Antonio Fontanesi

Antonio Fontanesi. Vespero, 1859 (dettaglio). Tecnica: Olio su Tavola
Vespero, 1859 (dettaglio). Tecnica: Olio su Tavola

Biografia

Antonio Fontanesi (Reggio Emilia, 1818 – Torino, 1882) si sposta da Reggio a Torino. Si avvicina alle idee risorgimentali e partecipa alla prima guerra d’indipendenza. È costretto a trasferirsi in Svizzera per motivi politici. Nel 1859 parte per arruolarsi per la seconda guerra di indipendenza, ma poco dopo il suo reggimento si scioglie, quindi torna a Ginevra.

Viaggia molto tra la Francia e l’Inghilterra e alla fine degli anni Sessanta torna a Firenze frequentando i Macchiaioli, senza aderire però al loro linguaggio. Nel 1868 viene nominato direttore dell’Accademia di Belle Arti di Lucca e l’anno successivo, gli viene consegnata la cattedra di paesaggio all’Accademia Albertina di Torino.

Si tratta del primo insegnamento istituzionale in Italia di paesaggio, nato ovviamente senza approvazione totale approvazione dei paesaggisti più accademici.
Le notizie biografiche di Antonio Fontanesi si basano ancora molto sulla monografia scritta da Marco Calderini (1850-1941).

Non è ancora chiarissima la cronologia delle sue opere. Sappiamo però per certo che la sua ultima fase di ricerca pittorica è stata quella più intensa.
Quella che maggiormente ha influenzato i pittori piemontesi della generazione successiva, come i rappresentanti della Scuola di Rivara. L’artista lavora alacremente fino agli ultimi anni. Muore a Torino nel 1887.

La prima fase: le decorazioni murali

Nel 1832 Antonio Fontanesi entra alla Scuola Comunale di Belle Arti di Reggio e sotto la guida di Prospero Minghetti (1786-1853) dimostra subito le sue doti pittoriche.
Nel 1842 realizza le scenografie per il Teatro Comunale di Reggio Emilia, specializzandosi nella pittura di paesaggio decorativa. In questi anni infatti è attivo soprattutto come pittore murale e di scenografie, sempre di carattere paesaggistico.

Gli anni in Svizzera e in Francia

Nel 1850 si trasferisce in Svizzera dove continua la sua attività di scenografo e comincia ad essere conosciuto anche come litografo. A Ginevra entra in contatto con il mercante d’arte Brachard e con le istanze dei paesaggisti francesi. Nel 1855 il contatto diventa ancora più marcato quando visita l’Esposizione Universale di Parigi e conosce la Scuola di Barbizon. Si lega soprattutto alle vedute liriche di Daubigny.

Nel 1861 espone a Firenze La quiete, ora alla Galleria d’Arte Moderna di Torino e riscuote un grande successo di pubblico e di critica. In un tranquillo bosco attraversato da un fiumiciattolo, diversi bambini stanno giocando con gli alberi in una quinta dai chiari riferimenti ai paesaggi di Camille Corot.

Nel 1858 compie un viaggio a Crémieu, dove stringe una forte e duratura amicizia con il pittore François-Auguste Ravier (1814-1894). Risente l’influenza di quest’ultimo nella trattazione emozionante del paesaggio.

I paesaggi lirici 

Al 1861 appartiene anche Dopo la pioggia, conservato oggi a Palazzo Pitti e acquistata subito dal Re. Nel 1862, alla Promotrice di Torino, espone una delle sue opere più rappresentative conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. È Un mattino d’ottobre, in cui la luce dell’alba autunnale illumina fiocamente un paesaggio “bagnato” da una pioggia recente.

Le nuvole che si stanno per diradare inquadrano un paesaggio dai toni rossastri tipici del mese di ottobre. La notazione temporale sarà molto importante per Antonio Fontanesi che più volte si dedicherà a temi legati alle ore del giorno e alla ciclicità delle stagioni.

La parentesi londinese

Il 1865 lo vede a Londra ad approfondire lo studio di William Turner e John Constable. Realizza alcuni paesaggi con le tecniche dell’eliografia e dell’acquaforte che denunciano la chiara ascendenza inglese, proprio dovuta all’ammirazione dei due paesaggisti romantici.
Nel 1867 Antonio Fontanesi torna a Firenze dove frequenta i macchiaioli e condivide il suo studio con quello di Cristiano Banti (1824-1904) del quale diventa intimo e sincero amico.

Trasferimento a Torino

Trasferitosi a Torino Antonio Fontanesi dipinge le sue opere più importanti, come Aprile, con la quale partecipa all’Esposizione Universale di Vienna del 1873. L’opera, ora a Torino, è un rimaneggiamento di un paesaggio precedente, Mattino esposto a Parma nel 1870 e bocciato aspramente dalla critica, in particolare dal severo giudizio di Telemaco Signorini.

Antonio Fontanesi, personalmente deluso dalla propria opera, decide di riprenderla e cambiarla completamente tirandone fuori un altro motivo, quello del mese che va verso la primavera.
Infatti l’albero al centro, non ancora germogliato, si staglia con poca definizione su di un cielo mattutino ancora freddo che sembra ricordare la luce limpida e dorata di Lorrain, passata per il filtro di William Turner.

La luminosità invade i campi e le pecore che vi pascolano sopra, sfiorando accenti lirici e poetici. Nel 1874 Antonio Fontanesi partecipa alla Promotrice di Torino con Bufera imminente, ampiamente acclamata.  Subito dopo è ospite dell’amico Ravier.
Con lui si esercita sempre di più e con grande spinta emotiva sui paesaggi e sulle loro atmosfere.

Un prodotto di questi studi è Solitudine del 1875 (Reggio Emilia, Museo civico), un paesaggio quasi sublime, inquadrato da alberi nodosi e dal segno tormentato, come forse è tormentata la figura solitaria ritratta al centro e in controluce.

Il viaggio in Giappone e gli ultimi anni

Nello stesso anno Antonio Fontanesi parte per il Giappone, dopo aver accettato l’incarico di insegnante di pittura assegnatogli dal governo di Tokyo.
Purtroppo però rimane lì solamente due anni, perché per problemi di salute è costretto a rientrare in Italia nel 1878.

Nel 1879 porta a termine Le nubi (Torino, Galleria civica d’arte moderna), un dipinto dalla lunga lavorazione in cui le nuvole sembrano riflettere con intensità l’aranciata luce del sole, in una scena campestre. Poco prima di morire compie altri due viaggi sempre ospite di Ravier.

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