Achille Vianelli

Achille Vianelli. Autoritratto (vostro padre prima della caduta dei capelli), dettaglio. Matita su carta, 18 x 10 cm
Autoritratto (vostro padre prima della caduta dei capelli), dettaglio. Matita su carta

Biografia

Achille Vianelli (Porto Maurizio, 1803 – Benevento, 1894) nasce in Liguria da un console veneto e da una nobile francese. Il pittore mantiene il cognome di origine francese Vianelly fino al 1845, poi sceglie di italianizzarlo in Vianelli.

Nel 1811 si trasferisce con la famiglia ad Otranto, ma dopo la morte della madre nel 1819 si sposta a Napoli. In questa città, comincia a mettere alla prova le sue dimostrate doti artistiche frequentando lo studio del paesaggista tedesco Wilhelm Huber (1787-1871).

Il sodalizio con Gigante

Presso lo studio del maestro, incontra Giacinto Gigante (1806-1876) e Raffaele Carelli (1795-1864). Giovani come lui, iniziano a studiare da Huber per perfezionare la tecnica dell’acquarello. Vianelli si lega particolarmente al primo, soprattutto quando la sorella Eloise, nel 1826 decide di sposarlo.

Da questo momento in poi il rapporto personale e artistico tra i due diviene praticamente indissolubile. Iniziano a dedicarsi insieme allo studio delle tecniche incisorie come la litografia e l’acquaforte. Sempre insieme, diventano allievi dell’olandese trapiantato a Napoli Antoon Sminck van Pitloo (1790-1837).

Gli spostamenti in Italia

Alla fine del 1836 Achille Vianelli è a Roma per apprendere da Bartolomeo Pinelli (1781-1835) il disegno di figura e soprattutto la realizzazione di scene di genere e di costumi pittoreschi, molto in voga tra gli stranieri di passaggio in Italia.

In seguito si sposta prima a Melfi, poi a Verona, di nuovo nel Lazio a Genzano e poi a Potenza. Tutti luoghi impressionati in piccoli bozzetti e studi dal vero, come ricordi di viaggio.

Inoltre, come documentano alcuni disegni oggi conservati all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Achille Vianelli si reca a Paestum, Eboli e Cava. In questi luoghi si specializza sempre di più nella pittura di interni realizzata con la tecnica dell’acquarello. Nel 1845 viene nominato professore onorario al Real Istituto di Belle Arti, in qualità di internista.

La Scuola a Benevento

Alla fine degli anni Quaranta si trasferisce a Benevento per avviare una Scuola di pittura nel convento di Santa Sofia, frequentata da moltissimi giovani artisti, tra cui Gaetano De Martini (1840-1917).
Nel 1848 grazie alla decisione di non partecipare ai moti insurrezionali e dimostrando fedeltà alla corona borbonica, Achille Vianelli riceve il cavalierato dell’Ordine di Francesco I.
Continua ad insegnare e dipingere fino agli anni Ottanta inoltrati. Muore a Benevento nel 1894.

La Scuola di Posillipo

Da quando inizia a frequentare lo studio di Huber a Napoli, Achille Vianelli entra in contatto con i maggiori rappresentanti della pittura di paesaggio napoletana.
Non è soltanto la sorella Eloise che sposa Giacinto Gigante, di cui Vianelli diventa compagno e amico, ma è anche l’altra sorella Flora che convola a nozze con un altro paesaggista, Teodoro Witting (1793-1860), nativo di Francoforte ma molto legato alla città partenopea e alle sue vedute e marine.

I legami con i pittori di paesaggio lo portano a entrare nella cerchia di artisti che gravita attorno a Pitloo e quindi nella Scuola di Posillipo. Inizialmente lavora nello studio di Pitloo come assistente e guida dei pittori più giovani e inesperti.

Naturalmente il contatto con il paesaggista olandese influenza il suo linguaggio artistico. Lo rende meno classicista e ne attenua la rigidità, anche se come evidenzia Lord Francis Napier, Achille Vianelli rimane sostanzialmente legato ad un’impostazione paesaggistica di tipo prospettico.

Emerge dalle sue vedute l’uso della camera lucida e quindi una precisione ancora in parte accademica. Mentre infatti Pitloo indirizzava gli allievi ad una pittura caratterizzata da una forte esperienza del vero catturato all’aria aperta, per modulare a pieno luce e colori sulla natura, Vianelli si specializza soprattutto come illustratore di vedute a inchiostro di architetture, interni o scene popolari.

Achille Vianelli vedutista e illustratore

L’attività di illustratore diventa un vero e proprio impiego quando Vianelli viene chiamato, insieme a Raffaele Carelli, Giacinto Gigante e Salvatore Fergola (1799-1874) e altri, ad illustrare Viaggio pittorico del Regno delle Due Sicilie, volume scritto da Raffaele Liberatore.

L’esperienza incisoria maturata durante gli anni di studio insieme a Gigante, permette a Vianelli di specializzarsi anche nel disegno ad inchiostro diluito ad acquarello. Diviene molto famoso nell’ambiente dell’illustrazione di interni ed esterni. Viene scelto da Gaetano Nobile nel 1845 per preparare le incisioni della sua guida Napoli e i luoghi celebri nelle sue vicinanze.

Non è un caso che i dodici bellissimi disegni realizzati da Vianelli con inchiostro acquarellato vengano ben presto utilizzati dall’Istituto di Belle Arti come modelli per gli allievi della Scuola di Paesaggio.

Tra gli anni Trenta e Quaranta ritrae diversi interni delle chiese campane, mettendo in evidenza la sua profonda capacità di illustratore. Minuzia di particolari, precisione nella prospettiva e perizia nella resa delle scene lo rendono un grande disegnatore, ma anche uno dei pittori che meno riesce a raccogliere le nuove istanze propugnate da Pitloo, perché ancora legato all’insegnamento delle vedute classiche di Huber.

È grazie a queste caratteristiche però che Achille Vianelli viene nominato professore onorario di interni all’Istituto di Belle Arti di Napoli, riuscendo tra l’altro a coniugare le sue perfette vedute alla leggerezza gigantiana dell’acquarello.

Esempi di questo periodo sono Castel Nuovo, L’Arco di Traiano, L’interno della cattedrale di Benevento, Santa Maria del Soccorso a Foria d’Ischia. Agli ultimi anni beneventani risalgono anche alcuni dipinti ad olio come Dintorni di Cava.

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