Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini

Ottocento a Forlì. Domenico Induno. Bollettino della Pace di Villafranca, 1862
Domenico Induno. Bollettino della Pace di Villafranca, 1862. Tecnica: Olio su tela

Musei San Domenico, Forlì

Dal 9 febbraio al 16 giugno 2019

«Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani» disse Massimo D’Azeglio (1798-1866) all’indomani dell’Unità d’Italia. Politicamente il nostro paese era stato unificato, ma una miriade di differenze culturali segnava l’intero stivale. Dai dialetti, ai governi diversi, alla storia delle invasioni, nulla dava all’Italia un aspetto di paese uniforme e omogeneo.

Ma l’arte, che ha avuto sempre un ruolo fondamentale in tutte le corti, dal Medioevo al Risorgimento, in molti casi è stata in grado di narrare il processo di indipendenza e di unificazione. Basta pensare all’azione svolta dai pittori soldati del Risorgimento, che dal campo di battaglia alla tela, hanno fatto e raccontato l’Italia finalmente libera ed unita.

Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini

La mostra Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini presso i Musei San Domenico a Forlì, vuole raccontare la storia italiana attraverso le opere d’arte che partono dal Romanticismo ed arrivano al Divisionismo.

I curatori Fernando Marzocca e Francesco Leone hanno selezionato una serie di dipinti e sculture che hanno rappresentato il nostro paese in uno dei suoi frangenti temporali più significativi. Quello in cui l’Italia è nata, tra enormi difficoltà, in cui è cresciuta e in cui ha trovato grandi soddisfazioni attraverso il suo immenso patrimonio artistico e creativo.

Si parte dai dipinti di storia e si passa per quelli di genere che hanno narrato la quotidianità popolare ed aristocratica. Un lungo tratto del percorso espositivo è poi dedicato al paesaggio, genere che, in tutte le sue evoluzioni ha attraversato il Romanticismo, il Naturalismo e poi è giunto al Simbolismo.

Ma Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini analizza anche le opere e gli autori che hanno riflettuto sulla questione sociale, momento fondamentale di nascita di una coscienza politica tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Lo spettatore potrà “camminare” nel tempo, nel Purismo, nel Romanticismo, nel Verismo, nel Simbolismo e nel Divisionismo. Simbolicamente apre la mostra Francesco Hayez (1791-1882), primo tra i romantici, e la chiude Giovanni Segantini (1858-1899), divisionista che conclude maestosamente il secolo, prima della rivoluzione delle avanguardie del Novecento.

Le opere e gli artisti in mostra

Dunque, la grande epopea dell’arte italiana nel secolo dei più grandi cambiamenti politici e sociali, è narrata nella mostra da opere come La vendetta di Poppea di Giovanni Muzzioli, la Ruth di Hayez, Alla stanga di Segantini, L’alzaia di Telemaco Signorini, Lo specchio della vita di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Donna Franca Florio di Pietro Canonica.

E ancora, da Le cucitrici di camicie rosse di Odoardo Borrani, La contessa Carolina Sommaruga Maraini di Vittorio Matteo Corcos, Il bollettino del giorno 14 luglio 1859 della pace di Villafranca di Domenico Induno.

Tra gli altri autori presenti vi sono Federico Faruffini, Gaetano Previati, Nino Costa, Giovanni Fattori, Francesco Paolo Michetti, Plinio Nomellini, Ettore Tito, Giulio Aristide Sartorio, Leonardo Bistolfi.

Una parte del percorso sarà anche dedicata alla mostra del 1911, tenutasi a Palazzo Vecchio a Firenze e incentrata sul Ritratto italiano dalla fine del secolo XVI all’anno 1861. L’esposizione, realizzata per il cinquantenario dell’Unità, ripercorreva il genere del ritratto dal Cinquecento al 1861, passando in rassegna una serie di personaggi illustri significativi per il nostro Paese.

La mostra di Forlì ha voluto rievocare quel percorso espositivo, mettendo in confronto i ritratti antichi con quelli del primo decennio del Novecento, per sottolineare affinità e contrasti.

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