Mario Radice

Mario Radice. S.P.I.R., 1945. Tecnica: Olio su tela, 41 x 35 cm
S.P.I.R., 1945. Tecnica: Olio su tela

Biografia

Mario Radice (Como, 1898 – 1987) si forma presso l’istituto d’arte di Como, per poi iscriversi a medicina veterinaria negli anni Venti. Abbandonata l’università nel 1922, per seguire la sua vocazione artistica, inizia a lavorare in una cartiera prima nella sua città, poi a Buenos Aires.

Intorno agli anni Trenta, si dedica esclusivamente alla pittura. Le prime opere sono di ispirazione figurativa e novecentista. Ma questa tendenza viene ben presto abbandonata in favore di una pittura astratta e fatta di intersezioni geometriche che hanno molto a che fare prima con la seconda generazione futurista, poi con la progettazione architettonica.

Gli astrattisti comaschi

Desideroso di aggiornarsi alle novità europee, Mario Radice compie diversi viaggi, soggiornando a Basilea, Colonia, Düsseldorf e Parigi. E contemporaneamente, si lega agli architetti razionalisti Giuseppe Terragni (1904-1943) e Alberto Sartoris (1901-1998) e al pittore Manlio Rho (1901-1917, entrando a far parte del gruppo degli “astrattisti comaschi”.

Il 1933 è un anno molto importante: insieme a Massimo Bontempelli e Pier Maria Bardi fonda la rivista “Quadrante”, che unisce, in una sorta di concezione totale alla Bauhaus, arte, architettura e arredamento.

Intanto, Mario Radice risulta molto impegnato nelle attività espositive e soprattutto nella promozione dell’astrattismo, in collaborazione con diversi pittori come Gino Ghiringhelli (1898-1964) e Mauro Reggiani (1897-1980), della prima generazione degli astrattisti, attivi nella Galleria del Milione.

In seguito, si lega anche ad Atanasio Soldati (1896-1953) e a Fausto Melotti (1901-1986). Impegnato in diversi progetti per case e negozi di area lombarda, nel 1936 organizza la “Mostra di Pittura Moderna italiana”, presso villa Olmo a Como, che riunisce per la prima volta tutti i pittori astrattisti italiani.

Valori Primordiali

Alla fine degli anni Trenta, Mario Radice entra a far parte del gruppo “Valori Primordiali”, nato dall’omonima rivista, fondata sull’esperienza della pittura e dell’architettura razionalista, coinvolgendo molti degli artisti citati in precedenza.

A partire dal 1940 espone alla Biennale di Venezia, dove ritorna fino al 1966, quando partecipa alla sezione “Aspetti del primo Astrattismo italiano: Milano-Como 1930-1940”. Negli stessi anni, si susseguono numerose personali tra l’Italia e l’estero, come quella a Zurigo del 1976.

Impegnato fino agli ultimi anni nell’attività espositiva e progettuale, Mario Radice muore nella sua Como nel 1987, all’età di ottantanove anni.

Mario Radice: l’astrattismo italiano

Dopo le prime esperienze legate alla pittura figurativa, influenzato dalle forme austere e classiche di Novecento, Mario Radice dà inizio all’avventura astrattista. In seguito agli stimolanti viaggi in Germania e in Francia, il pittore si lega alle figure degli artisti e degli architetti che hanno rappresentato il nucleo dell’arte astratta e razionale comasca.

Comincia subito a farsi interprete di una serie di composizioni geometriche in cui linee e forme si compenetrano, dando vita a tavole cromaticamente accese, ma anche definite da un semplice e rarefatto bianco e nero.

Losanghe, forme quadrangolari, rettangoli e triangoli, spesso caratterizzati da sfumature di colori puri e brillanti, ma talvolta anche cupi e severi, sono alla base della maggior parte delle sue composizioni degli anni Trenta e Quaranta.

La stessa cadenza ritmica, sistematica e coerente, si riscontra nei progetti decorativi ed architettonici, realizzati quasi sempre in collaborazione con architetti, come anche auspica la rivista “Quadrante” base teorica del gruppo di artisti.

Mario Radice alle Triennali

Partecipa alla Triennale di Milano del 1933 realizzandone i pannelli decorativi e poco dopo esegue quelli per la Casa del fascio a Como. Si tratta di otto pannelli di cemento, incisi oppure dipinti a fresco, con decorazioni rigorosamente geometriche e policrome, all’interno di un’architettura progettata da Terragni, un parallelepipedo puro, con un ritmo cadenzato di pieni e vuoti, estremamente razionale.

Alla Triennale del 1936, Mario radice presenta la scultura astratta Fontana, progettata in collaborazione con Cesare Cattaneo (1912-1943) e destinata ad essere posizionata in un piazzale di Como. Con lo stesso architetto, a cui è legato da una profonda amicizia, all’inizio degli anni Quaranta progetta una serie di chiese non solo di forte valore spirituale, ma anche aggregativo.

Purtroppo, l’architetto Cattaneo muore nel 1943 e i progetti non verranno mai realizzati. Nel frattempo, l’artista partecipa alla Quadriennale di Roma del 1939 con due Composizioni geometriche di intenso rigore logico e dai precisi e pensati rapporti cromatici.

Lo spazio e la luce dialogano non attraverso conformazioni della realtà, ma mediante aspetti geometrici del pensiero, in cui si fa vivo un dinamismo plastico e lirico che suscita una solenne sembianza spirituale.

Composizione T.R.S., insieme ad altre due Composizioni compaiono alla Sindacale milanese del 1941, mentre al Premio Bergamo dello stesso anno, vene esposto l’emozionante Omaggio a Novalis, che unisce straordinariamente la sensazione romantica di Novalis ad una dimensione astratta in cui angoli e forme vertiginose si abbracciano.

Alla Quadriennale romana del 1943, Mario Radice, si presenta invece con Allarme (composizione con figure) e con Crollo (composizione con figure), massima espressione dei Valori Primordiali, che il pittore porterà avanti per molti altri decenni, in una continua e sentita promozione dell’arte astratta.

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