Virginia Woolf e il Bloomsbury Group. Inventing Life

Locandina della mostra a Palazzo Altemps. Inventig Life
Locandina della mostra a Palazzo Altemps. Inventig Life

Roma, Museo Nazionale romano di Palazzo Altemps

Fino al 12 febbraio 2023

Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life è il titolo della mostra dedicata all’autrice inglese e al Bloomsbury Group, il rivoluzionario convivio di scrittori che sovvertì le regole della società vittoriana all’inizio del Novecento.

Nadia Fusini, studiosa di Woolf e ideatrice della mostra insieme a Luca Scarlini, scrittore e artista, ha progettato un’esposizione che racconta il Gruppo attraverso foto, racconti, libri, oggetti ma anche opere d’arte provenienti dalla collaborazione con la National Portrait Gallery di Londra.

Ritratti individuali e di gruppo, in cui gli autori si mostrano attraverso il pennello di artisti quali Vanessa Bell, Ray Strachey, Roger Fry, Duncan Grant, tutti rappresentanti del post impressionismo inglese, vicinissimi al Bloomsbury Group.

Virginia Wolf e Bloomsbury

Virginia Woolf nacque a Londra nel 1882. Suo padre era il critico letterario Leslie Stephen e sua madre proveniva da un ambiente aristocratico. La madre, la sorellastra Stella e il padre morirono in rapida successione e lei ebbe un esaurimento nervoso che segnò l’inizio dell’instabilità mentale che l’avrebbe afflitta per gran parte della sua vita.

Nel 1904 si trasferì a Bloomsbury, un quartiere centrale e accademico di Londra, dove, insieme al fratello Thoby e alla sorella Vanessa, fondò un circolo di intellettuali che sarebbe diventato noto come “Bloomsbury Group”. Un gruppo che influenzò profondamente la dimensione intellettuale inglese del primo Novecento e provocò un forte cambiamento nei costumi contro il moralismo della società vittoriana.

La sorella Vanessa sposò Clive Bell, mentre Virginia sposò l’editore Leonard Woolf, entrambi membri del gruppo Bloomsbury. Il matrimonio con Leonard fu felice, ma è molto nota anche la sua storia d’amore omosessuale con Vita Sackville-West.

La Hogarth Press

Dopo il gennaio 1915, Virginia Woolf subì una grave crisi depressiva. Furono i dubbi e le insicurezze che coincisero con l’uscita del suo primo romanzo, The voyage out, pubblicato quello stesso anno da Duckworth.

Nel marzo del 1917 Leonard Woolf si rivolse a un produttore che vendeva macchinari per stampatori. Comprò una piccola pressa a mano e una selezione di caratteri tipografici al costo di 19 sterline. Portata a casa, la macchina fu collocata nella sala da pranzo e l’avventura ebbe inizio.

Era nata la Hogarth Press, la casa editrice che avrebbe pubblicato non solo le opere della Woolf, ma anche quelle di altri scrittori come Eliot o Mansfield. La motivazione principale era quella di trovare un’occupazione che alleviasse la tensione psichica che Virginia stava accumulando. Leonard Woolf credeva che il lavoro manuale potesse calmare l’ansia della moglie.

Il vento rivoluzionario degli intellettuali inglesi

Fu un periodo di relativa tranquillità, contraddistinto anche dalle battaglie per la conquista del diritto di voto alle donne. I tempi stavano cambiando: il movimento per il suffragio universale era attivissimo e tra gli intellettuali si assaporava una nuova apertura nei confronti del sesso e della sessualità. Il Bloomsbury Group stava producendo opere d’avanguardia e forgiando un nuovo stile di vita.

Virginia Woolf scrisse la maggior parte delle sue opere principali nel suo rifugio di scrittura nel giardino di Monk’s House, cottage di campagna del XVI secolo abitato da Leonard e dalla scrittrice dal 1919 fino alla morte di Leonard nel 1969.

Durante gli anni Venti, pubblicò i suoi capolavori più famosi: Mrs Dalloway (1925), To the lighthouse (1927), Orlando (1928), The waves (1931). Nel 1929 pubblica un acuto saggio critico: A Room of One’s own.

Importante testo femminista, il saggio parla di uno spazio letterale e figurativo per le scrittrici all’interno di una tradizione letteraria dominata dagli uomini. Woolf utilizza metafore per esplorare le ingiustizie sociali e commenta la mancanza di libertà di espressione delle donne. “Una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé se vuole scrivere narrativa”.

I romanzi della scrittrice inglese misero alla prova i confini della narrativa tradizionale. Piuttosto che seguire le convenzioni vittoriane ed edoardiane per la trama e lo sviluppo dei personaggi, la scrittrice si concentrò sui mondi interiori dei suoi personaggi, parlando “dall’interno” delle loro menti, mostrando direttamente i loro pensieri, sentimenti e sensazioni. “Una sorta di insieme fatto di frammenti tremanti”, per catturare “il volo della mente”.

Orari
dal martedì alla domenica, 11.00/18.00

Biglietti
Intero: €13; ridotto: €7 (18-25 anni)