Lorenzo Viani

Lorenzo Viani. Il Folle (dettaglio). Tecnica: Carboncino e Pastello su Cartone
Il Folle (dettaglio). Tecnica: Carboncino e Pastello su Cartone

Biografia

Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 – Ostia, 1936) cresce nell’ambiente povero e difficile del porto di Viareggio. Ancora molto piccolo, viene espulso dalla scuola elementare perché intollerante alle regole. Inizia a lavorare presso un barbiere come garzone, ma proprio questo ambiente gli permetterà di avvicinarsi alle idee socialiste e anarchiche.

Appoggia sin da subito le agitazioni dei lavoratori della Versilia e proprio negli stessi anni comincia a frequentare i rappresentanti dell’arte e della cultura toscane.
Stringe amicizia con Plinio Nomellini (1866-1943) che lo inizia non solo alla pratica artistica ma anche ad importanti letture.

Contemporaneamente Lorenzo Viani si avvicina al disegno e alla cultura anarchica. Anche grazie all’incoraggiamento e alla spinta di Gabriele D’Annunzio e di Giacomo Puccini, si impegna alacremente nel disegno e nella pittura. Sono gli anni in cui frequenta però anche gli ambienti più poveri e derelitti della sua città: la sua famiglia è caduta in disgrazia e non può far altro che sentirsi vicino a vagabondi e diseredati.

Con l’intercessione di Nomellini comunque, Lorenzo Viani può iniziare a frequentare l’Istituto d’Arte Passaglia di Lucca, dove conosce i pittori Moses Levy (1885-1968) e Spartaco Carlini (1884-1949).

Gli ambienti anarchici e il mondo dei diseredati

Alla Scuola Libera del Nudo, dal 1904, segue i corsi di Giovanni Fattori (1825-1908), importantissimo per la sua formazione. Allo stesso tempo visita i musei e studia l’arte del Quattrocento e del Cinquecento. Sempre più addentrato nella cultura anarchica, entra nel gruppo “Delenda Cartago”.

Studioso e lettore instancabile, artista irrequieto, Lorenzo Viani nelle sue opere rappresenta gli umili, i reietti, i rifiutati dalla società. Con uno stile aspro e toni scuri matura anche la sua esperienza di illustratore per la rivista genovese “La Fionda”.

Nel frattempo compie lunghi viaggi anche a piedi, assetato di conoscenza. A Torre del Lago, nella casa di Nomellini, Lorenzo Viani conosce Ludovico Tommasi (1866-1941) e Leonetto Cappiello (1875-1942). In questi anni inoltre si lega alla “Repubblica d’Apua”, cenacolo di artisti, scrittori e intellettuali anarchici versiliesi sotto la guida del letterato Ceccardo Roccatagliata Ceccardi.

L’esperienza parigina

Dal 1908 al 1910 soggiorna a Parigi. Visita la retrospettiva su Van Gogh alla Galleria Bernheim-Jeune, ma soprattutto si appassiona a Honoré Daumier, a Edvard Munch e a Kees Van Dongen. Vive nel dormitorio della Ruche, poi ampiamente rappresentato in tutta la sua tragicità nei suoi disegni.

È proprio in questi anni che lo stile di Lorenzo Viani matura: unisce la lezione tematica e coloristica fattoriana al segno duro e incisivo dell’Espressionismo nordico. Si fa interprete di un’arte modernissima, di respiro europeo, tanto che le sue provocatorie opere vengono rifiutate dalla Biennale di Venezia del 1909.

Le sue condizioni economiche e psicologiche si fanno sempre più precarie. In più viene arrestato nel 1911, quando, insieme ai suoi amici anarchici manifesta contro l’entrata in guerra dell’Italia.

Ciononostante, nel 1916 Lorenzo Viani viene richiamato alle armi e ritorna a Viareggio nel 1919, anno in cui sposa Giulia Giorgetti.
Si trasferisce a Montecatini, dove riceve la notizia della morte di Ceccardo, a cui dedicherà il libro omonimo, con introduzione di Ardengo Soffici.

