Gennaro Favai

Gennaro Favai. Veduta di Ca’ Morto a Venezia. Tecnica: Olio su tela, 79 x 116 cm
Veduta di Ca’ Morto a Venezia. Tecnica: Olio su tela, 79 x 116 cm. Firmato e datato in basso a sinistra "G. Favai Venezia 1909"

Quotazioni Gennaro Favai

Le tecniche miste e gli acquerelli sono quotati tra i 100 e i 1.500 euro mentre i dipinti tra i 1.000 e i 3.000 euro. Oltre i 5.000 euro possono essere stimate le vedute di Venezia di grande formato e qualità. Attorno ai 1.500 euro invece è la valutazione delle scene simboliste, delle nature morte e dei paesaggi generici. L’artista è collezionato prevalentemente in area veneta e ha avuto una produzione vastissima. Queste stime sono soggette a delle oscillazioni per diversi presupposti: il soggetto raffigurato o il supporto utilizzato, il periodo, la dimensione, la qualità, lo stile, la tecnica. Raccomandiamo pertanto di contattarci per ottenere una stima gratuita e attuale.

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Biografia

Gennaro Favai (Venezia, 1879 – 1958) figlio di un antiquario ed editore veneziano, si avvicina all’arte sin dalla tenera età. Nel 1900 inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia da cui viene espulso quasi subito.

A questo punto, la sua formazione avviene privatamente presso lo studio di Vittore Zanetti Zilla (1864-1946), che lo introduce alla pittura veneta del Cinquecento e del Settecento, fonte per lui inesauribile di insegnamento sul colore e sulla luce.

Negli stessi anni, Gennaro Favai si lega al più anziano Mario De Maria (1852-1924), che considera come un suo secondo maestro: non può far altro che assorbire la sua propensione verso il Simbolismo, spogliandolo, però, di tutti quei tratti oscuri ed enigmatici che spesso si manifestano nelle immagini notturne di Marius Pictor.

Un artista alchimista

Proprio come un maestro antico, Gennaro Favai realizza i suoi primi paesaggi producendo da sé i colori da usare. Sperimenta una grande varietà di tecniche che lo tengono impegnato notte e giorno, mescolando tempera e olio.

I suoi bozzetti tratti dal vero vengono poi rielaborati in studio, attraverso una lavorazione lenta e meticolosa, che porta alla realizzazione finale di paesaggi veneziani spesso notturni, carichi di valenze personali e simboliste.

L’esordio avviene alla Mostra di Firenze del 1898, ma si presenta al grande pubblico partecipando alla mostra di Milano del 1906 per il Traforo del Sempione e poi alla Biennale di Venezia dell’anno successivo, con il supporto sempre presente dei maestri Zanetti Zilla e De Maria.

Una Venezia vera, quella dei palazzi segnati dal tempo e dalle intemperie, compare nelle composizioni del pittore, mai intenzionato a concederle un finto smalto e una fittizia perfezione, ma sicuramente ad esaltarne il carattere decadente e bizantineggiante, attraverso una pittura sospesa e leggerissima, peraltro apertamente apprezzata da Gabriele D’Annunzio.

La fase parigina

Questa Venezia vibrante, raccontata da Gennaro Favai attraverso i suoi angoli più nascosti e inconsueti, attraverso visioni quasi oniriche e la descrizione di calli, cortili, canali viene soprattutto accolta all’estero. In particolare, ottiene un particolare successo a Parigi, dove il pittore si trasferisce dal 1906 al 1915, esponendo regolarmente ai Salon.

Oltre ad essere influenzato dalla poetica impressionista e post impressionista, durante un soggiorno londinese, studia attentamente il corpus di opere di Turner, che diventa per lui un riferimento indispensabile.

Una pittura chiarissima, luminosa e fatta di piccoli tocchi “acquosi” rilegge quella del maestro inglese, narrando ancora una volta una Venezia avvolta da un’atmosfera vaporosa, in cui ogni elemento sembra disperdersi nell’aria.

