Aroldo Bellini

Aroldo Bellini. Lottatori. Scultura in bronzo
Lottatori. Scultura in bronzo

Biografia

Aroldo Bellini (Perugia, 1902 – Roma, 1984) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove studia prima scultura e poi architettura. Diplomatosi nel 1927, si trasferisce a Roma nel 1931, quando riceve subito la commissione per la realizzazione di alcune statue dello Stadio dei Marmi, lavoro che lo tiene impegnato almeno per altri cinque anni.

In effetti, la prima fase artistica di Aroldo Bellini si identifica quasi esclusivamente con le sculture di questa grande committenza fascista: tredici statue dello Stadio sono state eseguite dallo scultore perugino, mettendo in mostra una fiera saldezza dei volumi, ma anche una sensibilissima resa del dinamismo fisico e muscolare degli atleti.

Nonostante la forte attenzione che l’artista pone nella resa sintetica del movimento e dell’azione, non manca di certo l’attenzione al dettaglio naturalistico dei volti, delle capigliature, degli atteggiamenti e delle pose.

Tra scultura celebrativa e soggetti più intimi

Queste caratteristiche si riscontrano anche nella produzione non di carattere monumentale o celebrativo, come dimostrano le numerose figure solenni e ieratiche di donne in diversi atteggiamenti che costellano la produzione di Aroldo Bellini per tutti gli anni Trenta e Quaranta del Novecento.

Poche linee eleganti, sintetiche e aggraziate definiscono i corpi di giovani madri, di vedove, di fanciulle e bambine che celano una riscoperta dell’antico che si legge nella resa dei volumi puri e pieni, lontani dal carattere decorativo e ricchi di una spiccata attenzione nei confronti del sentimento vitale e quotidiano, che esprime intimità e delicatezza.

Aroldo Bellini è conosciuto anche e soprattutto per essersi occupato di una grandiosa impresa scultorea: la colossale statua celebrativa in bronzo di Mussolini come Ercole, da posizionare in Piazza Venezia.

In realtà questo monumento, che sarebbe dovuto essere più grande della Statua della Libertà, non è stato mai portato a termine dallo scultore che ne ha eseguito soltanto un gigantesco piede e la testa, fiera e volitiva, così voluta dal duce stesso.

Proprio per essere stato uno scultore prettamente fascista, identificatosi con commissioni strettamente legate al regime, Aroldo Bellini, nel dopoguerra è stato quasi completamente dimenticato, se non fosse per le sue preziose statue di atleti dello Stadio dei Marmi.

Per il resto della sua vita, fino agli anni Settanta, si dedica all’insegnamento presso il Liceo Artistico in via Crescenzio. Muore a Roma nel 1984, ad ottantadue anni.

Aroldo Bellini: la statuaria fascista tra energici atleti e delicate figure femminili

La produzione scultorea di Aroldo Bellini, che viene quasi esclusivamente identificata con la realizzazione delle tredici statue di atleti dello Stadio dei Marmi, è in realtà caratterizzata anche da un cospicuo numero di sculture raffinate ed eleganti, dedicate a figure di donne al bagno, a piccole danzatrici, ad esili modelle in pose aggraziate.

Ma non appena giunto a Roma, il suo impegno si rivolge per ben sei anni alla produzione delle statue del Foro Italico. Tra queste, va ricordato il dinamico gruppo in bronzo dei Lottatori posto sulla tribuna d’onore. Vi sono poi il Giovane atleta con strigile Nuotatore alla partenza, nella piscina coperta.

Slancio, esaltazioni delle doti fisiche, energica vitalità sono le caratteristiche che Aroldo Bellini maggiormente sottolinea in queste figure di atleti, che però, non si caricano soltanto di retorica celebrativa di regime, ma anche di uno spiccato naturalismo che si legge nella resa dei gesti e delle espressioni scolpite nei volti degli atleti concentrati, pronti, perfetti e saldi nelle loro pose plastiche.

Non è poi da dimenticare il costante riferimento alla statuaria classica che si riscontra nella ponderazione dei corpi e nei delicati equilibri delle dinamiche fisiche, a partire dalla tensione muscolare, fino ad arrivare alla simmetria e alla purezza del movimento, come si nota nel Marciatore.

Ma accanto a questa produzione più celebrativa, come accennato, ve n’è una più intima e accogliente, quella rappresentata dalle figure femminili in bronzo, dai volumi molto più morbidi e dalla vigoria più tenue.

Ne sono esempio Figura che si volge, Modella a riposo, Abbandono, Vedova e Dopo la danza, tutte immagini muliebri che si rifanno ad un primitivismo a tratti ruvido, in cui le pose si rivelano poetiche ed intime, sempre nel pieno rispetto delle istanze novecentiste.

Nel 1939, Aroldo Bellini partecipa alla Quadriennale romana con Nuotatore alla partenza in bronzo, nei secondi di poco precedenti al tuffo in acqua, e con Buona terra in gesso.

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