Vittorio Osvaldo Tommasini detto Farfa

Vittorio Osvaldo Tommasini detto Farfa (Trieste 1881 – Sanremo 1964) è di umili origini e lavora alla morte del padre, avvenuta precocemente nel 1901, come spedizioniere e poi come esattore per l’amministrazione di un giornale. 

L’esordio poetico e il trasferimento a Torino

Il suo esordio artistico avviene come poeta nel 1906 con la pubblicazione del sonetto La pipa nel quindicinale L’Araldo di Riva del Garda, e qualche mese dopo segue la scrittura della poesia Erba recisa. Nel 1910 assiste alla prima serata futurista organizzata al Politeama Rossetti di Trieste in cui ha i primi contatti con il movimento.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale viene richiamato alle armi, ma è congedato poco dopo per problemi alla vista. Avendo scelto di combattere per l’Italia, non può rientrare a Trieste ed emigra con la famiglia a Torino. Qui svolge lavori saltuari come operaio nella Fiat o come impiegato presso la Banca d’Italia. 

L’adesione al “Gruppo futurista torinese”

Nella città piemontese entra in contatto con Fillia (1904-1936) e Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), aderendo nel 1924 al “Gruppo futurista torinese” fondato dal già citato Fillia, insieme a Tullio Bracci e Ugo Pozzo (1900-1981). In quest’occasione adotta per la prima volta lo pseudonimo “Farfa”, partecipando alla Prima Mostra d’avanguardia organizzata nelle salette sotterranee del teatro-caffè Romano.

L’artista avvia anche un’attività di pubblicistica, e i suoi interventi appaiono su riviste torinesi come “Tabarin”, “Vetrina futurista” e “Graphicus”. Inserito ormai nell’ambiente futurista a pieno titolo, partecipa nel 1927 alla Mostra dei Trentaquattro pittori futuristi tenutasi alla Galleria Pesaro di Milano con Arcicorde; e alla Mostra di poesia futurista dove gli viene dedicata una sezione personale. Nel 1929 prende parte alla Mostra dei Trentatré artisti futuristi a Milano con Il sermone del salotto e Regalità.

La ceramica futurista in Liguria

Alla fine degli anni Venti Vittorio Osvaldo Tommasini sviluppa la sua attività anche in campo fotografico, ceramico e della cartapittura.

Si trasferisce a Savona, ma questo non gli impedisce di essere parte attiva del movimento futurista, anzi ne diviene motivo di raccordo sulla asse Liguria-Piemonte-Lombardia. Insieme a Tullio Mazzotti (1899-1971) contribuisce a rendere Albisola il centro propulsore della ceramica futurista. Nel 1932 Farfa organizza insieme a Marinetti e Fillia la Mostra futurista Pittura-Scultura-Arte decorativa alla Galleria d’arte di Savona, che nasce proprio da questo crocevia di esperienze.

Nel 1931 aveva già presentato alla Mostra futurista di Aeropittura e di Scenografia tenutasi a Milano proprio opere in ceramica dal titolo N. 2 aeroceramiche.

La disgregazione sintattico-linguistica nella poesia naif di Farfa

Negli anni Trenta l’artista continua anche la sua carriera poetica, vincendo la gara indetta da Marinetti per onorare il nome di Sant’Elia, con la poesia Sant’Architettura. Nel frattempo prosegue la sua produzione eterogenea pubblicando sette ricette nel volume La cucina futurista di Marinetti e Fillia, e nel 1933 pubblica uno dei componimenti più noti dell’artista Tuberie. Nello stesso anno va alla stampa la sua prima raccolta di poesie dal titolo Noi, miliardario della fantasia che contiene ben duecentosessantasei componimenti, divenendo una delle figure di rilievo del secondo futurismo. Nei suoi testi poetici naif e giocosi, sperimenta la disgregazione sintattico-linguistica.

Nonostante l’artista lamentasse un’estrema chiusura dell’ambiente savonese prosegue la sua instancabile attività di promotore culturale, rinnovando l’offerta con i “Quarti d’ora di poesia” e i “Lanci di manifesti”.

Alla morte di Marinetti e all’ostilità che investe il futurismo, Farfa risponde con il teatro, scrivendo Binario nel 1950 e Effetimar, dedicato alla memoria del vate del Futurismo nel 1957. Nel dopoguerra suscita l’interesse dell’artista danese Asger Jorn (1914-1973), e dei surrealisti Arturo Schwarz (1924-2021) e Enrico Baj (1924-2003). Muore a Sanremo nel 1964, in seguito ad un incidente stradale.

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