Capri e gli anni della maturità

Il primo dopoguerra è segnato da un soggiorno di tre anni a Capri, dove vive in una idilliaca comunione con la natura e con il resto della comunità artistica lì presente. La luce dell’isola modifica leggermente il suo approccio con la resa atmosferica, che ora risulta più viva e meno sospesa.

Rientrato a Venezia, negli anni Venti partecipa con regolarità alle Biennali, ma nel 1922 tiene una grande personale a Ca’ Pesaro. Molti sono gli impegni esteri, viene chiamato ad esporre in nord Europa, ma anche negli Stati Uniti, dove ottiene un successo sempre crescente.

Gli ultimi anni spesi a Venezia sono contraddistinti da una ripetizione di temi caratterizzati da varianti luministiche e cromatiche, in cui la protagonista è una città sempre più inconsistente, segnata da leggeri tratti pastello, in una dimensione quasi favolistica.

Gennaro Favai muore a Venezia nel 1958, a settantanove anni, subito ricordato in una maestosa retrospettiva alla Fondazione Bevilacqua La Masa.

Gennaro Favai: una Venezia segreta e sospesa

Gli esordi di Gennaro Favai sono sicuramente segnati dall’influenza di Zanetti Zilla e di De Maria. Venezia viene narrata attraverso uno sguardo esperto e allo stesso tempo poco celebrativo, in cui piccoli angoli nascosti evidenziano la sua veneranda età impreziosita dal tempo.

Cortile a Venezia e Venezia tranquilla vengono esposti alla Mostra di Firenze del 1898, con il favore dei suoi maestri, che riconoscono nel pittore una precoce qualità materica, che riesce a rendere alla perfezione la consistenza dei palazzi e delle calli veneziane.

All’Esposizione di Milano del 1906, presenta Venezia e San Marco – Secolo XV, mentre l’anno successivo, alla Biennale espone due dei suoi dipinti più significativi, Cortile veneziano e Casa del diavolo.

Agli stessi anni risalgono Palazzo gotico notturno e Luce argentea, dipinti dal carattere decadentista e suggestivo, in cui Venezia appare nel suo lato più sconosciuto e allo stesso tempo scenografico. Il successo di queste opere conduce Gennaro Favai a Parigi, in cui realizza alcune delle sue opere più importanti, non solo dedicate a Venezia, ma anche a Parigi e Londra, tra cui Notre dame del 1907.

Parigi, New York e Capri

Notturno – Venezia compare alla Biennale del 1909, Sole d’Autunno e festa a Palazzo a quella del 1910, Notte di luna a Venezia all’Esposizione Internazionale di Roma del 1911. Nello stesso anno, ottiene il primo premio alla Mostra di Barcellona con Madreperla, dipinto che gli procura diversi inviti a realizzare personali, come quella dell’Aja del 1912 e di New York, nel 1916.

Quest’ultima mostra risulta particolarmente importante per Gennaro Favai, poiché segna il suo successo mondiale e soprattutto gli permette di tornare in Italia con una serie di dipinti che hanno come protagonista una New York caliginosa e silenziosa, come si può notare in Porto a New York e in Lexington Avenue.

Dopo la guerra e il soggiorno a Capri, il pittore espone a Napoli Notturno a Capri, Chiesa di S. Michele a Capri e Casetta bianca a Capri che presentano una pittura più luminosa e meno brumosa di quella degli anni precedenti.

Lo stesso si nota dai sette dipinti esposti alla Biennale veneziana del 1924: Chiostro in Amalfi, Alba a Capri, Castello in Maiori, Chiesa abbandonata a Ravello, Pergola in Ravello, Palazzo Rufolo in Ravello, Strada a Ravello.

Tra le ultime opere esposte alle Biennali degli anni Trenta, vi sono opere molto veloci e compendiarie, in cui di nuovo protagonisti sono gli edifici senza tempo della città lagunare, come L’ombra della chiesa di San marco a Venezia, Pescheria della Bragora a Venezia e Rio della Toletta.

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