Ludovico Lipparini

Ludovico Lipparini. Un Suliotto che riflette sulla Desolazione della Patria, 1838. Tecnica: Litografia da Acquarello, 0,58 x 0,41 mm
Un Suliotto che riflette sulla Desolazione della Patria, 1838. Tecnica: Litografia da Acquarello

Biografia

Ludovico Lipparini (Bologna, 1800 – Venezia, 1856) si trasferisce da Bologna a Venezia nel 1817, per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Studia dapprima con Liberale Cozza (1786-1821), poi con Teodoro Matteini (1754-1831). Sin da subito, aderisce gli stilemi classici, basandosi soprattutto sullo studio dei gessi di Antonio Canova (1757-1822).

Poco prima del 1820, Ludovico Lipparini divide lo studio con Francesco Hayez (1791-1882) a Palazzo Moro Lin. La prima opera che lo rende famoso agli occhi del pubblico è proprio frutto di un certamen pittorico che lo vede protagonista insieme ad Hayez, Giovanni Andrea Darif (1801-1870) e Placido Fabris (1802-1859).

Tra il 1821 e il 1822 compie un viaggio di studio a Roma e Napoli, dove si dedica alla realizzazione di ritratti di numerosi ufficiali austriaci. Rientrato a Venezia, continua a perfezionare il genere del ritratto, seguendo l’esempio del maestro Matteini, ma basandosi anche sulla copia dal vero.

La maturazione artistica a Venezia

Lo stile di Ludovico Lipparini, a questo punto, risulta coniugare equilibrate scelte classiche ad una linea più moderna, sicuramente dovuta al continuo contatto con l’amico Francesco Hayez. Un emozionante romanticismo storico comincia a comparire nelle opere di Lipparini soprattutto a partire dagli anni Quaranta, in luogo di un precedente e più preponderante e moderato classicismo d’intenti.

Nel frattempo, il pittore diventa socio onorario dell’Accademia di Bologna negli anni Venti, poi ottiene la cattedra di elementi di figura all’Accademia veneziana nel 1831 e quella di pittura nel 1848. Ormai affermatosi come uno dei maggiori rappresentati del romanticismo veneziano, Ludovico Lipparini riceve numerose commissioni.

Il successo

Dai primi soggetti mitologici legati alla produzione accademica e classicista, passa prima ad episodi di storia medievale che lo legano definitivamente al romanticismo. Ma un ulteriore passo viene effettuato dal pittore bolognese grazie alla scelta di importanti tematiche legate alla storia greca e alle sue gloriose guerre d’indipendenza dall’impero ottomano.

Questi dipinti storici, ricchi di coinvolgenti e commoventi scene che sembrano riflettere a pieno l’eroismo del popolo greco nel forte desiderio di libertà, coniugano fervore politico ad una decodificazione immaginifica e quindi profondamente avvincente.

Con queste storie conquista il cuore dei ricchi collezionisti veneti e non solo. Byron, Botzaris, Santorre di Santarosa diventano i protagonisti indiscussi dei suoi dipinti sulla più romantica e drammatica delle rivoluzioni europee di quei movimentati anni.

All’inizio degli Cinquanta, ormai nel pieno del successo, Ludovico Lipparini decide di dedicarsi soprattutto all’insegnamento. Muore a Venezia nel 1856, a soli cinquantasei anni.

Ludovico Lipparini: dal Classicismo al Romanticismo storico

La gara di pittura svoltasi nello studio condiviso con Hayez nel 1820, porta Ludovico Lipparini a realizzare il dipinto che segna l’inizio della sua carriera, Il Filottete ferito, ancora pienamente arcadico, armonioso, rifinito.

Lo stesso si può dire del Giuramento degli Orazi del 1823 e dei ritratti realizzati intorno alla metà degli anni Venti, come Ritratto di famiglia, Ritratto di Antonio Basoli pittore e Leopoldo Cicognara.

L’indirizzo classico viene ancora confermato dal pittore bolognese all’inizio degli anni Trenta, con la realizzazione del Socrate scopre Alcibiade nel gineceo per il barone Treves, che già aveva acquistato il suo Filottete.

Dopo questi primi dipinti di forte impronta classicista, tutti afferenti alla sfera mitologica o della storia antica, verso la metà degli anni Trenta, Ludovico Lipparini opera un’inversione di tendenza. La scelta non ricade più sulle tematiche già esplorate, ma si indirizza verso la storia medievale, aderendo a quel clima di rinnovamento romantico già penetrato da Hayez.

La conoscenza di letterati come Leopardi o Pietro Giordani avvicinano il pittore al clima di riscoperta storica del medioevo, per cui non tarda a dare vita a dipinti del calibro del Marin Faliero, doge veneziano del Trecento.

Seguono poi la tela dedicata alla nobile condottiera Cia degli Ordelaffi e quella commissionata dall’imperatore austriaco Ferdinando I, con Vettore Pisani Liberato dal carcere e presso ad essere comunicato.

I soggetti tratti dalla rivoluzione greca

All’inizio degli anni Quaranta, le tematiche medievali lasciano il passo ai soggetti che rappresentano al meglio la produzione romantica di Ludovico Lipparini: le tele dedicate alla storia dell’indipendenza greca dell’impero ottomano.

Dipinti di grande effetto, dal cromatismo emozionante, che non nasconde comunque la levigatezza che trova le sue radici nella cultura classica del pittore.
Il colore steso con cura ma ricco di chiaroscuri, accompagna scene drammatiche e dal forte impianto teatrale. La fonte principale di questi dipinti è l’Histoire de la régénération de la Grèce di Pouqueville.

Ludovico Lipparini ne trae le storie di Costantino Ipsilanti e di Suliotto che medita sulle condizioni della patria.
Ma anche il Giuramento di Lord Byron, l’Arcivescovo Germanos che pianta lo stendardo della Croce sulle rupi di Calavrita, la Morte di Lambro Zavella e La mprte di Marco Botzaris, tutti realizzati tra la fine degli anni Trenta e tutto l’arco dei Quaranta.

Fantasia e romantico fervore caratterizzano questi dipinti fortemente sentiti dal pittore in un clima di filellenismo, con un disegno presente e un impianto compositivo e cromatico di grande effetto.

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