Pasquale Romanelli

Pasquale Romanelli. Davide (dettaglio). Scultura in marmo, h.113 cm
Davide (dettaglio). Scultura in marmo, h.113 cm

Biografia

Pasquale Romanelli (Firenze, 1812 – 1887), dimostrate precoci doti artistiche, a soli quindici anni entra nello studio dello scultore Luigi Pampaloni (1791-1847). In seguito, è allievo di Lorenzo Bartolini (1777-1850), maestro che lo avvia alla composizione purista.

Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti, continua a collaborare con Bartolini, raggiungendo ben presto un livello talmente alto da prendere uno studio personale nel monastero di San Barnaba nel 1840. Dopo la morte di Bartolini nel 1850, viene scelto tra tutti i suoi allievi per portare a compimento le opere non finite del maestro, di cui ha ereditato la sensibilità nei confronti del vero e della scultura del Quattrocento fiorentino.

L’eredità di Bartolini

In lui, il solido impianto compositivo di Jacopo della Quercia si coniuga alla drammaticità realista donatelliana, per poi confluire in un equilibrio moderno modulato sull’osservazione naturalistica del vero.

È certo che Pasquale Romanelli abbia portato a compimento alcune delle opere più significative di Bartolini, tra cui La fiducia in Dio e il Monumento Demidoff. Negli anni Cinquanta, inizia ad esporre alla Promotrice di Genova, per poi approdare, nel 1861, a quella di Firenze. Corona poi la sua carriera con la partecipazione all’Esposizione Nazionale di Roma del 1883.

Separatosi definitivamente dalla produzione del maestro Bartolini, lo scultore fiorentino riceve una vasta serie di committenze, non solo da parte di collezionisti italiani, ma anche stranieri. Abile ritrattista, le sue opere vengono richieste dai membri più importanti dell’aristocrazia europea del tempo.

Tra scultura e Risorgimento

Contemporaneamente, Pasquale Romanelli è un attivo sostenitore del Risorgimento italiano. Membro della Giovine Italia, si lega, sin dagli anni Quaranta, ai gruppi sovversivi toscani, per cui viene arrestato nel 1845.

Le sue convinzioni politiche lo accompagnano fino all’Unità d’Italia, con la partecipazione alla guerra d’Indipendenza del 1848. Il fervore patriottico e risorgimentale affiora anche da alcune sue opere di intento esplicitamente politico degli anni Cinquanta, che lo hanno reso famoso in tutta Europa.

La sua fama, giunta fino all’Inghilterra e agli Stati Uniti, gli permette di aprire dopo l’Unità, la Galleria Romanelli sul Lungarno degli Acciaiuoli, famosa non solo per le sue opere, ma anche per le copie da sculture del Quattrocento e del Cinquecento toscano.

Nominato professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1868, espone con successo in Italia e all’estero, compresa la Mostra Universale di Parigi del 1878. Muore a Firenze nel 1887, a settantacinque anni.

Pasquale Romanelli: la scultura purista, tra sensibilità naturalista e memorie del Quattrocento

Con la scultura Il figlio di Guglielmo Tell avviene l’esordio di Pasquale Romanelli nella mostra dell’Accademia di Firenze del 1840. Sin da questa prima prova, poi riproposta nel corso degli anni in diverse esposizioni, tra cui quella di New York del 1854, si nota l’intento programmatico del suo linguaggio.

Sia nel completamento delle opere di Bartolini, sia nelle sue sculture giovanili, adotta un Purismo delicato ed elegante. La solidità formale è sempre accompagnata dalla levigatezza delle epidermidi e da un afflato spirituale che contraddistingue le opere politiche quanto i ritratti, le scene mitologiche e le allegorie.

Nel 1847, ottiene la prima committenza pubblica, il Francesco Ferrucci per una nicchia della loggia degli Uffizi, in cui si percepisce a pieno il richiamo alla scultura di Donatello, soprattutto al San Giorgio di Orsanmichele.

La tematica patriottica, i soggetti letterari e i ritratti

Dopo il completamento delle opere del maestro Bartolini, Pasquale Romanelli porta avanti il suo sostegno politico al Risorgimento, anche attraverso alcune opere di stampo patriottico. Tra di esse spiccano Il Genio d’Italia e L’Italia delusa, presentate all’Esposizione Universale di Parigi del 1855.

Spaziando dai ritratti alla scultura di tematica storico-letteraria, affronta soggetti come il Re Vittorio Emanuele II e allo stesso tempo immagini di gusto romantico come Paolo e Francesca, Ofelia, Bianca Cappello.

Nel 1861, all’Esposizione di Firenze, presenta La Ninfa dell’Arno, ripresa da un modello di Bartolini, Vittorio Fossombroni in atto di accarezzare il leone toscano, Madonna del cardellino e Diana sorpresa.

Coniugando, tra gli anni Sessanta e Ottanta, l’attività didattica con quella scultorea, dà vita ai suoi più significativi lavori, tra cui il gruppetto con Raffaello e la Fornarina e il Re Davide, esposti alla Mostra di Milano del 1881.

Nel 1883, prende parte alla Mostra Nazionale di Roma con alcune delle sue opere più riuscite, Crudele abbandono, Vittorio Emanuele, Dolce ferita, Andromeda e Garibaldi a Marsala nel 1860.

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