Continua ad esporre assiduamente a Roma, Venezia e Viareggio e nel 1925 ottiene la cattedra di ornato all’Istituto di Belle Arti di Lucca. Instancabile fino alla fine, scrive e dipinge, fino ad ottenere diversi incarichi pubblici. Nel frattempo soffre di forti crisi asmatiche che lo portano alla morte nel 1936, mentre sta  lavorando agli affreschi del Collegio degli orfani del mare a Castel Fusano.

Lorenzo Viani. Tra espressionismo nordico e realismo sociale

L’inquietudine di Lorenzo Viani deriva innanzitutto dalle sue condizioni familiari. Il padre viene licenziato quando l’artista è ancora molto giovane. Inevitabilmente questo lo induce a sentirsi un reietto, proprio come i personaggi che inizia a ritrarre nei suoi disegni.

Essi sono popolati da vagabondi, chiamati in versiliese “vergeri”, poveri pescatori, folli, vedove del mare, vecchi abbandonati, orfani.

Il suo è un mondo quasi allucinato, fatto da protagonisti con gli occhi sgranati, colmi di irrequietezza, paura, solitudine. Il segno è quello graffiante di Kirchner, il colore ancora quello di Fattori.
Quando si trasferisce a Parigi può conoscere le opere di Munch e dare vita ad una serie di tempere, oli, pastelli dalla forte intensità. A questo punto, anche il colore diventa espressionista, con i suoi toni cupi sul marrone, sul nero e sul grigio.

La questione sociale è la principale tematica di Viani. Non a caso esordisce nel 1904 a Firenze con una serie di disegni raccolto sotto il titolo Gli oppressi. Mentre alla Biennale del 1907 presenterà un altro gruppo di opere grafiche dal nome I dispersi. Già si fa luce dunque la drammaticità dell’esperienza esistenziale per coloro che vivono nella miseria e nel dolore.

Durante il soggiorno parigino partecipa al Salon D’Automne con I miserabili e con Il trittico degli uomini taciturni. Narrerà poi la sua esperienza nel dormitorio di Ruche con un vasto numero di oli come Il cortile del dormitorio, I cinque al muraglione della Ruche, Parigi, fuore dalla Ruche (Uomo, donna, panchina). Le figure risultano spesso senza volto, anime filiformi che vagano su strade fredde e senza prospettiva.

Xilografie e oli: il mondo degli umili e l’anarchia

Tutto appare drammatico, proprio come le illustrazioni che realizza per alcuni romanzi di Enrico Pea, anch’egli facente parte dell’anarchica “Repubblica d’Apua”.
Nel 1915 Lorenzo Viani partecipa alla terza esposizione della Secessione Romana con Povera gente, Preoccupazione – La famiglia – Sul porto, Madre e figlio, Riposo di un vagabondo, Ritorno delle paranze
Nel frattempo si dedica all’attività incisoria e illustrativa per diverse riviste e libri: risale a poco prima della sua partenza per la guerra l’album di xilografie Il martirio.

Come scrive l’artista stesso nell’apertura, si tratta di una raccolta di stampe derivate dagli studi per il dipinto La benedizione dei morti del mare, realizzato per il comune di Viareggio. Lo splendido album riporta un disegno aspro, quasi come se si trattasse di legno inciso.

Il segno è quello espressionista, i visi sembrano maschere africane, la tematica è la drammatica epopea di chi muore in mare e di chi sopravvive sulla terraferma. Nel 1921, illustra sempre con xilografie Vogliamo vivere di D’Annunzio e nel 1922 la copertina del volume dedicato a Shelley nell’anno della sua morte.

Partecipa alle Biennali del ’24, ’26, ’28 e ’32 con opere quali Veglia funebre, La panchina solitaria, La casa deserta, La Madonna dei dolori, Lo zingaro e Barche vecchie. Prende parte alla I e alla II Quadriennale di Roma con Il volto santo, L’Apuane e Il Capitano Jacopo Sgarallino.

Nel frattempo realizza i pannelli decorativi per la stazione di Viareggio. Le sue condizioni di salute si aggravano sempre di più, ponendo fine all’assoluto genio di questo artista.

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