Bernardino Nocchi

Bernardino Nocchi. Morte di Sant’Andrea Avellino (dettaglio). Tecnica: Olio su tela
Morte di Sant’Andrea Avellino (dettaglio). Tecnica: Olio su tela

Biografia

Bernardino Nocchi (Lucca, 1741 – Roma, 1812) si forma a Lucca nella bottega del pittore Antonio Luchi (1709-1774), ma nel 1769 è documentato a Roma, insieme al suo amico Stefano Tofanelli (1752-1812).

Qui, cerca subito di entrare nella scuola di Pompeo Batoni (1708-1787), punto di riferimento dell’artista perché di origini lucchesi come lui. Non riuscendo nel tentativo, entra nello studio di Nicola Lapiccola (1727-1790), esponente della pittura tardobarocca.

Sin da subito, però, lo stile di Bernardino Nocchi risulta legato all’indirizzo neoclassico, come si rileva dalle prime scene sacre e dai primi ritratti, caratterizzati da una sobrietà e da un equilibrio sicuramente vicini a Batoni, ma lontani dall’intento moraleggiante del classicismo europeo alla David.

Gli incarichi decorativi a Roma

A cominciare dagli anni Settanta, il pittore lucchese diventa il principale protagonista della bottega del maestro Lapiccola, l’allievo che spicca su tutti gli altri. Purtroppo, però, non riuscirà mai a diventare membro dell’Accademia di San Luca, a causa dei contrasti del maestro con l’istituzione romana.

Gli vengono affidati diversi cicli decorativi, tra cui quello del salone di Palazzo Vidoni Caffarelli a Roma, su commissione del cardinal Gianfrancesco Stoppani. In queste prove, Bernardino Nocchi sembra distaccarsi dalla decorazione a grottesca, molto in voga al suo tempo, per favorire un quadraturismo a metà tra l’illusionismo barocco e l’equilibrio neoclassico.

Per qualche tempo, il pittore si trova in difficili condizioni economiche, dovute all’assenza di committenze dopo i primi impegni degli anni Settanta. Per qualche tempo, collabora con l’incisore Giovanni Volpato (1735-1803), ma la fortuna ricomincia a girare quando, dopo la morte di Lapiccola, prende in mano la sua bottega e lo sostituisce nel ruolo di pittore dei Sacri Palazzi Apostolici.

Il pittore dei Sacri palazzi Apostolici

Questa attività, che comprende prestigiosissime decorazioni, non tutte ancora visibili, viene portata avanti dall’artista fino ai primi anni dell’Ottocento. Tra i lavori più importanti, vi sono quelli eseguiti nella Biblioteca Vaticana e al Museo Pio Clementino, in cui Bernardino Nocchi porta avanti un’impronta stilistica di matrice classicista, con un cromatismo delicato e luminoso, lontano ormai dagli accenti chiaroscurali barocchi.

Al di fuori delle decorazioni vaticane, il pittore riceve diversi incarichi per la realizzazione di pale d’altare anche lontane dal territorio di Roma: lavora per alcune chiese di Gubbio, Subiaco, Spoleto, la sua città natale Lucca e Cesena. Attivo fino al 1809 anche come ritrattista, muore a Roma nel 1812, a settantuno anni.

Bernardino Nocchi: le decorazioni romane tra Barocco e Neoclassicismo

Tra le prime imprese realizzate da Bernardino Nocchi, ancora aiutante nella bottega di Lapiccola, vi sono i restauri degli affreschi cinquecenteschi di Villa Giulia, che rimangono molto importanti per la formazione del suo stile classicista.

Nel 1772 si occupa della decorazione del Palazzo Papale di Castelgandolfo, mentre all’anno successivo risalgono quelle di Palazzo Vidoni Caffarelli con le Virtù Teologali, le Virtù Cardinali, gli Evangelisti e i Profeti, dove già si nota il suo chiaro indirizzo armonioso e luminoso, di ascendenza rinascimentale.

Quando, a partire dalla fine degli anni Settanta, diventa il Pittore dei Sacri Palazzi Apostolici, la sua carriera spicca veramente il volo, a cominciare dalla decorazione della Biblioteca Vaticana ed in particolare della Sala delle Stampe, oggi andata distrutta, ma di cui si posso ritrovare gli studi in una collezione privata lucchese.

Al 1780, risale la decorazione a tempera delle pareti del Museo Gregoriano Etrusco. Nell’emiciclo inferiore, oggi sala dedicata alla ceramica attica, Bernardino Nocchi descrive le opere compiute sotto il pontificato di Pio VI, in quarantaquattro cammei monocromi di grande equilibrio compositivo, che ricordano la glittica

Musei Vaticani

Nei riquadri raffigura i nuovi settori dei Musei Vaticani voluti proprio dal Papa in questione, come la Scala Simonetti con la Sala a Croce Greca, il Museo Profano, la Stanza delle Stampe della Biblioteca, decorata proprio da Nocchi.

Ma non mancano le raffigurazioni dedicate ad altre opere fatte eseguire dal papa, come la bonifica delle Paludi Pontine e l’edificazione della Sacrestia di San Pietro in Vaticano. Alla fine degli anni Ottanta, è impegnato nella decorazione del Palazzo della Consulta al Quirinale, in particolare dei tre appartamenti del cardinale Romualdo Onesti Braschi.

Ricorrono di nuovo le grisaille che adornano le storie vere e proprie, tra cui la tempera con Cerere che ricorre a Giove per riavere Proserpina rapita da Plutone, realizzata sulla volta, la tela con il Genio del sovrano che fa cenno di entrare nel Museo Pio alle figure allegoriche della pittura, scultura e architettura oggi al Museo di Roma a Palazzo Braschi, parte della preziosa Allegoria del Museo Pio Clementino, per la volta dell’anticamera.

In quest’ultimo frammento, le figure volumetriche e monumentali costituiscono una sicura e definitiva adesione agli stilemi neoclassici, che si esplicitano pienamente nelle personificazioni dell’Architettura, della Pittura e della Scultura.

Appartengono agli ultimi anni, alcune pale d’altare, tra cui il Transito di san Giuseppe e Sant’Agostino confonde gli eretici manichei, per la chiesa di San Secondo a Gubbio, la Santa Chelidonia che medita la Passione di Cristo, per Sant’Andrea a Subiaco, commissionata dallo stesso papa Pio VI, la Morte di sant’Andrea Avellino per il Duomo di Spoleto e la Gloria di santa Pudenziana, per l’altare maggiore dell’omonima chiesa romana, eseguita nei primi anni dell’Ottocento.

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