Andrea Appiani

Andrea Appiani - Venere allaccia il cinto a Giunone, 1810-12. Olio su tela, 100 x 142 cm
Venere allaccia il cinto a Giunone, 1810-12. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Andrea Appiani (Milano, 1754-1817) figlio di un medico, viene indirizzato ben presto alla formazione artistica presso diversi studi di pittori e scultori.
Grazie alla lunga formazione e a causa dei problemi economici del padre accetta ogni tipo di commissione, dalle decorazioni di scenografie teatrali, ai ritratti, agli ornamenti delle carrozze.

Diviene molto amico di Giuseppe Parini (Bosisio, 1729-Milano, 1799), ma anche dei più grandi rappresentanti della cultura liberale e illuminata milanese. Tra questi l’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini (Foligno, 1734-1808). Nel 1791 compie un viaggio di studi a Parma, Bologna, Firenze e Roma.

Alla fine del Settecento Andrea Appiani conosce Napoleone Bonaparte, di cui realizza un ritratto a matita ora a Brera. Nel 1804 viene invitato alla sua incoronazione a Parigi, dove entra in contatto con Jaques Louis David (1748-1825).

Nel 1805 viene insignito dell’Ordine della Corona Ferrea e della Legion d’Onore. È inoltre nominato da Napoleone “Notre premier peintre”. Muore a Milano nel 1817.

Dalla pittura a olio a quella a fresco

Inizialmente è allievo di Carlo Maria Giudici (1723-1804) pittore e scultore che faceva copiare ai suoi allievi dipinti e disegni degli artisti del Cinquecento, come Aurelio Luini.
La sua formazione successiva prevede una cospicua quantità di maestri che gli trasmettono il sapiente uso di diverse tecniche. Dalla pittura a olio, presso Martino Knoller (1725-1804) a quella a fresco da Antonio De Giorgi.

Andrea Appiani studia anatomia all’Ospedale Maggiore insieme a Gaetano Monti, con il quale stringe una forte amicizia.

Influenze da personalità artistiche a Brera

A Milano frequenta l’Accademia di Brera. In questo fertile ambiente culturale conosce e diventa amico di diverse importanti personalità artistiche e letterarie del tempo, come l’incisore Domenico Aspari (Milano, 1745-1831), l’architetto Giuseppe Piermarini e il letterato Giuseppe Parini di cui esegue un ritratto oggi conservato al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Nel 1776 Andrea Appiani riceve due importanti incarichi: affrescare la chiesa di Caglio con Quattro Evangelisti, i Santi Vitale e Valerio e i Santi Gervaso e Protaso ed eseguire i bozzetti delle scenografie per il Teatro della Scala di Milano. Insieme all’amico scenografo e architetto Domenico Chelli (Firenze, 1746-1820), realizza uno scenario per il ballo dell’Attila alla Scala.

Opere di Andrea Appiani

Il 1789 è l’anno della vera consacrazione di Andrea Appiani come artista affermato nell’area del Neoclassicismo milanese. Esegue gli affreschi con le Storie di Psiche nella Rotonda della Villa Reale di Monza. 
Lavoro decorativo cui ne seguono molti altri presso diversi palazzi privati (Busca, Litta Arese, Orsini Falcò, Silvestri). Negli anni Novanta compie diversi viaggi formativi.

L’incontro con Napoleone

Poco dopo fa diretta conoscenza di Napoleone Bonaparte, il cui ritratto a matita è conservato alla Pinacoteca di Brera. Il contatto con le concezioni politiche di Napoleone cambia la visione artistica di Andrea Appiani che diventa più “europea” e monumentale.

Proprio in seguito a questi sviluppi viene ammesso nella cerchia culturale napoleonica e riceve diversi incarichi pubblici, come la nomina a Commissario degli spettacoli e delle Belle Arti.

Andrea Appiani e la Pinacoteca di Brera

Andrea Appiani è tra i primi eruditi dell’Accademia di Brera riformata nel 1803 e tra coloro che partecipano alla creazione della Pinacoteca.
Sono di questi anni i 35 monocromi con i Fasti napoleonici che celebrano le azioni belliche del condottiero francese che nel 1810 deciderà di farli incidere.

Nel 1804 viene invitato a Parigi per l’incoronazione di Napoleone e nel 1808 esegue gli affreschi con l’Apoteosi di Napoleone come Giove Olimpico nella Sala del Trono di Palazzo Reale a Milano.

In questo edificio Andrea Appiani riversa tutta la sua sapienza della maturità artistica, infatti decora instancabilmente la Sala dei Principi, quella delle Cariatidi e la Sala Rotonda. Gli affreschi nella Sala della Lanterna non vengono portati a termine perché Appiani passa gli ultimi quattro anni della sua vita senza dipingere, fino a quando non viene colto dalla morte nel 1817.

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