura fiamminga, a lui carissima e latrice anche di quel senso di vanitas che ben si percepisce da alcune sue tele.

È per questo che la mostra al Museo d’Orsay ha voluto, anche attraverso il titolo, porre attenzione sull’ambiguità moderna di James Tissot, interprete sensibile di una delle epoche più complesse della storia, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

Ritratti borghesi o aristocratici

Di lui si conoscono le immagini più mondane, in cui sono ritratti borghesi o aristocratici nei loro sontuosi abiti alla moda che è in grado di descrivere nei minimi particolari, insieme alla grazia delle fisionomie.

La mostra è dunque incentrata sulla figura di un artista ricco a tal punto da permettersi di vivere e lavorare in un palazzo sugli Champs-Elysées, autore di immagini che sono diventate poi iconiche, ma anche studioso attento dell’arte a lui contemporanea.

È stato anche un grande appassionato di cultura giapponese, forse tra i primi artisti francesi a collezionare oggetti orientali e anche professore di disegno del principe Tokugawa Akitake, fratello dell’ultimo shogun.

Tra le opere più maestose di Tissot, esposte in mostra, abbiamo anche La giapponese al bagno, che ci rimanda una dimensione fantastica di un Oriente sognato, in cui una donna europea indossa un prezioso kimono dai colori affascinanti, mentre sosta davanti ad un portico di una casa tipica giapponese.

James Tissot e l’amata Kathleen

La cara e giovane Kathleen, che conosce a Londra, diventa per James Tissot l’incarnazione della bellezza muliebre, ma anche la rappresentazione triste e perfetta della vanitas della vita terrena. Ammalatasi di tubercolosi, muore accanto al pittore nel 1882, che “consumatosi” insieme a lei, decide di tornare a Parigi, ormai distrutto.

Il pittore stesso ci ha lasciato testimonianza scritta delle sue esperienze di comunicazione con i defunti, appoggiandosi all’intervento del famoso medium inglese Eglinton, uno dei principali sostenitori dello spiritismo di fine secolo.

Dopo aver scritto di aver visto l’anima di Kathleen, durante una seduta spiritica, realizza L’Apparizione medianica, in cui la donna è rappresentata come uno spettro, molto simile a quelli che apparivano nelle coeve fotografie vittoriane.

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