Ernesto Quarti Marchiò

Ernesto Quarti Marchiò. Scena Tunisina (dettaglio), Tecnica: Olio su tela
Scena Tunisina (dettaglio), Tecnica: Olio su tela

Biografia

Ernesto Quarti Marchiò (Bergamo, 1907 – 1982) si forma presso l’Accademia Carrara di Bergamo dove studia pittura al seguito del pittore Ponziano Loverini (1845-1929). Molto giovane, compie un viaggio di studio a Napoli, da cui visita anche Ischia e Pompei.

Il risultato di questo viaggio sarà una serie di dipinti proprio ispirata ai paesaggi partenopei che costituirà il suo esordio alla Triennale dell’Accademia Carrara nel 1925, a soli diciotto anni.

L’anno successivo si tiene, sempre a Bergamo, la sua prima personale, in cui non compaiono solo paesaggi, ma anche ritratti, che diverranno poi la sua cifra caratteristica. Negli anni di studio in Accademia, Ernesto Quarti Marchiò stringe amicizia con il pittore conterraneo Romualdo Locatelli (1905-1943), instancabile e curiosissimo artista e viaggiatore.

Il viaggio in Africa

Proprio insieme a Romualdo Locatelli, Ernesto Quarti Marchiò, nel 1927, compie un viaggio in Africa. In particolare, la loro metà sarà la Tunisia, luogo dal quale entrambi trarranno ispirazione per una serie di impressioni e dipinti poi esposti, al loro ritorno, in Italia.

Tranche de vie, colori e suoni, usanze e tradizioni africane diventano i soggetti principali della pittura di Ernesto Quarti Marchiò, alla fine degli anni Venti. Questo stile colorato, sentito ed esotico fa subito breccia nella critica e nel pubblico, dopo la sua mostra presso la Galleria Jandolo di Roma. Segue una lunga serie di personali tra Genova, Milano e Roma, ma anche e soprattutto la sua partecipazione alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale romana.

Il soggiorno parigino

Negli anni Trenta, Ernesto Quarti Marchiò soggiorna per qualche tempo a Parigi. A questo punto, il suo segno pittorico raggiunge la maturazione e soprattutto l’identità che lo accompagnerà per molto tempo. Si fa interprete, infatti, di una pittura delicatissima, dal tratto fine e dalla tavolozza chiara.

La pennellata diventa quasi trasparente e diafana e le figure si fanno allungate, a tratti fantasmatiche, molto diverse da quelle piene e vivaci dell’esperienza africana.

Opere intensissime sono frutto degli anni della guerra, ma poche tracce ci restano di questa fase, proprio perché molti dipinti vengono distrutti da Ernesto Quarti Marchiò. Negli anni Cinquanta attraversa una breve fase in cui si dedica all’informale, ma ben presto ritorna alle sue amate figure dal tratto fine ed allungato e dalla pennellata sempre più sintetica ed espressiva.

Dipinge, ritirandosi a vita privata, fino agli anni Settanta inoltrati. Muore a Bergamo nel 1982, a settantacinque anni.

Ernesto Quarti Marchiò: il naturalismo tra Bergamo e la Tunisia

È negli anni dell’Accademia Carrara che inizia l’avventura di Ernesto Quarti Marchiò all’interno del naturalismo lombardo. Vicino a Romualdo Locatelli, si fa subito interprete di una pittura accesa e variegata, composta da una pennellata vibrante e piena.

I primi frutti della sua pittura vengono mostrati quando è ancora studente, presso la mostra dell’Accademia Carrara, nel 1925. Si tratta di marine partenopee molto luminose e agili, così come i dipinti presentati l’anno successivo nella sua personale bergamasca.

Ma il 1927 rappresenta la svolta per Ernesto Quarti Marchiò: come accennato, parte per la Tunisia con l’amico Romualdo Locatelli. Ne riporta studi e tele di grande valore, resi attraverso un tratto sintetico e prorompente, che rappresenta la vera essenza dell’arte di Ernesto Quarti Marchiò. I dipinti dei mercati tunisini, con i loro colori caldi e l’anima ardente degli africani sono il punto massimo della sua espressione.

Beduini, donne al mercato, ritratti di tunisini dal volto bruciato dal sole con le barbe lunghe, pennellate veloci che descrivono scene nel deserto. Questi sono i soggetti dei dipinti poi presentati a Roma, presso la Galleria Jandolo. Questa essenzialità orientale porta grande fortuna al pittore bergamasco, apprezzato soprattutto per le sue opere africane.

Un naturalismo sincero e personale traspare dalle opere degli anni Trenta, fino a quando, dopo un soggiorno a Parigi, la sua pittura si fa molto più “acquosa” e trasparente.

Gli anni Trenta e Quaranta: una pittura delicata e diafana

Numerosi ritratti, interni e dipinti di figura fanno la loro comparsa nella pittura di Ernesto Quarti Marchiò tra gli anni Trenta e Quaranta. Le figure, al contrario di quanto succedeva contemporaneamente per il ritorno all’ordine, non acquistano volume e plasticità, ma si fanno bidimensionali, quasi trasparenti.

Questo emerge dallo Studio di testa presentato alla Quadriennale romana del 1939, ma anche dal dipinto chiarissimo e delicatissimo In giardino, presentato al Premio Bergamo dello stesso anno. Natura morta, Cavalli del circo e Testa d’uomo compaiono alla Sindacale fascista di Bergamo sempre del 1939.

Mentre, al premio Bergamo del 1940 presenta Composizione, in cui alcune modelle nude e bianchissime vengono ritratte nello studio dell’artista, anch’esso quasi una presenta fantasmatica, dal volto alienato.

Gli occhi di queste figure appaiono o vuoti o grandi e granati, come se stessero cercando di inserirsi con timore nello spazio che le circonda. Nel Ritratto di bambina presentato al Premio Bergamo del 1941, la fanciulla, seduta su una sedia, in uno spazio piatto e bidimensionale, le braccia in grembo con un mazzolino di fiori, presenta un volto finissimo, tutt’occhi. Lo stesso si nota nel Ritratto di famiglia del Premio Bergamo dell’anno successivo.

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