Ettore Colla

Ettore Colla. Ritratto dell’Avvocato Reval. Tecnica: Scultura in Bronzo
Ritratto dell’Avvocato Reval. Tecnica: Scultura in Bronzo

Biografia

Ettore Colla (Parma, 1896 – Roma, 1968) si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Parma, dove si lega ad artisti come Atanasio Soldati (1896-1953). Verso la fine della Prima guerra mondiale, si arruola per un breve periodo nei bersaglieri e viene ferito gravemente.

Terminato il conflitto, rientra per un po’ a Parma, dove continua a studiare scultura, per poi stabilirsi a Parigi nel 1923. Nel fermento artistico della città francese, Ettore Colla entra in contatto con i maggiori rappresentanti dell’avanguardia scultorea, come Costantin Brancusi (1876-1957) ed Antoine Bourdelle (1861-1929) che influenza profondamente la sua prima produzione.

Gli esordi a Roma

Nel 1926, dopo il periodo parigino, rientra in Italia. Decide di stabilirsi a Roma, dove prende uno studio in via Brunetti, a Flaminio. Inizialmente, lavora come assistente dello scultore Angelo Zanelli (1879-1942) e come abbozzatore di Silvio Canevari (1893-1932) dedicandosi contemporaneamente al ritratto, realizzato seguendo gli stilemi del ritorno all’ordine.

Un primitivismo ruvido e lirico caratterizza le prime opere presentate, dalla metà degli anni Venti, alle mostre degli Amatori e Cultori di Roma. Nel 1929 prende parte per la prima volta alla Sindacale fascista del Lazio, mentre nel 1930 espone alla Biennale di Venezia.

Il successo di questi anni è garantito da una sapiente congiunzione tra reinterpretazione della scultura del Quattrocento e influenza di Bourdelle. Contemporaneamente, Ettore Colla si dedica all’insegnamento presso il Liceo Artistico di Roma, senza abbandonare la pratica scultorea.

Negli anni Trenta, la produzione dello scultore, spostatosi in via Margutta, comincia a distanziarsi dal novecentismo della prima fase, incentrandosi maggiormente su un’interpretazione espressionista, legata alla frequentazione della Scuola Romana ed in particolare di Antonietta Raphael (1895-1975) e di Mario Mafai (1902-1965).

Verso la fine degli anni Trenta, si avvicina con vigore anche alla scultura neocubista, approcciando per la prima volta con le tendenze astrattiste, di cui diverrà uno dei maggiori interpreti italiani nel dopoguerra.

Il secondo dopoguerra

Se durante la guerra Ettore Colla vive una profonda crisi che lo fa allontanare dalla scultura per qualche tempo, subito dopo il conflitto, ritorna al lavoro portando agli estremi sviluppi la sua poetica. Piano piano, abbandona il figurativo e si spinge nella ricerca astrattista di ambito romano.

Insieme al poeta e critico Emilio Villa (1914-2003) e agli artisti Alberto Burri (1915-1995) e Giuseppe Capogrossi (1900-1972) fonda, nel 1950, il Gruppo Origine. Gli obiettivi del gruppo sono lontani dall’astrattismo classico, ormai considerato mera “compiacenza decorativa”.

Così, l’artista esplora la poetica dell’assemblage, utilizzando prevalentemente materiali di scarto, come il ferro, rottami di macchine, rovine raccolte tra le macerie lasciate dalla guerra. Espone soprattutto nella Galleria di via Aurora e, contemporaneamente, scrive sulla rivista “Arti Visive” insieme soprattutto a Piero Dorazio (1927-2005).

Elemento fondamentale della sua ricerca artistica è lo scarto, l’object trouvé reinterpretato in maniera apertamente ironica, come dimostrano anche i titoli delle sue opere.

Nonostante questi atteggiamenti artistici siano un richiamo inconfondibile al Dada, il Ettore Colla non si riscontra il tipico automatismo, bensì un costante riferimento alla precisione costruttivista di Tatlin.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta si susseguono per l’artista numerose personali in musei e gallerie italiane ed estere. Muore a Roma, nel 1968 a settantadue anni, lasciando incompiuta l’ultima serie di sculture ed assemblages.

Ettore Colla: dal ritorno all’ordine all’astrattismo del gruppo Origine

Il percorso artistico di Ettore Colla inizia negli anni Dieci del Novecento, quando ancora frequenta l’Accademia di Parma. Ma la sua vera iniziazione scultorea avviene dopo il soggiorno parigino, in cui frequenta studi di scultori e pittori, che influenzano la sua prima produzione.

Sono gli anni romani quelli in cui l’artista di Parma esplicita per la prima volta il contenuto della sua poetica iniziale, molto legata alla scultura francese di Bourdelle, ma anche alle intensioni di Novecento. Le sue figure sono solide e compatte, intrise di un primitivismo intenso, come si nota dal Ritratto di Lin Pan presentato alla Biennale di Venezia del 1930.

Il terzo decennio rappresenta per Ettore Colla la sperimentazione espressionista, portando alle estreme conseguenze l’elaborazione delle figure degli anni Venti, come la tornita e primitiva Pomona. In questi anni, sperimenta anche una comunicazione geometrica e sempre più elementare, come si nota dalla figura di Uomo che si rade.

Dopo la breve interruzione dovuta alla seconda guerra mondiale, ma soprattutto ad una crisi personale, lo scultore approda all’astrattismo. Collabora come consulente nelle Gallerie romane dello Zodiaco e del Secolo, entrando in contatto con Burri e Capogrossi, rappresentanti del primo allontanamento dal figurativo.

A questo punto, sperimenta la costruzione di sculture dall’aspetto di macchine celibi, che però non intendono sottolineare la loro inutilità, quanto la testimonianza materiale della decadenza che hanno vissuto come oggetti e macchinari, prima di divenire sculture.

Ne sono esempio assemblage come Grande scultura in ferro, Divinità industriale, Carro solare, Pigmalione e Continuità. Queste sculture rappresentano una sorta di opposizione alla decadenza della società contemporanea, nella speranza di renderle testimoni di un tempo antico e di un tempo nuovo.

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